Lo stesso entusiasmo dello stand Activision non lo percepivi a quello di Ubi. Non dopo le prove dei seguiti di FarCry e Brothers in Arms. Detto papale papale, FarCry 2, tecnicamente, è il miglior gioco in uscita su 360 e Ps3, assieme (guarda caso) a Prince of Persia. Purtroppo, e me ne vergogno, ancora non sono riuscito a provare Gears of War 2 quindi non potrei lanciarmi in nessun raffronto, ma quel gioco è la next gen in azione: free roaming, area infinita, fisica applicata (a tratti da mascella al suolo) su tutto, carico poligonale incommentabile, braccia alzate davanti a texture, shader ed effetti (quelli atmosferici ti stendono letteralmente), tutto mosso dal vento, quelle luci e quelle ombre dinamiche proiettate dagli alberi su quel mostro sono la fatality finale di un prodotto che non capisci (realmente) come possa girare con tanta disinvoltura su 360. Insomma, quello che frulla e come faccia a frullarlo, lo sa solo Ubisoft.
Quando ero piccolo, mia madre mi diceva sempre di non giocare ai videogiochi. Ma una volta, a 12 anni, l’ho fatto…
E l’ho fatta grossa.
I dottori non sapevano se il mio cervello sarebbe guarito. Io ero terrorizzato… Ero solo, in mezzo a tutti quei pixel. Schiavizzato dal mio prepotente vicino di casa, andavo a fargli la spesa solo per vedere i risultati di qualche oscuro giochino programmato in Basic, un pomeriggio di battute per vedere un quadrato fluttuare nel vuoto. Tutto qui, ma c’era già gameplay…
C’erano una volta l’ottimismo e gli anni ‘80.
C’era una volta una software house tanto goffa quanto testarda, tanto sbadata quanto appassionata.
C’era una volta un’ottimista SErvice GAmes, società giapponese dalle origini a stelle e strisce, connubio facilmente riscontrabile in qualsiasi prodotto della sua epoca d’oro: il sogno americano filtrato dallo spirito ingenuo e sognatore della creatività nipponica.
Cominciamo dal fatto che è un po’ inquietante l’apparizione del logo Namco Bandai come prima schermata: bontà mia non avevo ancora giocato un titolo Namco (men che meno uno Bandai) dai tempi della fusione.
Cosa dire, esaurite le due righe che servono a darmi la spinta ad andare avanti, di questo Soul Calibur IV?
Prima cosa, per onestà chiarirei che mi riservo (e sarà politica comune per questo spazio) di riesaminare il titolo in un futuro più o meno prossimo. In fondo i picchiaduro sono titoli profondi (o dovrebbero essere profondi) , ci vuole il suo tempo ad assimilarne le meccaniche, e capirne i punti di forza, le debolezze, la qualità del bilanciamento tra i vari personaggi, e quant’altro.
Lontano dallo schiamazzo degli stand della GC, piedi in fiamme, testa rotta, vagavo nel padiglione della Business Area alla ricerca di qualcuno bisognoso di un distributore per l’Italia… Escluso Techland c’è solo rigaglia, frattaglie, robaccia polacca per PC che farebbe schifo al cestone dell’Unieuro. Qua pure i culi son brutti, ci sono le fighe col cervello, però c’è una gran pace. Proprio mentre sto per uscire, lì, accanto alla porta, c’è un albero finto con un ragazzotto appoggiato, un Samsung, un pad della 360: e un gioco che m’ha fatto letteralmente lo scalpo! Lui si chiama Lukasz, lavora per FlyingFishWorks, cerca un Publisher a livello europeo per Hellion. I tasti sono mappati come Oblivion, il gioco ne sarebbe un clone da denuncia se non presentasse una grafica nettamente più sofisticata e non ci fosse Gollum che corre per la palude e si arrampica sugli alberi. Mioddio quant’era bello. La foto è un po’ mossa, ma non se ne potevano scattare, quindi c’è voluta la magia, con Otta che lo distraeva e io che scappavo a corsa come un bambino appena fatta. In bocca al lupo Lucazzo.
Che Zuxxez facesse dannatamente sul serio lo si capiva dai ben due stand, che sorvolando sul fatto che giocasse in casa son roba che si son permessi solo Sony ed EA. Nonostante ciò, il primissimo all’entrata della Glass Hall che porta a tutti i padiglioni, era proprio quello di Zuxxez, dietro c’erano appunto gli altri. Sono stand non propriamente destinati al gaming, ma più al cazzeggio, una sorta di benvenuto. Pagliacci vestiti dai personaggi principali del gioco ne inscenavano siparietti tristissimi, alternandosi con concerti, lanci di gadget e minchiate del genere.
Tre giorni per trovare lo stand di FallOut (l’avevo chiesto pure a uno vestito da buffone in pausa sigaretta, sbagliando clamorosamente “gioco” peraltro), era il più grosso della fiera, un megabunker antiatomico circondato da un codazzo secondo solo a quelli per Call of Duty e StarCraft. Superato il dedalo costellato di apparecchi variegati anni ’50, arrivo a scoprire che non gioco ma gioca uno sviluppatore (ovviamente su 360), spiegandolo in inglese, con racchia crucca a fianco che traduce ogni frase. Due palle. Due palle finché non lo lancia.
Va beh che c’han preso una vita per nerd sfigati, ma non per checche, dai, basta. Non se ne può più… La prima, fugace, scappata in fiera nell’unica ora che ho avuto libera è roba da Rodriguez… Gente che suona chitarre e batterie di plasticaccia da Activision, scuotendo tanto di testine a ritmo, gente che fa la stessa cosa, e canta pure, da EA, dove una balena di sugna balla impazzita in un imbarazzo talmente denso che potresti tagliarlo col coltello.
Girava questa voce fuori controllo dal primo giorno della fiera, ovvero che Microsoft avesse svariati privé, nel sottosuolo, raggiungibili solo attraverso botole guardate a vista. Ovviamente contenevano tutti trilioni di postazioni di Fable II, roba talmente blindata da negarne lei stessa l’esistenza, alla faccia della cagata di megastand del Canta Tu che aveva vergognosamente imbastito per i comuni mortali…
Prima che poniate i vostri quesiti leggendoci, creo questa sorta di guida per farvi partecipi del nostro folle lessico. Le ronny? Che vuol dire? Avere la Funari? Che è la Funari? Niente paura, il vostro Dott. Shinichi Funari vi chiarirà ogni dubbio.
Partiamo dalla Funari. Questa nasce ai tempi della trasmissione “Casa Funari”, in onda su Odeon qualche tempo fa, quando il mitico (pace all’anima sua) Gianfranco si presentò sdentato, capelli e barba lunga lisci alla Gandalf, un bastone, e tanti deliri, sputando e inveendo contro tutto e tutti. Vi giuro che quando lo vidi cominciai a fare un giro di telefonate che non finiva più, perchè già era “in funari” piena (così cominciate ad entare nella nostra sfera lessicale) ai tempi dei tempi, ovvero quando Guzzanti lo imitava con il salame in saccoccia, ma con quella trasformazione finale si era evoluto, da bozzolo era diventato farfalla. La Funari imperava a tal punto da fottersene delle normali creanze, in ogni senso, ed ascoltarlo era una gioia: quella sì che era una Funari totale.
Carrellata doverosa sui numeri uno della fiera e partenza con un colpo di scena epocale: Sonic è bello come il sole. Non ci credete? Nemmeno io. Insomma, siamo seri, per recuperare l’ultimo episodio davvero devastante bisogna risalire Sonic & Knuckles e al MegaDrive, in mezzo una quantità incalcolabile di scempiaggini (Dreamcast incluso) oscillanti fra la brillantezza dell’acqua putrida e quella della merda liquida, quando ti rispunta fuori sto rospo, non più secco e gambillone, ma sembra tornato lucido pure lui, il personaggio intendo, a prescindere da quanto fosse figa quella demo.
Era tanto che volevo provare il nuovo Tomb Raider. Non posso farci niente, m’è sempre piaciuto… Sorvolo sulle differenze fra le due versioni in mostra (imbarazzante), sorvolo pure sulla figa vestita da Lara alla quale piacevo in modo spudorato, ma il nuovo episodio, per quanto oggettivamente bello, ha radici profonde nella precedente incarnazione (Legend - Anniversary), si sente, si vede, si tocca, anche se graficamente il gap è notevole.