C’è una casa fatta di case, e ogni casa è un dedalo di situazioni che si susseguono nei corridoi, nelle stanze, sulle rampe di scale: puzzle, rebus, scherzi e giochi di specchi, assieme a situazioni puramente arcade con trial, statistiche e medagliette. C’è un protagonista che è la fusione tra l’ispettore Clouseau e Charlot, che usa un aspirapolvere per acchiappare i fantasmi, guidato da uno scienziato squinternato uscito direttamente da un film di Mel Brooks. E poi c’è un direttore geniale, che controlla dall’alto ogni dettaglio sulla scena rendendolo perfetto, dal bilanciamento del gameplay ai tempi comici di ogni gag.
Luigi’s Mansion 2 non ha bisogno di chissà quali presentazioni. È il seguito di un gioco accolto come minore, ma che ha saputo toccare il cuore degli appassionati come solo un capolavoro può fare. Ed è con il peso di un titolo di punta che arriva su 3DS. I Next Level Games prendono e migliorano le meccaniche del predecessore, aggiungendo una consistente varietà di situazioni, rendendole allo stesso tempo più adatte al supporto handheld. Shigeru Miyamoto è un capomastro che li guida da lontano, col giusto compromesso tra bastone e carota, e che li istruisce sui suoi modelli di gameplay, narrazione ed estetica. Sicché Luigi diventa un’avventura che interseca gli adventure e i metroidvania, sfiorando persino i territori zeldiani. Praticamente un mix di caccia al tesoro, action e puzzle-adventure. Ma sono le trovate spiazzanti, veri sprazzi di genialità, a far emergere l’impronta del Miya, come il tiro a bersaglio mentre si sta effettuando una caccia al tesoro in una stanza infestata di fantasmi. Il tutto bilanciato alla perfezione e con una struttura che non viene mai a noia. L’architettura a livelli ne segmenta la fruizione, perché per forza discontinua deve essere l’attenzione che si può dedicare a un gioco portatile. Funziona, perché Luigi è un gioco opulento, c’è fin troppa roba in pentola, e, come un testo verboso, necessita una suddivisione in paragrafi. Persino l’idea di dedicarne uno apposta per i boss, al termine di ogni capitolo, si rivela azzeccata. L’idea è di farne scontri memorabili. Quindi via gli anonimi fantasmi-boss del primo Luigi’s Mansion, dentro dei boss “grossi”, scenografici, e strutturati anch’essi come puzzle in movimento, da studiare e disinnescare.
Un unico appunto si può muovere al gameplay: la facilità con cui si possono sbloccare tutti i - pochi - potenziamenti del Poltergust 5000. Una progressione più lesinata e l’aggiunta di qualche ulteriore gadget, con conseguenti nuove dinamiche, avrebbero assicurato un coinvolgimento e un’imprevedibilità maggiori per tutta la durata dell’avventura.
Completa la planimetria un multiplayer immediato, divertente e longevo. Tre modalità lo caratterizzano: “Cacciatore”, “Tempo” e “Poltercuccioli”, tutte ambientate in un arena multipiano (di 5, 10 o 25 piani). La modalità “Cacciatore” coinvolge 4 giocatori nella cattura di tutti i fantasmi di un livello generato casualmente. “Tempo” è una corsa alla ricerca dell’uscita del livello entro un tempo limite. L’obiettivo di “Poltercuccioli”, infine, è di rintracciare i piccoli cani fantasma nascosti nei piani.
Luigi’s Mansion 2 fa compagnia a Super Mario 3D Land sul podio di miglior gioco su 3DS (sta diventando un palco piuttosto affollato), inaugura l’”anno di Luigi”, e si impone come must have per ogni videogiocatore degno di tal nome. Astenersi sonari e nintendari di cartone.
Un po’ algido, no? Luigi non è solo grafica mai vista, fisica next gen applicata a qualsiasi cosa e rilecco al dettaglio più infimo, non è solo quel level & gamedesign che lascerà morire, chi non ha mai giocato Nintendo, ignaro di aver gettato il suo tempo libero solo su cacchette per minorati, ma è soprattutto Gigi. Gigi è un comico, un’icona, una macchietta, il protagonista assoluto del tutto, è vivo, è stupido, siamo agli antipodi esatti dell’immedesimazione sciatta che provano a trasmetterti i giochetti mass market, il giocatore non ha alcun ruolo, c’è solo lui. Nemmeno a Mario è stata mai concessa tanta cura, tanto rilecco, tale rispetto e tali caratterizzazioni.
ma l’ho riassunto in due righe nel primo capoverso la caratterizzazione di Luigi :D.
Comunque sì, m’è venuta un po’ freddina, cioè, di solito scrivo così asd.