JackNapier
, Martedì 7 Settembre 2010 @ 11:26
Il fatto è che noi filosofanti non riusciamo più a provare amore per i videogiochi più o meno da quando abbiamo allargato i nostri orizzonti. Ci siamo interessati a nuove fonti di emozioni, abbiamo sviluppato nuove passioni, abbiamo preso coscienza di ciò che di bello c’è al mondo e lo abbiamo chiamato arte – anzi: Arte - e abbiamo iniziato immaginare come poter migliorare il videogioco. No, i videogiochi non sono arte (come le fotografie non lo sono, come i film[ati] non lo sono, come le tele imbrattate non lo sono: certe particolari fotografie, certi particolari film, certe particolari tele imbrattate lo sono), lo abbiamo capito da tempo.
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Esulo
, Martedì 3 Agosto 2010 @ 11:35
Scrivo questo articolo per due motivi.
Il primo è che mi conviene: avevo preparato un budget-barbone di 100 euro da donare ad Aries in cambio del restyling del mio blog e, sorprendentemente (per me), Aries ha rifiutato di essere pagato e ha proposto, piuttosto (a proposito, “piuttosto” ha valore avversativo, non disgiuntivo – lo dico perché pure qui AiMargini l’ho visto usare “male”, e viste le ragioni socio-politiche dietro l’uso “cattivo” del termine mi sono sentito in dovere di specificarlo, ecco) piuttosto, dicevo, ha proposto un baratto: restyling in cambio di un articolo per AM. Visto l’atroce inizio di questo pezzo, sono sicuro che si sia già pentito della scelta.
Il secondo motivo è che AiMargini mi ha cambiato la vita.
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Dr. Klaude
, Giovedì 4 Febbraio 2010 @ 15:21
Non capisco come possa non essermene accorto prima. Eppure la prova era davanti ai miei occhi dal 15 gennaio dell’anno del signore 2010, e ben prima davanti agli occhi di tutti gli altri spettatori mondiali. Ok, ho assistito alla sua messa in scena con (colpevole?) ritardo, ma il resto del mondo ha avuto un discreto vantaggio su di me e sui miei compatrioti, eppure nessuno altrove se n’è ancora reso conto. Per giorni uno straniante senso di colpevolezza mi ha attagliato. Poi l’illuminazione arriva inattesa da una discussione incrociata tra un blog e un twitter. Avatar è il Santo Graal, la Pietra Filosofale di cui l’editoria videoludica è alla tormentata ricerca da decine di anni. Avatar prova che il videogioco è una forma d’arte.
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aries
, Mercoledì 22 Luglio 2009 @ 11:47
“Perché nei giochi odierni non si fa altro che sparare a ogni cosa?” “C’è spazio per videogiochi non divertenti?” “I videogiochi sono arte?” “Come si è potuti arrivare a Dante’s Inferno?” . Domande come queste sono una specie di cliché, nei forum di videogiochi. Puntualmente c’è chi si schiera da una parte, chi dall’altra, c’è l’ingenuo che vuol sostenere i jrpg e il pelé che richiama all’ordine del gameplay. In sostanza non si arriva mai a una conclusione, prendendo sempre la questione da angolature ristrette e affrontandola col solo scopo di difendere, con qualche frecciatina, la propria fazione. Discussioni noiose e inutili, quindi (specie quelle riferite alla penultima domanda), nonostante l’argomento sia sentito e necessario per una corretta valutazione della scena nel suo complesso. Ecco perché vi vengo incontro con questo bigino che ha lo scopo di dare una visione d’insieme della problematica. Sarà un post altrettanto palloso e per molti ricco di banalità (che in realtà non lo sono affatto, prese nel quadro generale, o almeno non mi sembrano esserlo data la media delle discussioni di cui sopra), ma lo trovo importante e utile per essere preso come base comune.
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