Esulo
, Sabato 4 Aprile 2009 @ 15:04
Perché di un’opera teatrale stiamo parlando, del più atipico degli Zelda, del controverso Majora’s Mask, riproposto in questi giorni sull’inutile hardware Nintendo tramite Virtual Console.
Majora non nasce come Zelda, e nemmeno come gioco classico. Infatti, laddove nel canone l’eroe parte per il suo viaggio e progressivamente si evolve fino a completare la sua missione finale, qui l’eroe prima di tutto cade. E cade perché dobbiamo capire che le regole di questo gioco non sono le solite. In Majora’s Mask non ci sono nemesi goffe che risparmiano l’eroe e lo fanno crescere fino a renderlo invincibile, non vi è un mondo fittizio, uguale giorno dopo giorno, disposto a dare all’eroe tutto il tempo necessario a diventare abbastanza forte per salvare il mondo.
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aries
, Lunedì 2 Marzo 2009 @ 11:33
Il buon pavel, nell’articolo su Flower che trovate poco sotto a queste righe, si chiedeva se ci fosse spazio nel mercato videoludico per offerte inconsuete, fuori dai classici standard dei videogiochi, senza la pretesa di proporre sovrastrutture consolidate e rassicuranti, ma al contrario con lo scopo di rendere tangibile una visione, uno spunto, un concept semplice per qualcosa sì di interattivo, ma che non vedesse inquinata la propria freschezza dall’opulenza delle produzioni odierne, non certo sostenibili da qualsiasi idea.
NobyNoby Boy è la nuova creazione di Keita Takahashi, il papà di Katamary Damacy, e si inserisce esattamente in questa fascia di mercato.
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Darish
, Sabato 28 Febbraio 2009 @ 10:53
Ci perdoni il grande Battiato per la fine citazione, ma il titolo era d’obbligo. I ragazzacci dell’Essex sono tornati a massacrare i nostri sound system. Tra i pochi sopravvissuti del mitico movimento techno anni 90, loro non sentono la crisi e tornano sul palco con pochissime rughe e inaspettata grinta. Il nuovo lavoro si chiama Invaders Must Die, ed è una dichiarazione d’intenti fin dal titolo. Un attacco ai cloni che hanno lucrato sul marchio di fabbrica della band, quella miscela balorda di elettronica, punk, hyperproduzione e una gran voglia di divertirsi.
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pavel
, Giovedì 26 Febbraio 2009 @ 16:16
Il Donovan che scrive Catch the Wind nel 1965 mica lo può immaginare che due anni dopo gli avrebbero dato del figlio dei fiori. Eppure quando il tempo arriva, e annusata la potenza mediatica del movimento più autocompiacente della storia sociale, non se la sente di rifiutarne l’etichetta, anzi. E’ così che arriva a incidere il suo album più debole, quell’A Gift from a Flower to a Garden che i That Game Company usano come concept per Flower. Un concetto quindi, un’idea, un piccolo squarcio su ciò che potrebbe diventare un giorno, tra tutte le altre cose che già è, questo media.
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Darish
, Martedì 24 Febbraio 2009 @ 23:18
Sei proprio come lui… Capita che in quella selva oscura chiamata Marketplace si nasconda un rigoglioso sottobosco di produzioni amatoriali, ai margini. L’Xna Creators Community. Capita che in quella follia creativa qualcuno abbia il coraggio di proporre su una console porzioni di codice che trascendono il videoludico, che ne dite di un calibratore dedicato per il nostro amato televisore a schermo piatto?
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Redazione
, Mercoledì 18 Febbraio 2009 @ 02:24
Un gioco così non lo si poteva ignorare, prima di tutto perché un FPS, e fin lì nulla di strano - ma non s’ignora mai. Però è nipponico, a dispetto della sua caratterizzazione yankeggiante, di Hudson per giunta, ed è solo scaricabile in una manciata di minuti da WiiWare. Ma quando mi dici che è addirittura multiplayer, con tanto di classifiche e cooperative online, le stranezze cominciano ad essere decisamente troppe per lasciarlo al suo destino senza passarci sopra qualche oretta.
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Darish
, Martedì 10 Febbraio 2009 @ 23:12
Credetemi, non esiste gioco più adatto da deliberare di questo. Perchè X-Blades ai margini c’è sul serio, e non potrete esserne più fieri constatandone la legittima collocazione. In questo periodo di megaproduzioni, compromessi e poco spazio per le teste fritte, l’improbabile prodotto dei russi Gaijin è un calcio nel sedere del manierismo.
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zappeo
, Martedì 10 Febbraio 2009 @ 12:47
Attenzione: queste righe vanno lette a modalità expert.
Sono un disadattato nei panni di una gnugna che grida FIRE IN THE HOLE con un entusiasmo che sembra stesse aspettando l’apocalisse di zombie dalle elementari. Questo è ciò che ho scoperto giocando a Left 4 Dead. Ormai è uscito da un po’, e anche i più dubbiosi hanno ceduto all’ennesima tentazione di mamma Valve. Ad alcuni, tipo il sottoscritto, viene anche da chiedersi quali dubbi si possano avere dopo aver letto nella stessa frase “zombie – apocalisse – co-op – Valve”, ma tant’è. Chi lo credeva un giochino tappabuchi, un lavoretto a tempo perso fatto tanto per arrotondare il fatturato di fine anno, si è dovuto arrendere di fronte all’evidenza: L4D è un’esperienza online assolutamente nuova, adrenalinica, passionale, quasi porno.
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Redazione
, Venerdì 6 Febbraio 2009 @ 02:48
Killzone 2, inutile girarci attorno, alla prova dei fatti, pad in mano, è esattamente quello che il presunto ed ipotetico popolo sonaro aspettava da tempo: il titolo capace di andare a rompere le uova nel paniere alla fazione avversaria (gli altrettanto presunti ed ipotetici boxari), proprio nel loro campo e genere più rappresentativo: l’fps, e ci metto anche il doppio duepunti consecutivo come fa Umberto Eco, e che cazzo.
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Darish
, Venerdì 2 Gennaio 2009 @ 13:52
Oggi AM ha voglia di parlarvi della follia di Marzo. Soprassediamo per un attimo sui capolavori invernali e gli awards dell’anno, siamo ai margini. Parliamo del titolo più improbabile che potreste far girare in questo periodo nel lettore blu ray della misteriosa Playstation 3. Un dispositivo che più underground non si può, dato che ancora oggi nessuno ha ben capito se si tratta di un fermaporta o una console. Ma a noi non interessa la war spicciola, piuttosto il fatto che il macinino Sony è region free, quindi una porta aperta verso quel pazzo mondo yankee di EA Sports. Quell’universo meraviglioso prostrato su un altare a forma di cesto. Mollate quei fucili cazzo, voglio portarvi nelle università statunitensi, nei campus più reconditi, dove il culto del basket viene praticato nella sua più intima e profonda essenza.
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LPf
, Mercoledì 10 Dicembre 2008 @ 13:15
Concluso il delirante andirivieni nel tempo della vecchia trilogia, con un ultimo, raffazzonato capitolo, minimamente all’altezza dei precedenti, Ubi e il suo Principe ripartono da zero. Erase/rewind. Un’autentica operazione di reset, o reboot se preferite, un lavoro mastodontico con un carico artistico e tecnologico da mani nei capelli. Proviamo a parlarne togliendo i panni del fanboy.
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mauz
, Domenica 7 Dicembre 2008 @ 15:26
Sembra ieri che ordinavo golosamente da quello che poteva essere play asia come qualsiasi altro negozio di esportazione di materiale orientale, lo speciale di famitsu contenente la demo di Biohazard 4. Un minidisc che portava con se un grosso carico d’aspettativa, era il biohazard del cambiamento: cambio di prospettiva, cambio di ritmo e tipologia di gioco, cambio di console (erano ancora i tempi in cui si credeva che Capcom mantenesse le esclusive). Era anche -contemporaneamente- il gioco che doveva mostrare i muscoli della scatoletta di nintendo, fino a quel momento messi a prova solamente da Rogue Leader, Metroid e -parzialmente- dal travagliato Starfox Adventure.
Lo stesso destino, in qualche modo, è condiviso dall’esordio in nuova generazione della serie. In questo caso però Biohazard 5 rischia di diventare bandiera non più delle capacità hardware di una console, ma dell’intero parco software del sol levante.
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