Mommy, can I go out and kill tonight? - { Curia, Delibere }
zappeo, Martedì 10 Febbraio 2009 @ 12:47

Attenzione: queste righe vanno lette a modalità expert.

Sono un disadattato nei panni di una gnugna che grida FIRE IN THE HOLE con un entusiasmo che sembra stesse aspettando l’apocalisse di zombie dalle elementari. Questo è ciò che ho scoperto giocando a Left 4 Dead. Ormai è uscito da un po’, e anche i più dubbiosi hanno ceduto all’ennesima tentazione di mamma Valve. Ad alcuni, tipo il sottoscritto, viene anche da chiedersi quali dubbi si possano avere dopo aver letto nella stessa frase “zombie – apocalisse – co-op – Valve”, ma tant’è. Chi lo credeva un giochino tappabuchi, un lavoretto a tempo perso fatto tanto per arrotondare il fatturato di fine anno, si è dovuto arrendere di fronte all’evidenza: L4D è un’esperienza online assolutamente nuova, adrenalinica, passionale, quasi porno.

So che sembra strano prendere come RPG un FPS votato alla violenza e al sogno bagnato di ogni singolo adolescente sano di mente sulla faccia della Terra, eppure è così che funziona. Non è un gioco che puoi prendere troppo alla leggera. Almeno non dopo che ci hai giocato per la prima volta. Non c’è fottuta introduzione, non c’è tutorial, non c’è libretto delle istruzioni, sei semplicemente tu. Tu e un mondo andato a merda che non aspetta altro che una colata di piombo che tu, e solo tu sei in grado di fornirgli. Se penso a quanta gente ci ha provato fino ad oggi, a farti venire il serio dubbio che non è questa la vita che fa per te, che effettivamente la tua esistenza ha uno scopo, e quello scopo è esattamente quello che credevi che fosse tanti anni fa, prima che quattro froci che saltellano in televisione fossero considerati una cosa cool.

L’immedesimazione non la crei cercando di scrivere badilate di righe di testo cercando di indovinare esattamente cos’avresti detto in una determinata situazione, anzi, è esattamente l’opposto: la crei dando la libertà alla gente di dire esattamente quello che va detto, che nella maggior parte dei casi risulterà essere un’oscenità gridata in faccia al tuo vicino di casa, alla tua morosa che dorme sul divano, a tua figlia nell’altra stanza, al pizza express o al cinese che bussa alla porta proprio mentre c’è un tank in fiamme che brama il tuo culo, o allo sventurato conoscente che ti fa suonare il telefono nel bel mezzo del tuo brillante stratagemma per superare la witch senza rimetterci il sopracitato (culo), che generalmente coincide con il subire un cunnilingus da parte di un dandy in decomposizione. Perchè il bastardo lo sa che io profumo. Non si spiegherebbe altrimenti come mai, tra tutti e quattro, è sempre me che va a leccare (e il fatto che questa cosa la dicano anche gli altri tre riferendosi a loro stessi non significa nulla, ho semplicemente ragione io. E’ me che cerca, gli altri li piglia quando si accontenta di poco).

A tutto questo bisogna aggiungere il fatto che oggi come oggi mi è praticamente impossibile giocare se non vesto i panni di Zoey, che nella mia testa se la fa con un po’ tutti anche se come moroso fisso avrebbe il tatuato. Zoey è giovane e gnappa e sa benissimo di essere l’ultima speranza per la sopravvivenza del genere umano, o almeno è questa la scusa che accampa a Francis ogni volta. Lei ride quando non c’è nulla da ridere perchè in fondo è anche un po’ stronza, piange la scomparsa del suo ragazzo mentre si apparta con Obama in una stanza del Mercy Hospital, lasciando a Capitan Findus il compito di chiamare l’ascensore. Nella mia testa questo piccolo mondo diventa un universo di trame che si intersecano l’una con l’altra, come se avessi davanti un cinema che sta proiettando un film e contemporaneamente altri dieci spin-off ad esso ispirati, e tutto solo perchè mentre ricarico il fucile mi fermo a leggere le scritte sui muri.

L’impatto dirompente che Left 4 Dead ha avuto su di me e su chiunque l’abbia provato per almeno due/tre ore è talmente evidente che ne porto i segni addosso ogni giorno. Perchè, oltre alle consuete occhiaie perenni modello trampolino da sci, c’è un altro elemento che si è aggiunto alla già preoccupante lista di ragioni per le quali la gente tende a fingere un ictus piuttosto che rivolgermi la parola: la stanchezza fisica. L4D è un gioco che consuma non solo il tempo, ma anche il corpo, e lo fa in modo tristemente evidente. Non è quel tipo di stanchezza no-life tipica del giocatore di World of Warcraft, né il mal di testa post Kickle Cubicle, e neanche l’espressione da eroinomane che si dipinge sul volto di chiunque dopo un’ora di labirinti in Wolfenstein 3d: è pura e semplice spossatezza. Muovo le gambe a fatica, ho mal di schiena, mi pesano le braccia e sudo tantissimo, e questo solo alzandomi dal pc per andare in camera da letto.
Durante una partita l’ansia e la tensione salgono mano nella mano in modo lento e graduale… questo almeno per i primi quindici secondi. Dopodichè i nervi cominciano a scavarsi un buco nelle braccia e cercano di scappare fuori (avete pensato anche voi ai nervi come tanti piccoli Lemmings? Io sì) per tutta la durata del match. Bastano anche solo due ore per sentirsi sfiniti, ma la soddisfazione del reggere a trecento orde, tirare giù due Sylvester Stallone zombificati di fila e saltare su una nave con una mano sulla tastiera/pad e l’altra fra le gambe per controllare di non esservela fatta sotto non ha rivali, è la stessa emozione che avreste provato finendo Doom II a livello nightmare senza mai morire e scrivendo pure PUPPA! con i cadaveri dei vostri nemici. Perchè fondamentalmente siete voi ad avercela fatta, voi eravate veramente lì dentro, la gioia di essere sopravvissuti si trasforma in un sorrisone che vi porterete dietro per tutto il giorno seguente, per non parlare del senso di gratitudine ai limiti dell’omosessualità nei confronti dei vostri compagni.

Dovrei anche spendere qualche parola sul versus, anche se in realtà doveva farlo un altro pigrone: non sono esattamente la persona più indicata per parlarne, in quanto gioco a quella modalità solo ogni tanto come “scacciapensieri”. Il problema del versus è che, pur restando a livelli di divertimento schifosamente alti, è l’antitesi di L4D stesso. Se nella modalità cooperativa sudi, sanguini, piangi e gridi di gioia, nel versus sei praticamente costretto a comprimere le emozioni cibandotene in fretta, perchè il tutto si riduce ad un rush forsennato verso la fine del livello. Si perde, giocando da survivor, l’aspetto fondamentale del gioco, ossia la paura. Sia ben chiaro, il discorso che sto facendo è puramente relativo al fatto che la modalità cooperativa è talmente densa di adrenalina che il passare dall’una all’altra mi rende confuso. D’altro canto, però, l’esperienza nei panni degli infected è un ennesimo gioco a parte, divertentissimo se considerato come surplus, come un ennesimo regalo di mamma Valve. In sostanza, il versus è “solo” un bellissimo gioco, il co-op con gli amici giusti e lo spirito adeguato diventa un’esperienza di vita.

Ogni mattina, con quattro ore di sonno in corpo, mi alzo sperando che una zanzara molto grossa (tipo una tigre) mi abbia portato via una gamba mentre dormivo, in modo da poter chiamare l’ufficio e dire che non sto bene, che la gamba ricrescerà con il tempo e che l’unica cosa di cui ho bisogno è farmi un’altra partita.
Nota di chiusura: mi rendo conto che quanto ho scritto risulterà per buona parte incomprensibile a chi non ha ancora avuto modo di cedere all’acquisto. La modalità expert di cui parlavo alla fine della prima frase si riferiva proprio a questo – oltre che ovviamente all’unico livello di difficoltà in cui va giocato: non è mio intento darvi ragioni per comprarlo, quelle le avete già (zombie – apocalisse – co-op – Valve). Voglio solo illuminare i meno sensibili sul perchè quello di spappolare il cranio di uno zombie è da considerarsi un atto d’amore.

Left 4 Dead è il gioco che aspettavo da sempre, e lo stesso vale per molti di voi, anche per chi è troppo orgoglioso per ammetterlo. Perchè quel ghigno che vi si stampa in faccia quando vi rendete conto che il divertimento che certe situazioni generano riuscite a ricollocarlo solo davanti a episodi (o videogiochi) dei quali riuscite a ricordare a stento la data è emblematico. La frase che si sputa fuori finita una partita esce naturale ed è sempre la stessa: “Era una vita che non mi divertivo così tanto”.


3 commenti a “Mommy, can I go out and kill tonight?”

  1. LPf

    Strepitoso il voto grondante sangue. Non ti seguo granché sul versus, che non è che la campagna goduta il doppio, e quella scritta [E5B] non la si può vedere ma ti si perdona. Quotissimo su tutto il resto e peccato che i voti arrivino solo fino a 10. Sembra quasi di mortificarlo…

  2. zappeo

    E5B sta per L’Esercito dei 5 Bastardi, è una cosa sacra che non può essere levata, a costo della vita.
    Sul versus non sono d’accordo: le emozioni che hai di ritorno sono completamente diverse, nonostante (come ho scritto) il divertimento rimanga alle stelle. La campagna è costantemente tesa, a volte lenta, a volte più veloce, ma si fa gruppo, si discute, ci si caga addosso perchè c’è paura nell’aria. Il versus invece ti mette in un’ottica di “competitività” che stona col resto, tutto lì. Le sensazioni sono diverse, ecco. Ma con questo non voglio tirargli sterco addosso eh, presi come due cose (e quasi due giochi) diverse sono entrambi perfetti.

  3. ginko

    non mi logga sul forum, che cazzo ci fa zappeo qua, in killzone quindi texture e gioco fan cagare ma i poligoni e le animazioni ci sono, hanno disintegrato il sito di elveon!

Lascia un commento

Devi accedere come redattore per lasciare un commento.