Post con tag ‘RPG’



Perché Mass Effect 3 è un gran merdone. Recensione contenutistica e spoiler-free.

aries, Domenica 18 Marzo 2012 @ 22:38

Se ne stanno leggendo di ogni: riviste storiche che gli danno il top score, acquirenti incazzati per i DLC al giorno di lancio, fan storici ancora più incazzati per il finale, 10 di media per la critica e 4 per gli utenti… ma quindi, in modo schietto, com’è questo Mass Effect 3? Chiaramente un parere lucido sulla saga galattica non può che arrivare dai margini della galassia.

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Spazio, ultima frontiera.

Redazione, Lunedì 15 Febbraio 2010 @ 12:34

Mass Effect 2 non c’entra quasi nulla con il primo. La fratellanza interstellare passa in secondo piano. L’umanità ha portato il caos nel cosmo. I rapporti ora si basano su contratti. Su impegni da sbrigare anche se non se ne ha voglia. Perché l’universo è ancora in pericolo e non importa che tu sia capitalista o comunista. Qualcosa da proteggere ce l’hai comunque. Fosse anche la pellaccia. E qua qualche dubbio ce lo poniamo. Perché l’inizio è frettoloso. Non indaga. Non si questiona sull’etica. Forse ci sarà tempo dopo. Ma la splendida introduzione è solo visuale e davvero poco concettuale.

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Della muffa e del GDR incancrenito, nell’Era del Drago

JackNapier, Giovedì 21 Gennaio 2010 @ 13:32

Le origini di Dragon Age:
C’era un tempo, circa due generazioni fa, in cui quel continente detto “dei Giochi Di Ruolo elettronici”, che si estende a largo delle coste del gameplay, ancora era selvaggio e quasi del tutto inesplorato. In quel torno di tempo, uniti sotto un unico vessillo, progettavano e modellavano idee un gruppo di creativi quanto coraggiosi programmatori, assurti, dopo aver plasmato e definito i connotati di un intero genere, al ruolo di divinità.

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Guerra fra galassie.

aries, Lunedì 11 Gennaio 2010 @ 13:24

L’ho sempre invidiato alla console Microsoft, mai celando questo sentimento e il conseguente fremito nel lato oscuro della Forza, riuscendo poi a seppellirlo a seguito di impressioni sempre meno entusiastiche col passare del tempo e di un breve hands-on non molto convincente. Una serie di congiunzioni astrali – un iMac sufficientemente performante, qualche giorno libero nel periodo natalizio, un’offerta di Steam ai limiti del senso di colpa – mi ha finalmente permesso di recuperare Mass Effect, colmando forse l’unica lacuna che sentivo in questa generazione tutt’altro che esaltante, e potendo finalmente condividere le riflessioni scaturite con il popolo di AiMargini, anche in vista dell’imminente seguito.

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Tour guidato di Pandora

Peppebar, Giovedì 7 Gennaio 2010 @ 15:01

È possibile, a 2009 inoltrato, essere presi totalmente alla sprovvista da un gioco? Averne letto qualcosa, averne visto il logo e qualche immagine senza provare il minimo interesse, per poi essere travolti dal divertimento una volta provato?
Sicuramente sì, è esattamente quello che è successo a me con Borderlands. L’avevo snobbato al momento dell’uscita senza prenderlo in considerazione, senza aver neanche un’idea precisa di cosa il gioco proponesse. Dalle immagini sembrava solo l’ennesimo sparatutto dall’ambientazione post-nucleare ed una grafica cartoonesca per ergersi dalla massa. No, grazie.

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La mia giovinezza in un sotterraneo

Peppebar, Lunedì 22 Giugno 2009 @ 12:19

Questa non è una retrorecensione o una spolverata sulle ragnatele di un gioco della preistoria videoludica.
È semplicemente un ringraziamento, un atto d’amore se preferite, di un uomo verso un gioco che lo ha legato indissolubilmente ad un genere, gli RPG su computer, che prima di esso non sapeva neanche esistessero e che dopo di esso non sarebbero più stati la stessa cosa.
Certo un giocatore che ha dedicato 200-300 ore della sua vita ad Oblivion sorriderebbe se si trovasse davanti Dungeon Master, salvo poi vedere trasformato in un’ espressione di sgomento il suo sorriso davanti ai diabolici enigmi che il gioco proponeva. È molta la gratitudine che ogni RPG su computer deve tributare al titolo degli FTL, forse anche qualcosa in più, visto che probabilmente senza Dungeon Master non si sarebbero raggiunti i picchi di perfezione e immedesimazione che abbiamo oggi.

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jRPG, il morto che cammina.

aries, Domenica 21 Dicembre 2008 @ 18:39

Qualcuno, leggendo il titolo di questo articolo, può aver avuto un mancamento. Qualcun altro può vederlo come un’illuminazione tardiva, il cambio di fronte del sonaro ora che il giocattolino non è più soltanto suo.
Ci tengo a smentirvi tutti prima ancora di cominciarlo: non è così. Non c’è console war (parola che faremmo bene a dimenticare tutti) o rinnegazione alcuna, qui. C’è piuttosto un tentativo di spiegare perché del jRPG, o meglio del jRPG come lo conosciamo noi, non c’è più alcun bisogno.

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Il JRPG poco J molto RPG.

LPf, Martedì 16 Settembre 2008 @ 22:32

Mi son preso un po’ di tempo per parlare di Infinite Undiscovery, per capire dove andasse a parare, perché si tratta di un titolo decisamente atipico, particolare, a maggior ragione se si pensa alla sua provenienza. A differenza dalla classica produzione Square Enix, la la trama non ha un’incidenza preponderante all’ interno di quella che è l’esperienza di gioco, le caratterizzazioni sono marginali, fugaci allorché si guarda alla forma, menscevica invece è la sostanza, dove le prime cose che emergono con prepotenza sono la libertà d’esplorazione all’interno di aree abnormi (senza una mappa preventivamente consultabile) ed  i combattimenti completamente in real time che lo avvicinanto più ad un Dynasty Warriors che non ad un RPG jappolo.

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Ritorno nelle terre immortali.

Esulo, Mercoledì 3 Settembre 2008 @ 12:41

Un ritorno necessario. A Tamryel. Quasi dovuto.
Un ritorno in quelle lande, che ancora oggi vale la pena percorrere e vivere, come fosse la prima volta. Anche solo una passeggiata lungo i sentieri del bosco collinare, mentre guardi la valle con la capitale imperiale che si tinge d’arancio, o tornare a bruma innevata e sedersi nella locanda a bere una pinta mentre fuori nevischia… varrebbe una serata a Tamryel. E volerlo dimenticare sarebbe un’inutile pugnalata a sè stessi.

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All’improvviso uno sconosciuto.

LPf, Martedì 26 Agosto 2008 @ 18:07

Lontano dallo schiamazzo degli stand della GC, piedi in fiamme, testa rotta, vagavo nel padiglione della Business Area alla ricerca di qualcuno bisognoso di un distributore per l’Italia… Escluso Techland c’è solo rigaglia, frattaglie, robaccia polacca per PC che farebbe schifo al cestone dell’Unieuro. Qua pure i culi son brutti, ci sono le fighe col cervello, però c’è una gran pace. Proprio mentre sto per uscire, lì, accanto alla porta, c’è un albero finto con un ragazzotto appoggiato, un Samsung, un pad della 360: e un gioco che m’ha fatto letteralmente lo scalpo! Lui si chiama Lukasz, lavora per FlyingFishWorks, cerca un Publisher a livello europeo per Hellion. I tasti sono mappati come Oblivion, il gioco ne sarebbe un clone da denuncia se non presentasse una grafica nettamente più sofisticata e non ci fosse Gollum che corre per la palude e si arrampica sugli alberi. Mioddio quant’era bello. La foto è un po’ mossa, ma non se ne potevano scattare, quindi c’è voluta la magia, con Otta che lo distraeva e io che scappavo a corsa come un bambino appena fatta. In bocca al lupo Lucazzo.


[Leipzig GC08] La tentazione. Di dichiararlo best of the show.

LPf, Martedì 26 Agosto 2008 @ 15:53

Che Zuxxez facesse dannatamente sul serio lo si capiva dai ben due stand, che sorvolando sul fatto che giocasse in casa son roba che si son permessi solo Sony ed EA. Nonostante ciò, il primissimo all’entrata della Glass Hall che porta a tutti i padiglioni, era proprio quello di Zuxxez, dietro c’erano appunto gli altri. Sono stand non propriamente destinati al gaming, ma più al cazzeggio, una sorta di benvenuto. Pagliacci vestiti dai personaggi principali del gioco ne inscenavano siparietti tristissimi, alternandosi con concerti, lanci di gadget e minchiate del genere.

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Sulle orme di Shining the Holy Ark.

LPf, Lunedì 25 Agosto 2008 @ 21:40

Camelot è uno dei migliori sviluppatori nipponici, su questo penso che nessuno abbia niente da ridire. Sotto l’ala di Nintendo dette addirittura vita (Nintendo 64) all’unico multiplayer capace di battagliarsela ad armi pari con quel Mario Kart 64: nessun vinto, nessun vincitore, tutto in famiglia. Ma la sua famiglia d’origine era un’altra, quella Sega all’epoca ancora rivale, che li aveva visti compiere una serie di autentici miracoli sotto lo pseudonimo di Sonic Software Planning. Uno di questi si chiamava appunto Shining the Holy Ark (Sega Saturn). Non sono qui a parlarvi né di quel gioco né di quegli sviluppatori (li conosceremo da vicino in uno speciale de La Storia Siamo Noi) ma di un titolo in uscita su Nintendo DS che, partendo proprio da Shining the Holy Ark, promette di ricalcarne le orme, restituircene lo splendore e rinvendirne i fasti: Mazes of Fate.

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