JackNapier
, Mercoledì 5 Giugno 2013 @ 09:25
C’è una casa fatta di case, e ogni casa è un dedalo di situazioni che si susseguono nei corridoi, nelle stanze, sulle rampe di scale: puzzle, rebus, scherzi e giochi di specchi, assieme a situazioni puramente arcade con trial, statistiche e medagliette. C’è un protagonista che è la fusione tra l’ispettore Clouseau e Charlot, che usa un aspirapolvere per acchiappare i fantasmi, guidato da uno scienziato squinternato uscito direttamente da un film di Mel Brooks. E poi c’è un direttore geniale, che controlla dall’alto ogni dettaglio sulla scena rendendolo perfetto, dal bilanciamento del gameplay ai tempi comici di ogni gag. Continua »
pavel
, Venerdì 17 Febbraio 2012 @ 13:20
Once upon a time…
Annus mirabilis del twist e dell’assenza assoluta di lucidità. Iniziato da pavel, col pad appeso al chiodo del Pozzanghera e nella ridicola difesa di un mondo di giochini Apple-style a cui non credo, di cui chiedo venia non senza spasmi di vergogna, soprattutto per chi nel foro si è dovuto sorbire i miei appannati vaneggiamenti. Nessuna scusa: ho passato un brutto periodo pure io. Insomma si diceva, iniziato mestamente da pavel e finito in gloria – da seccapavelle –, araba fenice risorta dalle ceneri dell’anti-gameplay frustrato, versione 2.0 un po’ remake e un po’ reboot. Limited, lite e slim insieme: restyle gimmicko indispensabile in vista della ormai prossima New Generation Console.
Continua »
shinichi
, Lunedì 10 Gennaio 2011 @ 16:33
Anni di magra per i viggì, la funari incombe, i cambiamenti nella vita son molteplici, anche belli, e le consoline, compagne di tanti bei momenti, sempre più aimargini. Io e Nintendo ci siamo mollati da quel dì, Masasa spara seguiti su seguiti, tutti uguali, tediosi solo a sentirli nominare. Sony non pervenuta. La gente balletta e scotenna i maroni davanti a quei plasmoni con tre poligonetti super deformed esagitati su schermo. Niente. È finita. Gli unici brividi di gameplay permangono grazie alla perfezione di un certo tipo di retrogame (MK 64 su tutti), scaramucce online d’altri tempi (Halo su tutti) e geniali indie game catapultati su Live Arcade e non. L’unico rammarico è aver perso quella bella sensazione di attesa per un must buy, le giocate in mansarda che avevano tutto un altro tiro, e il non poter dare alle nuove sciagurate generazioni l’apporto che meriterebbero in questo campo. Non considerarle, via. È tutto passato giustamente, ormai siamo ex giocatori – almeno io – a tutti gli effetti, ma è giusto così, senza rimpianti. Chissà, magari in vecchiaia ci sarà un riavvicinamento totale e avrò bisogno di un qualche ragguaglio dalle nuove leve. Bene, ho giocato pochino, quindi categorie improvvisate. Vai.
Continua »
LPf
, Venerdì 21 Agosto 2009 @ 21:40
Tardi, troppo tardi ho scoperto la spiaggia. Obbiettivamente serpeggiava questa leggenda dal primo giorno, più volte avevo sentito pronunciare quella parola, ma in quel delirio grosso come una città fatto di ciccia ammassata e urlante è già difficile trovare uno stand, figuriamoci un angolo di pace. L’area business è il posto perfetto per cercare asilo dopo un’ora di quella merda, i crucchi sono così, spari una musicaccia a manetta e loro si ammassano lì davanti, urlando e saltando; siccome gli stand son lì per richiamare attenzione è una gara a chi fa più casino e attira più scimmie. Nell’area business è tutto diverso, la gente non urla e non puzza, c’è pace, fresco, la gente è in giacca o in camicia non in canotta, è il paradiso del divano strano, ce ne sono di tutte le forme esistenti, ti metti lì, tiri il fiato e ti sembra di essere in paradiso - se non fosse che un miniparadiso c’è davvero, la spiaggia, appunto.
Continua »
Esulo
, Sabato 4 Aprile 2009 @ 15:04
Perché di un’opera teatrale stiamo parlando, del più atipico degli Zelda, del controverso Majora’s Mask, riproposto in questi giorni sull’inutile hardware Nintendo tramite Virtual Console.
Majora non nasce come Zelda, e nemmeno come gioco classico. Infatti, laddove nel canone l’eroe parte per il suo viaggio e progressivamente si evolve fino a completare la sua missione finale, qui l’eroe prima di tutto cade. E cade perché dobbiamo capire che le regole di questo gioco non sono le solite. In Majora’s Mask non ci sono nemesi goffe che risparmiano l’eroe e lo fanno crescere fino a renderlo invincibile, non vi è un mondo fittizio, uguale giorno dopo giorno, disposto a dare all’eroe tutto il tempo necessario a diventare abbastanza forte per salvare il mondo.
Continua »
ginko
, Mercoledì 24 Settembre 2008 @ 15:18
In questo mondo si pigia. Non si pigia alla toscana, si pigia letteralmente. Il movimento e il risultato sono sempre e invariabilmente gli stessi. Premere un pulsante genera una variabile situazionale. In soldoni per ogni pigiata, furibonda o rilassata che sia, succede qualcosa. Pigiando il pulsante di ottone dell’accrocchio Juleverniano si ottiene la gracchiante risposta della mamma che comunque non getterà mai i cinque euro per il gelato dalla finestra visto che è quasi ora di cena. Premendo i tastini di plasticaccia del terrificante telefono mille funzioni è possibile lamentarsi con la compagnia telefonica di turno perchè hanno attivato il bonus Freedom Force Communication 8 che permette di accumulare punti quando chiami i parenti esquimesi, che comunque non hanno il telefono fisso.
Continua »