In questo mondo si pigia. Non si pigia alla toscana, si pigia letteralmente. Il movimento e il risultato sono sempre e invariabilmente gli stessi. Premere un pulsante genera una variabile situazionale. In soldoni per ogni pigiata, furibonda o rilassata che sia, succede qualcosa. Pigiando il pulsante di ottone dell’accrocchio Juleverniano si ottiene la gracchiante risposta della mamma che comunque non getterà mai i cinque euro per il gelato dalla finestra visto che è quasi ora di cena. Premendo i tastini di plasticaccia del terrificante telefono mille funzioni è possibile lamentarsi con la compagnia telefonica di turno perchè hanno attivato il bonus Freedom Force Communication 8 che permette di accumulare punti quando chiami i parenti esquimesi, che comunque non hanno il telefono fisso.
E’ tutto un pigia pigia. E pigia il clacson e pigia il tasto per stampare il curriculum e pigia l’indirizzo email e pigia il pulsante uno per parlare con un addetto in carne e ossa e poco importa se le ossa di questo povero essere umano che sta seduto 12 ore al giorno, senza sapere minimamente che cazzo ci fa li, sono ormai gelatina informe. E’ così che si sono diffusi i videogiochi. A forza di pigiare e di vedere roba che capita senza chiedersi che roba sia. Struttura base, senza concetto, crudo passatempo da sostituire all’eccessiva masturbazione, perchè l’era dell’intelletto elettronico è sempre stata e mai sarà e difficilmente toccherà le vette statistiche se non indirettamente. Per questo, e per un’estraniazione precedente al videogioco e non certamente causata da questo, un gran numero di esseri umani, a forza di pigiare, non distingue un cellulare da uno sparatutto, almeno finchè si ostina a osservare il processo dall’esterno. E sia chiaro, un gran numero di giocatori, pur interagendo, osserva comunque il processo dall’esterno. Sarà per questo che paragonare un videogioco a un libro fa storcere ancora molti nasi, anche se in termini di concetto e potenziale la relazione è molto più stretta di quanto sembri anche alle menti più illuminate.
Ma non disperate popolo del pigia pigia senza sapere come, cosa e quando. Ci sono un sacco di ex giovani che hanno preso a cuore la faccenda e da anni affrontano una battaglia per spiegare le differenze tra una giraffa, un cazzo e una tromba e lo fanno combattendo senza sosta con il sistema, l’ordine dei giornalisti, internet e i sonari o maccari, convinti che l’illusione delle sguardo progressista/hi-tech sia reale e per di più alleggerisca il mercato dalle sue colpe.
Oggi una nuova terribile sfida emerge dagli abissi, nel fantastico mondo dei pigia pigia un nuovo potente nemico si erge all’orizzonte. Il giocatore colorato, super pigiatore Dual Screen, torna in cameretta dopo anni di mobile gaming, una cameretta dove non ci sono spigoli, il divano è spostato in un angolo e dove la finestra è sempre aperta anche se nessuno fuma. Torniamo quindi al mutamento dell’essere pigiante. Anche il più disarmato dei bimbi dopo qualche mese di “mucca = muuuu” sente in se nascere il seme del dubbio a cui solitamente risponde blaterando, piangendo e mugugnando su presunte ingiustizie. Fortuna sua, sfortuna nostra, dopo qualche anno di sofferenza che chiamiamo adolescenza, si trova tra le mani la possibilità di tornare a quella meravigliosa epoca in cui bastava pigiare e davanti a te compariva un dio, un meraviglioso causa effetto che dava vita a un universo sensato, di certi destini, dove ogni domanda aveva una risposta netta. E’ cosi che nascono i terroristi ed è così che nascono i nintendari. Purtroppo per loro questo universo è talmente mortale che anche gli assoluti muoiono. E così anche la meravigliosa retorica del fanciullo interiore stava per infrangersi contro il muro dell’evidenza, un muro ormai talmente alto da eclissare la sempre verde magia dei colori e delle forme tondeggianti sotto a una marea di pigia pigia corrisposti da rutti sempre meno ispirati, forme sempre meno tondeggianti, citazioni sempre meno rassicuranti, animazioni sempre meno rilassanti.
Certo esistono Nintendari consapevoli di ciò che si godono parzialmente ma con soddisfazione il mezzo e i cambiamenti, si ergono al di sopra dei Nintendari di cera, sovrastano la massa di chi pigia e non sa nemmeno che cazzo succede sullo schermo e si accontentano di tre giochi l’anno da affiancare a un PC che gli costa tremila euro al mese. Ma la verità è che questi esseri mitologici sono pochi e ormai sono come quei sociologi dell’informazione che privati di Goddard dicono di vedere Amici a fini di ricerca per poi tentare invano di usare l’argomentazione per attirare studentesse diciannovenni. Inconcludenti ma pur sempre uno zoccolo duro di inestimabile valore, con potere retorico, esperienza e che di conseguenza non poteva accontentarsi di smettere di pigiare normalmente per pigiare semplicemente di più con il DS. E Nintendo, mentre la massa dei neo pigiatori e i suoi paladini stavano per accorgersi dell’abominevole situazione da cavia in cui la mamma li aveva ficcati, ha cambiato le carte in tavola. Jogging in casa. Da fermi. Incluso nella pedana che non si utilizza. E poco importa se questo ha fatto incazzare i personal trainer di mezzo mondo. Wii Fit funziona. Non pigi, agiti zampettando, sei talmente impegnato che a malapena guardi gli orrori che passano sullo schermo, la nonna capisce e la mamma non può rompere i coglioni perchè piace anche a lei e tu resti in forma così la genitrice silente non si chiede più se prima che arrivino i trenta tu vedrai no una vagina o un pene che non siano i tuoi. Certo sperando che tu non li abbia entrambi perchè è meno bello di quanto sembri. C’e’ solo un piccolo problema, problema dal quale vorrei salvare il wiimote che poveraccio non centra niente. So per certo che se mia nonna è in grado di capire un videogioco in quel momento mi trovo davanti a una puttanata di proporzioni umanamente ingestibili.
Finalmente è arrivato T_T