Sei proprio come lui… Capita che in quella selva oscura chiamata Marketplace si nasconda un rigoglioso sottobosco di produzioni amatoriali, ai margini. L’Xna Creators Community. Capita che in quella follia creativa qualcuno abbia il coraggio di proporre su una console porzioni di codice che trascendono il videoludico, che ne dite di un calibratore dedicato per il nostro amato televisore a schermo piatto?
Un gioco così non lo si poteva ignorare, prima di tutto perché un FPS, e fin lì nulla di strano - ma non s’ignora mai. Però è nipponico, a dispetto della sua caratterizzazione yankeggiante, di Hudson per giunta, ed è solo scaricabile in una manciata di minuti da WiiWare. Ma quando mi dici che è addirittura multiplayer, con tanto di classifiche e cooperative online, le stranezze cominciano ad essere decisamente troppe per lasciarlo al suo destino senza passarci sopra qualche oretta.
Credetemi, non esiste gioco più adatto da deliberare di questo. Perchè X-Blades ai margini c’è sul serio, e non potrete esserne più fieri constatandone la legittima collocazione. In questo periodo di megaproduzioni, compromessi e poco spazio per le teste fritte, l’improbabile prodotto dei russi Gaijin è un calcio nel sedere del manierismo.
Attenzione: queste righe vanno lette a modalità expert.
Sono un disadattato nei panni di una gnugna che grida FIRE IN THE HOLE con un entusiasmo che sembra stesse aspettando l’apocalisse di zombie dalle elementari. Questo è ciò che ho scoperto giocando a Left 4 Dead. Ormai è uscito da un po’, e anche i più dubbiosi hanno ceduto all’ennesima tentazione di mamma Valve. Ad alcuni, tipo il sottoscritto, viene anche da chiedersi quali dubbi si possano avere dopo aver letto nella stessa frase “zombie – apocalisse – co-op – Valve”, ma tant’è. Chi lo credeva un giochino tappabuchi, un lavoretto a tempo perso fatto tanto per arrotondare il fatturato di fine anno, si è dovuto arrendere di fronte all’evidenza: L4D è un’esperienza online assolutamente nuova, adrenalinica, passionale, quasi porno.
Killzone 2, inutile girarci attorno, alla prova dei fatti, pad in mano, è esattamente quello che il presunto ed ipotetico popolo sonaro aspettava da tempo: il titolo capace di andare a rompere le uova nel paniere alla fazione avversaria (gli altrettanto presunti ed ipotetici boxari), proprio nel loro campo e genere più rappresentativo: l’fps, e ci metto anche il doppio duepunti consecutivo come fa Umberto Eco, e che cazzo.
Proposte in sordina tramite un sondaggio nell’Agorà e accolte con un’ovazione generale, possiamo finalmente presentarvi le spille ufficiali di Ai Margini. Come vedete alla fine ha vinto l’ottimismo e abbiamo stampato praticamente tutte le proposte (comprese le più gaie per la felicità del fronte pistoiese). Come resistere alla tentazione di un simile concentrato di beltà e gameplay? Come ci si può privare dell’occasione di gridare al mondo la propria funari?
Inizia con una doverosa intervista il cammino d’avvicinamento di AM verso lo spettacolare X-Blades della Tedesca Zuxxez, d’imminente uscita nei formati Xbox360, PlayStation 3 e PC. Dopo il succeso di Two Worlds, lo staff di Zuxxez con la collaborazione di Gaijin Entertainment e Topware Interactive, dà vita ad un pirotecnico slash’em-up con elementi RPG animato da una (a dir poco) conturbante protagonista. Abbiamo deciso di scambiare quattro chiacchere con la producer per l’Italia per saperne di più…
Oggi AM ha voglia di parlarvi della follia di Marzo. Soprassediamo per un attimo sui capolavori invernali e gli awards dell’anno, siamo ai margini. Parliamo del titolo più improbabile che potreste far girare in questo periodo nel lettore blu ray della misteriosa Playstation 3. Un dispositivo che più underground non si può, dato che ancora oggi nessuno ha ben capito se si tratta di un fermaporta o una console. Ma a noi non interessa la war spicciola, piuttosto il fatto che il macinino Sony è region free, quindi una porta aperta verso quel pazzo mondo yankee di EA Sports. Quell’universo meraviglioso prostrato su un altare a forma di cesto. Mollate quei fucili cazzo, voglio portarvi nelle università statunitensi, nei campus più reconditi, dove il culto del basket viene praticato nella sua più intima e profonda essenza.
Lo so cosa vi state chiedendo, cosa assilla la vostra mente, cosa disturba la vostra serenità interiore: “a che bega servono tutte quelle classifiche, quelle statistiche, quelle nomination?“. A nulla. Perché lo so che siete lì, aspettando le uniche che contano. Le mie. Potevo forse deludervi? Nein, eccovi quindi la guida definitiva al 2008 videoludico.
Anno strano questo 2008, ancora più che nei precedenti -magari in odore di quella crisi generalizzata che per ora pare non avere colpito il mercato videoludico- si è accavallata nel periodo pre-natalizio una gran quantità di titoli, con delle release list quasi schizofreniche come per -vedi inciso precedente- spolpare quel che resta dei portafogli di noi poveri fessi prima che si svuotino del tutto.
In ogni caso, strano o no, banale o no, tocca pure tirare un bilancio di un’annata (e di una generazione) che ha visto un innalzamento della qualità media del software (ma forse meno picchi d’eccellenza), e il consolidamento della tendenza degli ultimi anni: rassegnamoci, lo sviluppatore indipendente andrà a sparire, sempre più inglobato in poche realtà che fanno da asso pigliatutto. Che sia Sony, EA, Microsoft, Ubisoft o -marginalmente- Nintendo, così è, che ci paia oppure no.
Temuto sul Live, rispettato sui forum, ciarlatano fanboy per qualcuno, autentico profeta per altri, una cosa sola è certa: nessuno ci ha mai capito di videogiochi come l’LPf, nessuno ha mai capito i videogiochi come l’LPf. Nessuno ne ha mai parlato con tanta passione, né li ha mai toccati così nel profondo. E’ giunto il momento anche per lui di dare gli Oscar del 2008, non con le mani, non col buonsenso, ma col cuore in mano… Sipario…
Qualcuno, leggendo il titolo di questo articolo, può aver avuto un mancamento. Qualcun altro può vederlo come un’illuminazione tardiva, il cambio di fronte del sonaro ora che il giocattolino non è più soltanto suo.
Ci tengo a smentirvi tutti prima ancora di cominciarlo: non è così. Non c’è console war (parola che faremmo bene a dimenticare tutti) o rinnegazione alcuna, qui. C’è piuttosto un tentativo di spiegare perché del jRPG, o meglio del jRPG come lo conosciamo noi, non c’è più alcun bisogno.