Così Nintendo se ne esce col Sapientino; Microsoft, a quanto pare già stanca di quella miniera di gameplay sopraffino di nome Kinect, sembra voler seguire la stessa strada, in un impeto di dignità aziendale; Sony non s’è capito nemmeno se ci sarà, se deciderà di dar seguito al successone del Move, ma intanto butta fuori l’ennesimo inutile portatile decidendo che senza una linea guida precisa avrebbe seguito ogni linea guida possibile, mettendo ogni tipo di controllo a disposizione degli sviluppatori, un Eldorado di nuove occasioni e di avventure.
Lasciatemi dire una cosa però, e sarò brevissimo: potete usare qualsiasi periferica, e introdurre qualsiasi novità tecnologica: è tutta fuffa, e almeno qui lo si sa.
Perché potete stravolgere tutto ogni 2 anni, potete integrare qualsiasi tecnologia –2 su 3 son dei trabiccoli, fra l’altro–, ma la sola cosa che conta sono i contenuti e voi siete dei cagnacci che non sanno più produrne di qualità (e in alcuni casi, ciao Sony e Naughty Dog, non ne siete mai stati in grado).
Sì, lo si dice in due, pure chi un tempo sembrava capirci qualcosa ora regala 9.x a ogni sonarata (ciao Edge), ma qualcuno dovrà pur farlo. Il gingillo tecnologico non fa contenuto a sé, va supportato se lo si vuol dotare di un senso, e sta a chi lo vende riuscire non solo a imporlo come standard ma a spiegare a chi crea contenuti come va utilizzato, e farci uscire una pletora di contenuti di qualità per farne una base convincente e indicare la via a tutti gli altri.
E no, contenuto di qualità non vuol dire conversione di Uncharted, non vuol dire Twisted Metal, non vuol dire Kinect Sports, non vuol dire il clone touch Gameloft, il minigioco sociale o i porting pezzenti di giochi di 20 anni fa col joystick virtuale su una tavoletta insugnata, non vuol dire la tech-demo grafica “è possibile anche su X!” o il nuovo modello di business free to play con cui umiliare il concetto di giocatore. Lo spessore, la visione d’insieme, la cura costante, lo studio della lineup, la magia di un lancio che lasci presagire un futuro florido, l’illusione di una filosofia alle spalle, d’una impronta – ma dove cazzo è il third place che m’avevate promesso?
Quella tecnologica è la via veloce e facile. Ogni novità si vende da sé e crea benefici immediati e certi. Quella creativa è lenta, lunga e tortuosa, richiede molto più impegno, più denaro, più capacità e difficilmente ripaga –che sulla miglior risoluzione di uno schermo siam tutti d’accordo, è sul contenuto che ci si divide–, ma voglio illudermi che sia l’unica a garantire affezione a lungo termine.
L’ultima convinzione d’un povero Cristo.
Foto gay friendly in home di Erica Gibson.
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