ANNIZERO - AiMargini Awards 00-09 - { Curia }
Redazione, Lunedì 18 Gennaio 2010 @ 12:58

La fine di un anno coincide sempre con un periodo di riflessione su ciò che è stato, almeno per quanto riguarda le persone assennate. La fine di un decennio, poi, è occasione per ponderare quanto di buono e di pessimo ci è passato per le mani. E noi, che siamo ai margini, ma assennati, non potevamo esimerci dal condensare in un articolo il meglio e il peggio del decennio appena passato. Dimenticatevi Gamespot e Edge, tutta roba insulsa, perché questo è l’articolo più ambizioso e meno lucido della storia di AM: gli anni zero del ghemplé secondo ciascuno dei nostri redattori, a cui è stato chiesto quale gioco hanno apprezzato di più, qual è stata la peggior caata del decennio, quale il colpo mancato, la miglior piattaforma, il miglior gioco dai decenni precedenti recuperato in quello passato e, per ultimo, il miglior gioco del 2009, corredato dalla classifica stilata attraverso un sondaggio nell’Agorà per sapere l’opinione anche di voi lettori.
È venuto fuori un mostro informe, un fiume di caratteri di cui già leggo le lamentele, ma c’importa una sega, ciò che è dovuto è dovuto!
Buona lettura.

01. Gioco che ti è garbato di più
02. Miglior peta
03. Provaci ancora, Sam
04. Miglior console, posto che come il MD…
05.
Miglior ripescaggio dalla mensola
06. Miglior gioco del 2009

aries: Il gioco migliore di questo decennio è Shadow of the Colossus, per la novità di una narrazione asciutta e di una struttura spogliata da tutti i cliché da gioco elettronico. Un manuale su come fare videogiochi nel 2010 che troppe sh dovrebbero far proprio, tra i pochi a innovare non a livello tecnologico ma contenutistico e di approccio. Ma voglio dare questo premio al bistrattato Final Fantasy XII, alla magnificenza dei suoi scenari, allo splendore dei suoi cieli tersi e delle sue atmosfere, al coraggio di un sistema di gioco incredibilmente innovativo per la serie, progettato fottendosene della reazione dei fan scriptati, apice di un genere morto definitivamente con la generazione e l’episodio successivo.
Runner-up: Mirror’s Edge, minato da alcune pecche “minori” ma sempre stupendo a vedersi e a giocarsi, Final Fantasy XI per l’atmosfera dalla qualità commovente che solo Square è stata capace di donare al genere dei mmorpg.

ginkobiloba: Morrowind
Un esercizio personale. Non basta la voglia di giocare, ci vuole voglia di vivere per superare gli ostacoli e buttare un occhio al mondo. E’ un sentiero nel bosco da percorrere senza rumori di fondo. Una strada vera, con centinaia di migliaia di particolari, che racconta fin troppe cose. Certo c’è qualcosa di brutto qua e là, ma è la vita. Qualsiasi cosa accada c’è sempre qualche paesaggio mozzafiato da cercare. C’è sempre quel tramonto che ti fa pensare che ne vale veramente la pena. C’è sempre una bella storia da leggere. C’è sempre un giaciglio debolmente illuminato da mille candele differenti. C’è sempre il muggito di un autobus di carne a riempire il vuoto. Ma sì. Non diciamo cazzate. È il miglior gioco della decade. C’è solo pena per chi non ha saputo salire due scalini ed è sghigiato fracassandosi la testa e perdendo l’ultimo autobus per capirci qualcosa di videogiochi.

JackNapier: (la serie di) Knights of the Old Republic
È stato il mio primo RPG Bioware (se si esclude una sessione di dieci minuti a Neverwinter Nights) e, per me, che – non me ne vogliate – non riesco a giocare a Baldur’s Gate per idiosincrasie mie, rappresenta la vetta dei giochi di ruolo con i corridoi. Complice soprattutto l’ambientazione, sono stato incollato al monitor per anni – sì, per anni – rigiocandolo sempre con le stesse specializzazioni, sempre con gli stessi poteri, rispondendo sempre alla stessa maniera nei dialoghi. Il secondo capitolo (dei cuginetti) è stato un capolavoro mancato ed è storia nota di chi sia la colpa, ma rimane comunque un’esperienza epica, al pari quasi del suo predecessore. Quando, al posto del terzo, richiestissimo, episodio, è stato annunciato un MMORPG, mi sono fatto venire una crisi isterica, perché già so che niente mi convincerà a sprecare nemmeno un nanosecondo della mia vita su un gioco prettamente online.
Runner-up: Half Life 2, “1984″ con gravity gun e zombie da squartare. Ravenholm è una delle esperienze più terrificanti della mia carriera da giocatore. E poi Mafia: un gangster game come Dio comanda, con un’anima, fiumi di citazioni da mafia movies, inseguimenti, sparatorie, esecuzioni e una recitazione leggendaria. Speriamo che il 2 non deluda. Menzione anche per Ralph il Lupo all’attacco (titolo originale: Sheep, dog’n'wolf): dico solo che leva il culo a tutti gli Snake e i Sam Fisher di sto cazzo.

LPf: Dico Halo 2 senza pensarci un nanosecondo, perché è il titolo più importante del decennio, il gioco che ha cambiato per sempre il destino delle console, il modo di giocare su console, lo stesso modo di progettare le console. Una portata simile la riconosco esclusivamente a Super Mario 64 pensando a cosa aveva rappresentato per il decennio precedente, sdoganando le possibilità del gioco in 3D, dello stick analogico, del pensare in 3D, che era una cosa ben diversa dal riportare su 3 dimensioni il concept di un gioco bidimensionale. Ma la rivoluzione di Halo 2 andava oltre, troppo più complessa e stratificata. L’FPS, genere che su console arrivava solo come triste eco dei titolissimi PC – peraltro sotto la forma di agghiaccianti porting ipertardivi - diventava all’improvviso il genere di riferimento. Non è un caso che lo sia ad oggi. Debuttava Xbox Live, ballando sulla carcassa informe di quello che era il raffazzonato online gaming PC che all’epoca così poco mi aveva detto - le distanze si riducevano repentinamente, gli amici della Console War diventavano prima compagni di gioco, quindi istintivamente compari di tavolate infernali, molti dei quali non si sarebbero più persi di vista. Cose inconcepibili per il mondo console, figuriamoci per una console all’esordio assoluto. Ricordo con sincera emotività quel primo anno passato esclusivamente a giocare le customizzate su Halo 2, Abbandono la nostra patria, l’energy sword la nostra brama, i primi strilli di vittoria, le prime infamate, le prime risate sui vostri improbabili dialetti e le vostre voci del cazzo, le prime pete a strappo nel microfono, ma anche le prime strategie, la Sacra Mansarda che si stacca dalla casa come un Jet Pilder e si lancia verso nuove sfide non più intestine, sdoganando il “mangialamerda” in mezza Italia: la consapevolezza di essere lì, presente, in quell’angolo digitale di mondo quando il mondo cambiava… Ovviamente da emarginati, perché io e lo Shino giocavamo in multiplayer da sempre ma significava split screen. E Bungie ti affondava ancora la lama Covenant nella groppa, perché non c’era nessunissimo problema: noi in split screen, ognuno con le sue cuffie allacciate wired fra i due pad - che quando uno si alzava di scatto imprecando asportava le orecchie all’altro - ma collegati col resto degli amici, quindi degli amici degli amici, quindi degli sconosciuti, fino ai primi yankee evirati e starnazzanti noooob suckmydick noooob. Sotto un gameplay ultraterreno, all’epoca per me appannaggio della sola Nintendo, meccaniche ad oggi insuperate (vedi Halo 3), rigiocabilità concettualmente infinita come sentenziava Consolemania giusto un pugno d’anni prima in calce alla review di un picchia-picchia bidimensionale. E più giocavi più montava, più imparavi, più capivi, più livellavi, più capivi, più imparavi. Non che l’ascesa fosse infinita, lo era solo per quelli bravi davvero, noi ci fermammo dove grossomodo ci fermiamo anche oggi, a metà tacca fra i forti e gli spastici, ma all’epoca avevamo fatto anche troppo: avevamo giocato quello che tutti avrebbero giocato una generazione dopo, nelle medesime modalità, con le stesse Rembrance e Never Forget in sottofondo, e c’era piaciuto da morire - ma da morire. Avevamo anche capito che quello sarebbe stato il punto di non ritorno e non ci sarebbe più stata una Contea…
Runner-up: Al secondo posto metto il viaggio di Gordon Freeman, viaggio che mi son fatto per ben tre volte in triplice formato, ma per quanto sempre strabordante mai fu come la prima, alla faccia della risoluzione segata e di quelle Acque Pericolose a 20fps singhiozzanti. Era un viaggio all’interno della stessa storia dei videogiochi, ma della quale non ritraeva assolutamente una banale summa, né la riduceva ad un grovigliaccio informe di misere citazioni, tutt’altro, era un qualcosa dal taglio unico e da vivere in modo maledettamente intimo, solitario, immersivo, fra scoperte continue e ininterrotti stravolgimenti, un costante alternarsi di generi all’interno dello stesso genere, un’autentica epopea del giocato, forse mai più così plausibile, vera, schietta, diretta, mai più così sorprendente ad ogni nuovo passo: con tutta probabilità la miglior esperienza in single player che ci sia mai stata proposta.
Sul terzo gradino del podio metto ingiustamente Gears of War, ingiustamente perché se mi guardo allo specchio come con quel gioco non mi sono, anzi non ci siamo, mai più divertiti - e non c’eravamo mai divertiti prima. Esattamente come con Halo 2 significò un anno di delirio assoluto, un anno sabbatico che ti prendi dal resto delle uscite, niente ha importanza, niente ha valore come essere lì, incarognito, alle 10 di sera, per non restar fuori da quella maledetta stanza. E Gears era più divertente di Halo inutile tergiversare, meno tecnico per certi versi, più imperniato sul corpo a corpo, ma le danze dei due che rimanevano a contendersi un’intera partita restano forse la più bella pagina di sempre, allorché si parla di mero giocato, anche riscrivendo l’ultimo decennio del multiplayer per intero. Certo, era l’esordio di un nuovo modo di approcciare lo shooter, miscelandolo all’action e al picchiaduro, un lavoro di game design abnorme, la novità era forte e funzionava da paura, ma, per quanto globalmente più divertente di Halo, alla storia verrà consacrato solo come il suo figlioccio, seppur legittimo. Senza l’uno non sarebbe esistito l’altro, quindi onore al padre, ma non dimentichiamoci del figlio perché sarebbe un delitto imperdonabile e qualcuno inizia a commetterlo con un certo eccesso di faciloneria…
Nota in calce. Quando si vivono esperienze online così seminali, riproporle è sempre un grattacapo immondo. Ho provato a parlarne, ma non è semplice, anzi è proprio iniquo volendo dirla tutta. Sta di fatto che quando un titolo multiplayer ha detto tutto, ridirlo con parole diverse non ha senso, ridirlo con le solite ne ha ancora meno; è solo per questo che mostri come Halo 3 o Gears of War 2 non son stati giocati da tutti con la medesima enfasi e coi medesimi tempi allungati. Vale per tutti i titoli, ma per quel tipo di shooter in particolare, vedi quello che sta succedendo a Modern Warfare 2. Il punto è che se anche le meccaniche sono strepitose, insuperate o insuperabili, l’esperienza rischia di diventare presto vecchia, addirittura c’è chi ripiega sul capitolo precedente, ma è la confusione congenita che si tirano dietro certe sequelizzazioni a far si che prenda forma lo scempio; lo stesso gigaflop di Street Fighter IV è lì a gridarlo e pensate non solo a quanti anni sono passati dal 3rd Strike, ma anche a quante ne sappia quel titolo parlando di tecnicismi e meccaniche…

mauz: Half Life 2
Ci ho dovuto ragionare parecchio sopra: trovo sempre difficile -e poco sensato- classificare così rigorosamente un questo mi è piaciuto più di quello. Ma considerato che io sono un pigro, uno che si annoia facilmente, e che di conseguenza lascia spesso e volentieri i giochi -magari giochi che pure mi piacciono- a metà, il fatto che Half Life 2 sia uno dei pochissimi titoli che ho rigiocato almeno 3 volte nella mia vita, qualcosa dovrà ben significare. E poi c’è anche il fatto che l’ultimo upgrade (anzi, revamp totale) del pc l’ho pianificato proprio per giocare al meglio il titolo Valve, e ancora: ricordo bene la pazzesca sensazione di “non è possibile che si possa fare questo con un videogioco” davanti ai vari gameplay video dell’e3 2003, all’(allora) incredibile lip synch, i video con la gravity gun e i combattimenti contro enormi tripodi in quella che sembrava una città completamente aperta (poi non lo era, ma Valve è stata bravissima a mascherarlo). E poi, e poi dopo mesi a fare girare il benchmark e a sputare sangue su Counterstrike: Source, Half Life 2 è finalmente arrivato, e magari sì, non era completamente fuori dal mondo come tutti s’aspettavano, ma resta un titolo unico, visionario, la bibbia dell’implementazione del muro invisibile e ancora: uno dei pochissimi titoli ad essere davvero riuscito a creare qualcosa con il linguaggio proprio del videogioco, e che ha inequivocabilmente condizionato tutta la produzione a lui successiva (nonostante pochissimi abbiano davvero capito la sua lezione), e poi segare in due gli zombie a Ravenholm, resta una delle cose più belle che si possano fare davanti a uno schermo.
Runner-up: Zelda 4 swords, l’abbiamo giocato in quattro gatti al mondo e Nintendo ha fatto di tutto per impedire ai più di goderselo, ma resta il miglior titolo console della sua generazione e uno dei migliori di sempre. E poi Left 4 Dead, perché sì.

pavel: Ico
È il mio tributo a Fumito Ueda, il “videogame d’autore” giapponese. Se Ico non spicca per gameplay – un’onesta e pertinente mescola “fisica” di platform, puzzle e adventure – è indubbiamente speciale nella qualità visionaria e narrativa. Favola, empatia ed epica in un mondo unico per fantasia e intensità (architetture maestose, colori spenti, vento perpetuo), raccontata con una delicata narrazione videoludica, avara di parole e inscenata via gameplay. Tocca corde che mi spaccano il cuore e merita i margini come nessuno.
Runner-up: Portal, Super Mario Galaxy, Shadow of the Colossus, Half Life 2, The Wind Waker.

Peppebar: Resident Evil 4
Uno degli ultimi grandi giochi del Gamecube, uscito quando ormai Sony aveva consolidato la sua supremazia. E’ riuscito a dare la tanto sospirata nuova linfa alla serie che puzzava di cadavere, riuscendo a mantenere intatta la tipica atmosfera di terrore senza imboccare la facile via dello spara-spara. Le prime ore di gioco sono indimenticabili.
Runner-up: Oblivion, Metroid Prime.

shinichi: Majora’s Mask
Niente regge il confronto. Sì, MM è il gioco più bello della storia dei videogiochi: cupo, opprimente, sfida altissima, zeldato alla millesima, è il must per eccellenza targato nintendo. Se ripenso a tutta la merda e ai capolavori giocati nella vita, scorrendoli veloci come si dice di quella cagata che quando muori ti passa tutta la vita davanti, ecco, per me, l’istante in cui sono morti i viggì è un fermo-immagine del mini Link con lo Skull Kid nella nebbia di quella foresta dell’intro con tre poligoni. Ricordo il primo filmatino che circolava con la traccia sonora di Termina, remix della mitica Hyrule Field: uno strumento strano, puro midi, stile ultra, partenza tambureggiante in un crescendo di strumenti e sottofondo tanto familiari. Ed era già funari. Quei dungeon strappalacrime, il senso di angoscia della facciona che si avvicinava, quel gameplay incommentabile… Il gioco del secolo. Quando vidi la copertina e il libretto delle illustrazioni della versione japu mi gnudai e partii a bao, in quel del negozio del gay di Pistoia (Final Gayme) fra l’altro, molto rischioso, ma atto dovuto. Il tiro era quello di Alan Lee (quel pazzo che ha “visto” e messo su carta la Contea paro paro a quella immaginata da Tolkien su quelle collinette in Nuova Zelanda): Link rannicchiato in copertina su sfondo nero di quelle che erano/sono tuttora le migliori confezioni della storia delle console, quei rettangoloni col cartuccione inside e le costole (? NdAries) piene di kanji, di un apice che non tornerà mai più. L’Ultra, Santiddio, l’ultima e unica vera console che abbia mai amato alla follia e Majora’s il gioco più bello e ispirato del decennio, anzi, la fava, del millennio. Non mi fate ripensare al mondo di Darmani su quella neve soffice, che minchia di grafica, e a quel brocciolo di Goron vecchio col labbrone tremolante che si congelava ad ogni passo. Praticamente un’illustrazione animata del libro delle fate di Alan Lee. La mia Nintendo, il mio Ultra… Che strazio a ripensarci. Quella era passione vedi, quella era una CONSOLE e quello era/è IL GIOCO come dovrebbe essere, il gioco da fare in solitaria sfruttando una funari ed una gioia strabordante e giustificata. Pochi cazzi…
Runner-up: Halo 2 del botolo, in quella masnada di fili e cuffie, e Gears of War e il Tutela Team. Poi l’immenso Half Life + Portal e quella piccola perla di Braid. Un capolavoro mignon nato da una mente geniale e contorta che vale più di cento sparacchini dai mille poligoni luccicanti. Esperienza unica in questo panorama scriptato. Poi Super Mario Galaxy del Miya e lo zeldone cubico/wiiaro si stagliano appena sopra ai pocanzi citati, due gocce di miele in un mare di sterco chiamato Wii, soprattutto il Galaxy lascito della grande-devastante ondata nintendara made in Ultra. Forse il Mario del secolo, che non è poco pensando ai trascorsi della saga. Non posso poi non menzionare Medievil Total War + Viking Invasion. Da amante degli strategici quale sono, via, rimasi senza parole, di una bellezza disarmante. Divino.

zappeo: Left 4 Dead
Lo ammetto, fino a un secondo prima di modificare il cortese template di ariella volevo scrivere Half-Life 2. E probabilmente domani la penserò di nuovo così, ma ora sono sbronzo, quindi ora no. La ragione è semplice, nonostante io non sia abbastanza intelligente per spiegarla, nè abbastanza astuto da giustificarla. Ma ci proverò lo stesso con una storiella infarcita di graziose metafore.
Raymond compra una macchina nuova, bellissima, consuma un cazzo, va veloce, è sicurissima, emette bolle di sapone dallo scarico, fa i pompini, costa poco, ha un impianto stereo da paura ma soprattutto non legge i cd reggae, come carburante usa i volantini del Moige e al posto dei tergicristalli ha Megan Fox ignuda sdraiata a pancia in su sul cofano che asciuga il parabrezza con le gambe tese. E ha pure la macchina della pioggia sul tetto per tenere Megan Fox sempre impegnata. Raymond allunga due euro al venditore che gli dà il resto di cento. Raymond sale in macchina, aziona i tergicristalli e guida felice fuori dal vialetto del concessionario, conscio del fatto che non aveva mai guidato un’auto del genere e che sarà dura, un giorno, trovarne una meglio. Si immette sulla statale e in pochi secondi la sua auto viene travolta da un pickup impazzito, lurido, con alla guida un vecchio ubriaco con i peli del petto sporchi di sugo che fanno contatto con quelli delle ascelle ricordando pericolosamente la faccia di Lemmy dei Motorhead. Lo schianto è abominevole, la portiera viene divelta, Megan Fox viene catapultata contro il parabrezza, fa per rotolare fuori ma le rimane incastrato un capezzolo in un pezzo di lamiera e viene trascinata per metri mentre la macchina si capotta, Raymond viene catapultato contro il tetto sfondandolo e ora la macchina della pioggia spara fiumi di sangue ovunque. Volantini del Moige dappertutto. Il vecchio ubriaco scende dal pickup, la differenza tra il prima e il dopo impatto non si nota neanche perché sia lui che il suo mezzo possono solo migliorare. Si guarda intorno, esamina la situazione, si infila un dito nel naso e lo pulisce strofinandoselo sul petto villoso. Apre la bocca e dice “ti invidio ragazzo, hai una macchina bellissima”. Sale sul pickup e riparte sapendo che morirà da solo, in una casa orribile, con lo stomaco sfondato da una malattia a cui daranno il suo nome. In poche ore.
Ecco. HL2 è la prima macchina, L4D è il pickup. HL2 non ha bisogno di altri elogi, si vede benissimo che è un prodotto inarrivabile. L4D ha il merito di essersene uscito fuori dal nulla, con la sua rivoluzione basata sull’essenziale, fottendosene di quanto avrebbe venduto, pieno di difetti ma con il pregio di aver spazzato via qualsiasi altro gioco per mesi quando è uscito. Magari involontariamente, in modo goffo, ma ogni volta che passava tutti se ne stavano chiusi in casa. E quindi vince. Vince lui.
Runner-up: Team Fortress 2, Portal. Valve non mi paga ma dovrebbe.

top ^



aries: SEGA
Che dire? Francamente mi dà persino fastidio leggere ancora quel nome in giro, vederlo svenduto e stuprato per sponsorizzare Football Manager e continue iterazioni di un insulso Sonic, quando un tempo era sinonimo stesso di videogiochi, dei miei videogiochi.
Runner-up: Bethesda, PSN, Nintendo, il pubblico giocante.

ginkobiloba:
Se la giocavano Castlevania per N64 e Brute Force. Due pete cosi non si sono mai viste. L’hype era tanto alto che son volati degli 8 per della roba che avrebbe fatto schifo agli indiani. Vince Lair. Complice la creduloneria di chi già pensava di avere Dragon’s Lair mescolato con una versione bella di God Of War con la grafica di Avatar, bilanciato come Halo 2 e con il mare vero, le onde vere, l’aria vera e le pete vere.

JackNapier: Monkey Island 4
Non è una peta: è una cagata. A parte l’adozione del 3D, che faceva schifo al cazzo, rinnegando la magia di quei fondali bidimensionali, il gioco è stato completamente snaturato in ogni suo aspetto: via il cursore del mouse, Guybrush che diventa un pupo dalla voce inaudibile, le battute generalmente penose e tanti altri brutti ricordi che non vorrei rievocare. Il canto stonato del cigno delle avventure Lucas Arts.
Runner-up: Oblivion, il PSN, Assassin’s Creed

LPf: Stupido parlarne, il Wii, il più grosso inganno non solo del decennio ma dell’intera storia di questo mercato. Una squallidissima operazione commerciale pensata per vendere non-giochi a non-giocatori e salvare la buccia dando vita all’allegro Cottolengo del gameplay - ma presentata prima come una rivoluzione termonucleare in termini di giocato, perché gli appassionati è ancor più facile incularli. Ti trovi così davanti alla medesima console della scorsa gen, che giustamente non voleva neanche il maiale, con un telecomando in mano che troppo tardi capirai fosse pensato per attirare il mongolo impaurito dal pad, ma non ci vuole Sheldon per spiegarti che non sia né la spada di Link, né il cannone di Samus, quanto una cagata di volgarissimo, umilissimo, tristissimo mouse che muovi con un braccio su uno schermo anziché con una mano su un tappetino, per questo pure impreciso. Non è un caso che gli unici due giochi veri, strepitosi peraltro, che abbia giocato fossero tranquillamente giocabili col pad, con l’unica variante che ne avrebbe beneficiato la free cam da posizionare sullo stick destro, cosa purtroppo resa palese dal fatto che uno dei due fosse uscito anche su GameCube. Dopo eoni esce il Motion Plus, periferica che promette all’hardcore di porre rimedio all’inganno e trasformare quel mouse sciancato in qualcosa di ben più sofisticato, addirittura qualcuno ci ricasca e si trova ancora una volta a giocare a Duck Hunt in attesa di un gioco vero che forse un giorno lo sfrutterà. No, davvero, complimenti a tutti.
Runner-up: Secondo posto per quella peta silenziosa e puzzolente di PlayStation3, anche lei uscita nel 2006, davvero un’ottima annata; forse un po’ cara ma l’unica PlayStation che esiste chi mi conosce lo sa, parafrasando quel buffone che l’ha progettata pensando che il lettore Blu Ray facesse da cavallo di Troia come aveva fatto il lettore DVD nel cesso di hardware che aveva ideato per la precedente generazione. Perde un secolo nella corsa con Microsoft per aspettare di poterci infilare quel lettore, ovviamente la compressione dei film è una pena rispetto al supporto concorrente, l’hardware addirittura meno prestante, i prezzi esorbitanti, niente male come impatto, ma le premesse erano state peggiori se possibile. In un tragicomico E3 si annuncia che nei giochi si potrà combattere contro granchi giganti e in uno si potranno persino cambiare le armi in tempo reale, ma la gente fugge gridando, quindi si rimedia in quello successivo presentando una serie di sequenze FMV spergiurando che siano real time, ma le software house hanno il kit e scappano gridando, la gente che vuol giocare idem, siamo al tracollo, il buffone viene spedito in Africa su una mongolfiera, l’unica è stringere i denti, aspettare due anni da terremotati e rifare tutto. La console viene ridisegnata affinché la gente ne dimentichi almeno le forme oscene, si tirano giù i prezzi rimettendoci la cotenna, si ritirano giù al punto che questo Natale in alcune catene toccano quelli del DS, qualcuno che la compra ha quasi il coraggio di gridare alla rimonta, magari confidando nel telecomando che uscirà quest’anno rippato paro paro dal cesso là sopra. Complimenti sinceri anche a tutti loro.
La terza petaccia da mettere sul podio sarebbe da scegliere fra GameCube e PlayStation2, operazione che reputo ben al di sopra delle mie capacità. Fate così, se davvero v’interessa tirate una moneta in aria, testa GameCube, croce PlayStation2 e che vinca, beh, che vinca qualcuno. Potevo includere DS e PSP nella bagarre, ma non ce la faccio davvero a reputarle delle vere console.

mauz: LPf, perché è un buffone.
Runner-up: la Nintendo di questa generazione, perché ha messo il soldo davanti a tutto.

pavel: Ubisoft Montreal Team
Assassin’s Creed 1 e 2, Prince of Persia, Far Cry 2. Scherziamo? Promesse, illusioni, top concettuale, flop di contenuti. I giochi sono ripetitivi e senza sostanza, inaccettabili. E l’aggravante, la colpa reale, è che i progetti sulla carta fanno tutti sognare.
Runner-up: Street Fighter IV (delusione passata), Nintendo (delusione presente, riassunta in 3 lettere: Wii), Final Fantasy XIII (delusione futura).

Peppebar: Il passato che torna
Per quanto Live e Psn siano delle splendide opportunità per nuove idee e sviluppatori indipendenti, vedere vecchi classici storpiati, adattati a controlli che non gli appartengono e pixellosi sui mostri a 40 pollici dei nostri salotti fa male. Meglio evitarli per non guastarsi piacevoli ricordi.
Runner-up: I cloni di GTA, il multiplayer inserito a forza dove non c’è bisogno.

shinichi: Wii
Dalla rabbia avevo scritto un papiro ma era troppo oltraggioso e offensivo, dopotutto non se lo merita Nintendo. Dico solo che ci sono rimasto di merda; ero partito fogato pensando ad un nuovo Ultra, mi gasavo di tutto, Red Steel, Excite Truck e altre bagattelle varie. Wii Sport, mi dicevo, vabbè una merdatina venduta con la console per non lasciarti a becco asciutto. Sì, col cazzo, il becco l’hanno bagnato vai e di molto. Wii Sport era il più completo e ficcante, e non solo per quanto riguarda il software nintendo, ma anche delle terze parti - son passati anni mica noccioline. Pensavo alle genialate che potevano tirarci fuori, volevo mille e mille Braid, grafica spartana, mi dicevo “meglio”, punterà su altro e lo dicevo col ghigno del nintendaro strafottente nintendosessantaquattromunito. A vai, accidenti se me l’hanno bagnato il becco, nel giro di un anno era nero peciato.
Runner-up: Gears of War 2, tanta attesa, poi un flop: qualcosa s’era rotto. Il seguito di una roba in quel modo floppa quasi sempre. Perché secondo voi Nintendo faceva passare tanto tempo a quel modo fra una bomba e l’altra delle sue saghe mitiche? Ora non c’è più tempo via giù è subito il seguito, con la foga di farlo uscire con la grafica più bella e il gameplay sputato. Ma lavorate sul primo, migliorate l’online, fate uscire mille mappe e roba nuova, ma non create quell’hype smodato e per cosa? Ma via via…
PS3 da qui in avanti voglio solo ignorarla: “È roba da Giustizieri”.
Mi viene in mente anche un Resident Evil 5 da brividi, asettico, scialbo, l’antitesi degli antenati e anche più prossimi parenti della saga. Il multi live è stata una delle cose più piatte e pallose mai apparse su 360. Lasciato a marcire a metà preciso. Dove meritava, nel limbo dei giochi amorfi.

zappeo: Zeno Clash
Andatevene affanculo voi e Tim Burton. Possiamo stare giorni a parlare di esperimento, di approccio particolare al genere, di indie, di atmosfera, di inquietudine, di gioco di nicchia, di quello che volete, oppure possiamo semplicemente fermarci un secondo, riguardarlo, e dire “oh, mi aspettavo una topafigata e invece è solo un giochino del cazzo con qualche robina figa che non rigiocherò mai” (e badate, è la stessa cosa che penserete dopo Alice).
Runner-up: Wii (per ovvie ragioni, fanculo a me che l’ho pure preso), Carmageddon TDR 2000 (sei riuscito a sputtanare - e uccidere - l’unico brand che era impossibile sputtanare, m’hai fatto cominciare il nuovo millennio incazzato nero e non m’è ancora passata).

top ^

aries: Giappone
Sono in funari totale, non sanno più che pesci pigliare, distrutti da un non-gaming portatile e titoloni morti prima di nascere, pressati da un Occidente che nemmeno riescono a mettere a fuoco con quegli occhietti a mandorla. SEGA, Square, persino Capcom… semplicemente non si può far conto sul solo Ovest, manca troppo il loro universo colorato.
Runner-up: Studio Liverpool, l’impegno volendo ci sarebbe ma non ne azzeccano una col wippy, e Mirror’s Edge, che l’idea e l’ambientazione sono al top, ma quella trama e quelle scalette m’han fatto male come poche altre cose.

ginkobiloba: Assassin Creed 2
Sonaro dentro. Con quella voglia di rileggere la cultura in chiave “lo capisco anche io che non so leggere il vocabolario” che accomuna Troy, Twilight e Radio 105. Un goccio di umorismo, un’atmosfera tutto sommato valida e la motilità del personaggio lo salvano dallo scendere nell’inferno degli ignavi perditempo in cui è caduto GTA con il terzo e il quarto episodio. Le guardie col manganello sono degne dei soldati che vanno a combattere a cazzotti di Bud Spencer, ma la voglia di provare, di girare, di scattare resta. Ammazzi tutti. Quella è la parte boxara. Non è un caso che sia la parte divertente.

JackNapier: Sony
Non ci sta capendo un-cazzo-uno in questa gen, blu-ray, prezzo elevato, pad sempre uguale da cinquant’anni, tool di programmazione, CELL e RSX, un’identità non propriamente definita, “PSN aggratis, però fa schifo, però è gratis!, e se ve lo famo pagà… no? Vi mettiamo la chat in game comunque… no?” (da leggere pensando alle smorfie di Gasparri) via, non sanno manco loro dove andare a parare, l’idea è che in sede decisionale tirino dei dadi tipo D&D, a volte gli va bene, spesso vengon fuori cagate spaventose.
Piuttosto che Make·Believe, dovrebbero adottare il motto “A cazzo di cane, ragà” del maestro René Ferretti. O si svegliano fuori, o, al prossimo giro, saranno veramente cazzi amari.
Runner-up: Giappone: allo sbando in questa generazione. Devono rimettersi in pari.

LPf: Pur sforzandomi non riesco ad approcciare la categoria dicendo qualcosa di vagamente sensato. Un gioco è com’è, punto, davvero non riesco a pensare a come poteva essere o avrebbe potuto essere, che so, Resistance se ci lavorava Bungie, Valve o Infinity Ward per qualche annetto, o come sarebbe il prossimo se lo facesse, boh, no, davvero, alzo le mani (il fiume di coscienza delle altre categorie l’ha debilitato NdAries).

mauz: Epic, perchè ci avevano fatto credere di poter rivoluzionare lo shooter su console: ma non era amore, solo un calesse.
Runner-up: Bestieda, perché magari dopo l’esperienza di Fallout 3 un titolo che non sia solo GROSSO riusciranno a tirarlo fuori.

pavel: Giappone
Qui a parlare è l’amore, per cui mi si perdonerà il tono. Abbiamo preso due strade diverse, non ci siamo capiti, ci siamo illusi a vicenda. La tensione, per tutto il decennio, è stata l’inequivocabile declino. Autorefenziale, ripiegato su se stesso, riciclo-dipendente, tecnicamente al singhiozzo, senza coraggio: questo è il Jap videoludico. Nel marasma si salva il singolo team, da Ueda al Nintendo EAD Tokyo agli ex Clover, ma a naufragare sono soprattutto i publisher dal glorioso passato: Nintendo, Sega e Capcom sono l’ombra di chi ha dominato i ’90. Risultante che i giochi, nel 2010, si fanno soprattutto a ovest.
Runner-up: Africa, Sud America.

Peppebar: Shadow of Rome
Dopo aver visto Il Gladiatore sognavo di impugnare rete e spada e di combattere barbari e bestie esotiche in un’arena gremita. Capcom diede corpo ai miei sogni, regalandomi il punto di vista giapponese sull’ascesa dell’impero romano. Il gioco era epico, l’Ispanico dagli occhi a mandorla carismatico e generoso, la grandezza e il lerciume di Roma, i suoi intrighi e le sue province mi appassionarono. Purtroppo Capcom non si accontentò delle sezioni picchiaduro e le alternò a fasi stealth noiose, ripetitive e con un protagonista imbelle e incapace. Almeno erano brevi.
Runner-up: Bioshock, Mass Effect

shinichi: Mi viene un Left For Dead alla Oblivion da giocare in multi, ma non c’incastra niente con “provaci ancora sam”. Passo (è di famiglia NdAries).

zappeo: Blizzard
Crei arte e la distruggi come un bambino che gioca con i Duplo. Ripigliati. So che con Starcraft 2 farai il colpo del secolo, fanculo a Diablo III. Ti meriti tutti i soldi che stampi nelle tue cantine ma allo stesso tempo meriteresti la bancarotta, sei l’amore fatto odio di ogni gamer che abbia un briciolo di autostima. Sei una gnocca stratosferica, appassionata di Bukowski, drogata dei Coen e assuefatta dal gintonic, che però ascolta i Negramaro. Solo un flop ti salverà l’anima per farti redimere. E fate conto che in calce ci abbia messo pure una bestemmia.
Runner-up: Zombie Driver, in un mondo ideale, diventerebbe un brand tripla A nel giro di 4-5 anni, tempo di un paio di sequel pensati bene. Una modalità coop online sarebbe già un lungo passo avanti in questo senso. Stalker saga, ti manca uno spazio grande quanto il cervello di Fabrizio Frizzi per cagare la perla del secolo, non fermarti al nove quando puoi arrivare al dieci, perchè mi fai incazzare.

top ^

aries: Dreamcast
A riguardare bene e col senno di poi, mi perdonino i segari più puri, la libreria giochi aveva delle lacune. Diverse perle, sì, da Shenmue a Jet Set Radio, da Soul Calibur a Skies of Arcadia, per non dimenticare l’esordio online delle console con Phantasy Star Online, ma a far bene di conto me ne garbano più su PS2, considerando anche i brand a cui ero legato e che non hanno goduto di seguiti all’altezza, vedi Virtual On e Panzer Dragoon. Però, mettendo da parte i singoli giochi, il Dreamcast è la macchina dei sogni, giapponese fin nel midollo, tutta la Capcom migliore, follie indescrivibili, simpatica da subito per l’inferiorità commerciale e le varie mosse da suicidio assicurato di Sega, l’ultima console che davvero si è lasciata amare per la sua identità chiara e definita.
Runner-up: Playstation 2, perché simbolo di un monopolio granitico e longevo che ha assicurato di poter trovare tutto il software-che-conta su un’unica piattaforma.

ginkobiloba: XBox
Una roba arrogante. Un mattone tirato in faccia a chi pensava di aver capito qualcosa dei videogiochi avendo in casa 300 dischi masterizzati per PSX di cui 100 lagnosissimi jrpg tutti riciclati dai portatili tanto i dialoghi chi li legge. Uno scassonazzo progettato da divinità dell’ingegneria senza una diottria di vista che faceva già tutto quello che fa oggi PS3. Multiplayer. Linux. Streaming. E il gaming PC l’ha tenuto su lui. Anzi, l’ha trasformato gaming console. Tanto che chi schifava gli fps oggi sbava per Resistance 2. Figuriamoci. Ricordiamo con tenerezza le dichiarazioni di Sony e Nintendo. “Il ddl non esiste”. “Non credo in internet”. “L’utenza non è pronta”. “L’online è una macchinazione dei rettiliani”. “Un fps non venderà mai quanto Final Fantasy”. “La grafica non conta” (detto da Sony). “Meglio un processore incomprensibile tanto poi lo metti nelle lavatrici, vedrete che lavorone nella prossima generazione”. “La ps2 tira i missili l’xbox no”.

JackNapier: Dopo aver speso tutta la mia infanzia diviso tra Game Gear e Mega Drive, son passato a PC e da lì non mi son più smosso fino all’attuale gen. Della PS3 odio parecchie cose, ma ci sono più esclusive che mi garbano rispetto al 360. PS2 e XBOX, mai avute; PSX ce l’ho ma la presi usata a due spicci e ho tre giochi in totale, quindi è come se non l’avessi mai avuta. Il mio voto va al computer, quindi. Mi son divertito tra GDR, adventure e FPS (anche se non sono esattamente la mia cup of tea), anche se era fonte di scazzi continui. Spero di non dovervici più ritornare, comunque.

LPf: Sarò breve (Dio, grazie NdAries) e scontato, è Xbox360, una cosa che ti entra in casa e non ne puoi più fare a meno, peggio del microonde, della coperta elettrica e della macchina del cappuccino messe assieme. Non è per quello che offre, non è perché palleggia allegramente con le console concorrenti come Maradona con un’arancia, né perché diventa il tuo modo di comunicare col mondo integrando telefono, msn e facebook, non è per le stanze con le multichat, i fim in HD, i giochi vecchi e nuovi, i classici per console, arcade, pc, o il nuovo sottobosco di sviluppatori in erba più o meno capaci: lo è per come offre tutto questo mentre ti fa giocare, senza staccare mai la spina con la comunità. Il concetto è che non hai più una console che ti permette di giocare e parlare con altri, ma hai una console con i tuoi amici dentro, ed è un concetto diverso. Sono con te sempre, se giocano, se non giocano, se guardano un film, se giocano ad altro: sono comunque nei tuoi giochi, nelle tue chiacchere, sulla tua dashboard, nella tua stanza, sono ovunque e non puoi più farne a meno, non ci sono cazzi. Talvolta mi metto a guardare cosa fa un nuovo utente, specialmente se niubbo, sembra una mignotta impazzita, ora va in quella stanza sul giocaccio arcade di cent’anni fa con tuo fratello mentre chiacchierano con un loro amico in comune, poi passa al calcino e va a giocare con un tuo amico ed entri solo per sentire di cosa stiano parlando per curiosità, poi riparte e va dall’altro tuo amico niubbo che l’ha chiamato in un’altra stanza dio solo sa per cosa, senza sosta, quasi avido di fare tutto o impaurito di perdersi qualcosa o restare indietro, ma la cosa sconcertante è che sembra uno che c’è da sempre. Sinceramente non so quale sarà il passo successivo. Anzi, la verità è che non so nemmeno immaginarmelo. So solo che la direzione sia maledettamente quella giusta e il concetto di comunità sia il perno fondamentale tanto di questo successo quanto del rapporto morboso che la gente instaura con quel pezzo di plastica marcia.
Runner-up: Al secondo posto metto il primo Xbox, più hardcore, più sperimentale, più acido, più occidentale, meno contaminato dalle playstationerie di questo, infinitamente più scricco e votato al mero gioco online, svincolato dalla comunità persistente, ma resta il fatto che sia stato lui il famigerato sasso nella vetrata, la console di rottura con quel nauseabondo passato fritto e rifritto, trito e ritrito, del quale non se ne poteva davvero più. Il mondo l’avrebbe poi cambiato Xbox360, ma è lui ad averne prima rivoluzionato le regole.
I restanti hardware del decennio sono plastica morta, roba del tutto trascurabile, meri upgrade di console vecchie come il cucco sulle quali girano i soliti seguiti di giochi vecchi come il cucco. Dateli alle capre.

mauz: Se proprio dovessi dire una console, anche se è fuori dai termini del contratto, direi il SuperNes: in fondo è stato il mio esordio nel mondo dei pad e delle cartucce, e mi ha regalato* una serie di perle indimenticabili: SuperMario World, Zelda, Street Fighter, il platform di Mickey Mouse della Capcom (lo so: quello sega su MD era più bello, ma quel gioco all’epoca mi fece diventare pazzo), ma se veramente devo dire cosa mi è rimasto nel cuore, beh, quello è il personal computer, fosse amiga o più tardi pc: perchè magari sono senza identità e anima, come piace dire a tanti, ma l’anima la mettevano e la sputavano i (minuscoli) team di sviluppo, e si vedeva, e il novanta percento di quello che giochiamo e apprezziamo oggi, nasce da quel sottobosco.
Runner-up: il 360, la faccio breve: per la sovrastruttura del live, e un periodo di coincidenze felici di giochi e persone. Il gamecube, perché Zelda 4 Swords e Donkey Kong Jungle Beat sono stati gli ultimi capolavori della Nintendo e Wind Waker magari era facile, ma resta uno dei giochi più belli da vedere e visivamente coinvolgenti che siano mai prodotti.
*stocazzo, a 150 svanziche a cartuccia.

pavel: Xbox360
Non mi piace Microsoft, non mi piace sparare e soprattutto non mi piacciono i boxari. E quindi? Nulla, è tutta ideologia defunta quando quel motore sta, giorno, mese, anno: acceso. È la console che rappresenta il “videogame fare” degli anni ’00. Perennemente accesa, live centrica, game centrica, attira software, investimenti e led rossi. Su tutti ha il grande merito di aver dato il là per la (ri)nascita del gaming indipendente su console, grazie a quel piccolo scrigno chiamato Live Arcade: oasi dei piccoli team in cerca di gloria e rifugio del gaming dimenticato, essenziale, da manuale, rigorosamente in 2d.
Runner-up: Playstation 2, Gamecube.

Peppebar: Xbox 360
Avendo saltato colpevolmente il periodo Snes-Megadrive, fervido commodorista prima e pcista poi, per me è una scelta obbligata. Mai macchina per videogiochi è stata tanto accesa a casa mia, forse solo l’Amiga dei primi anni, e avevo molto più tempo libero.
Runner-up: Gamecube, Xbox

shinichi: La 360, perché è stata l’unica che ha rullato a modo, poi con quella comunità Live mi ha fatto tanto divertire più e meglio delle altre.
Runner-up: cubo + Metroid Prime e Dreamcast + Shen Mue.

zappeo: Steam
Posto che chiamarlo “console” mi fa orrore, nel contesto ci sta perfettamente. Ormai non gioco più nulla di non supportato da lui. Ha semplificato la vita a milioni di gamer riuscendo nel miracolo di far continuare a credere alla maggior parte dei cugini console-dipendenti che il pc è una piattaforma di gioco ostica. Ho la carta di credito inchiodata al mio catodico da anni ormai, perchè tanto la uso solo lì. Sempre lì. Il giorno in cui tutto questo finirà smetterò di giocare.
Runner-up: il mio tavolo, il mio catodico.

top ^

aries: wip3out SE
Un gioco incredibilmente maturo, ben progettato, moderno, coraggioso nel taglio, snobbato ovviamente da tutti. La pura essenza di wipEout. In realtà è del 2000, ma il gioco originale è del ‘99 quindi ce lo infilo lo stesso. Vedere ogni seguito di un gioco frutto della tecnologia più moderna e che vuole essere futuristico sfigurare al cospetto di un gioco PSX lascia una spiacevole sensazione, Studio Liverpool piuttosto che affannarsi col software di modellazione 3D dovrebbe riprenderlo in mano e studiarlo religiosamente.
Runner-up: l’immancabile Street Fighter in tutte le salse, ma con una certa preferenza per quello Megadrive giocato sull’LCD col cavo antenna, di una tenerezza che gareggia quasi con la purezza dei pixel che butta a video il Saturn con lo Zero2. E poi Blade Runner rigiocato in occasione della Final Cut, efficace nel rendere l’atmosfera come negli anni 90. Da un punto di vista più concettuale che ludico, e per vie assolutamente traverse, mi sono riavvicinato a Panzer Dragoon, un brand stupendo che non è sopravvissuto ai 32 bit.

ginkobiloba: Fallout 2 è testo e gioco. Niente smanacciamenti, risulta quindi incomprensibile ai Nintendari. Una citazione continua, un romanzo, un gioco di ruolo quasi autentico, per quanto possibile. Alien, Stalker, Star Trek. Stona il bar delle vecchie glorie? Stride il circolo degli attori dimenticati? Per niente. Ma nemmeno l’impronta di godzilla o il non morto che scrive un trattato per la pari dignità. Li dentro ci trovi tutto, comprese previsioni post nucleari che non sono una valanga di cazzate e soprattutto un gusto per l’atmosfera unico. Sono questi due elementi quelli che mancano a Fallout 3 per essere il gioco definitivo visto che il 3d e le quest, per fortuna, ci sono.

JackNapier: Mmm, non mi viene in mente niente. Non riesco a giocare o rigiocare titoli del passato. Quelli provati li conservo nella memoria, quelli saltati li do per persi definitivamente. Oddio, ho installato Deus Ex qualche giorno fa e spero di riuscire a giocarmelo cercando di non badare agli anni che ha sul groppone, ma è un esercizio che quasi sempre fallisco. Mi sono fissato l’obiettivo di tirar su dalla cantina il Mega Drive in questi giorni, ma, molto probabilmente, rimarrà come cimelio nella stanza. Quindi nulla :D.

LPf: Correva l’anno del signore 2003. Ero felice, ingenuamente felice, forse persino arrogante nella mia felicità, fatto sta che lui mi beccò in pieno, mi vide. Colpa mia lo so. Solo in casa, una bimba in mansarda che resta a dormire, è quasi mattina e sul tetto si abbatte il temporale del millennio; m’è sempre piaciuto quando piove, ma dormire sotto il tetto, con quello scroscio, era davvero libidine allo stato puro, sai quando hai tutto e non ti va via il sorriso ebete dalla faccia?! “Nooo, ma è incredibile dormire qua sotto, dio come t’invidio”. Lui sente, oramai ha inquadrato la situazione, c’è pure chi m’invidia per qualcosa. Inaccettabile! È così che monta su una nuvola e inizia a scagliare fulmini sulla mansarda, penso nel tentativo di farmi fuori per sempre, ma stasera è la mia sera amico, tira pure i tuoi petardini del cazzo, fai quello che credi, non ce n’è per nessuno, è la mia notte bello. Il mattino è strepitoso, un sole che spacca le pietre, l’aria è pulitissima, come solo dopo un temporale estivo. Si beve un caffè, lei saluta col sorrisone e se ne va, mi ributto sul letto e accendo la TV. Oh?! Sto cazzo di telecomando sempre con le pile scariche, mi tocca alzarmi. La TV fa una peta e muore. Oh?! Che cazzo è successo?! Colpi, botte, nulla, ma stai a vedere che… Nooooo… No-no-no-no, non me lo dire, non me lo fare, non puoi aver fatto calare la tua scure in modo così vile, adotto un bambino somalo, giuro, faccio volontariato alla mensa dei poveri, ti prego, ti prego, ti prego. PC morto. Xbox morto. Dreamcast morto. Cubo morto. Saturn morto. Snes morto. MegaDrive: siiii, lo sapevo, sei sempre stato il più forte, l’unico raggio di sole, lo sapevo, mi spezzi il cuore, te e l’Ultra, non ste merde del cazzo, l’Ultra, sì lui si accende, lo so. Nintendo 64: vivo. Ricomprare tutto, peraltro tutto japu escluso il botolone, mica era roba da ridere all’epoca, anzi, significava proprio brasare il conto facendo i primi calcoli disperati, sudato come un fegatello. Ma mica sarebbero bastati, non con un PC di quella fascia, a patto che non si potesse salvare qualcosa. E il mio super Quintrix!? Cazzo, fermi, basta piangere, asciugati le lacrime, schiarisciti la voce e chiamiamo subito l’assistenza. Ovvio, perché dovevano venire a prenderla?! E poi è chiaro che non fosse più in garanzia. Per pochissimo, chiaramente. “Pronto, Ale non sai cos’è successo, io, no, io davvero, no, giù, non ce la fo neanche a dirtelo” click. Piangendo vado alla Coop perché in casa non c’è nulla, quando l’occhio mi cade su una super offerta speciale, un agghiacciante 14 pollici della Mivar ad un pugno di spicci, roba che non avrebbe mai immaginato neanche lo Zappo nei suoi sogni più pornografici. È davvero questo che vuoi, Signore?! È dunque questo il destino che hai disegnato per me?! E io non piangerò più, andrò fino in fondo, ti dimostrerò di che pasta sono. Anche perché l’assistenza mi parlava di mesi per la TV, il cui cadavere restò lì per qualche giorno visto che da solo non potevo rimuoverlo – per la cronaca mi fu resa dopo la bellezza di 7 mesi contro il pagamento di una cifra insanguinata - 7 lunghissimi, infiniti mesi, io, lo Shino, un Mivar 14 pollici appoggiato su uno sgabello e Mario Kart 64. Mesi nei quali fu possibile approfondirlo a livelli inumani, alternandolo sul finale con Mario Golf 64. Ci si sarebbe più divertiti in quel modo? La risposta la lascio per metà a lui, ma la mia è un secco no.

Parlare di ripescaggio non sarebbe propriamente giusto, perché i The King of Fighters, gli Street Fighter e i Pro Evolution non han mai smesso di frullare. Né mai lo faranno. Una citazione la meritano fosse solo per l’inquantificabile mole di ore che hanno ammassato in un decennio. Non ci spendiamo mai una parola seria e alla fine sono i giochi che han girato di più, ma il mondo, lo si sa, è piccolo e cattivo.

mauz: Another World, sempre e solo lui: assieme ad Half Life 2 e Left 4 Dead, ma in misura molto maggiore di loro, il solo gioco che abbia davvero cercato di portare un passo (ma anche dieci) avanti il videogioco come media completo, indipendente dalle influenze del cinema, della letteratura e del fumetto. Non invecchia mai: diventa sempre e solo più bello con l’età e nessuno gli ha ancora levato lo scettro.
Runner-up: Dungeon keeper, l’ultimo titolo davvero solido realizzato da Mulinello, dissacrante, innovativo, sempre divertente da giocare: bravi.

pavel: The Legend of Zelda: A Link to the Past
Il pomeriggio di Natale ero a casa dai miei, cercavo in soffitta un Monopoli d’annata e ho ritrovato il mio vecchio Super Nintendo. Ero più stupito di mia madre (no, non sono un collezionista e non amo lo scatolame, ero convinto fosse stato buttato anni fa). Cerco le cartucce: umide, la console è umida, le scatole, i manuali, persino la cartina di Hyrule… Hyrule, Link, Zelda. Attacco il “fu Snes” alla tv, non va. Riprovo, cambio cartucce, rantola. Si scalda, la luce rossa, lo schermo nero. Di nuovo, ancora luce rossa, “blink”. Immagini: la triforza, la pioggia, le parole di Zelda, la corsa nella notte. Il gioco che più di tutti m’ha fatto scoprire la fantasia, l’esplorazione, la passione per l’avventura ludica. È pazzesco, parlando di A Link to the Past, ma il gameplay è solo uno splendido corollario.
Runner-up: le briciole della serata natalizia: Street Fighter 2 Turbo, Chrono Trigger, Yoshi’s Island. Infine, ma meriterebbe più spazio, il Tetris su Gameboy.

Peppebar: Vagrant Story
Ritrovare l’avventura Square nell’offerta del PSN è stata una gradevole sorpresa, subito ripresa dopo averla giocata su Psx e Psp. Il tempo e la tecnologia non possono nulla su Leà Monde, aggirarsi per la città maledetta e consumarsi i polpastrelli su quel combat system sublime dona sempre le stesse stupende sensazioni.

shinichi: In questa categoria ha già spiegato LPf, chi rulla e anche perché: Mariokart 64 e a ruota Mario Golf. Vi dico solo che ancora oggi tutte le domeniche che ElleFiEppe viene a fare il pranzo della famiglia, postumi sbronziacei permettendo, ci scappa sempre la “partitina” (due ore –minimo- secche) al kartino, e il commento è uno e uno soltanto: “Via ma cosa non era questo gioco, leva il culo, accidenti al Wii”. Che rilasciato da Eranio diventa: “Via ma cosa non era questo gioco, leva il culo, accidenti al Cubo/Ultra e/o Super”.
Aggiungo anche i vari picchiaduro (Saturn il Re) e calcini, però hanno ormai lasciato la Mansarda e se devo dire non ne sento più di tanto la mancanza.

zappeo: Flashback
C’è dentro tutto il cinema che mi piace mancando solo gli zombie. Uno dei più bei giochi di sempre, un mix di generi, un pioniere, ha dentro tutto il gameplay che c’era e che ci sarà, immortale, riesce a non farti odiare uno che si chiama Conrad, non invecchierà mai e sarà giocabilissimo anche fra 20 anni. Ogni volta che mi sento pronto lo rigioco. Sono poche ma buone. È Blade Runner, è Akira: una volta che l’hai vissuto sei diventato più grande. E ti bulleggi con gli amici perchè ne sei consapevole. Dovrebbe figurare nella toplist di ogni essere umano e invece siete tutti degli stronzi.
Runner-up: Half-Life (il mio titolo più rigiocato in assoluto dopo Doom2), NBA Jam TE.

top ^

aries: Vengo definito da molti un non-giocatore, e francamente è una definizione che mi lusinga, per quanto non veritiera. Almeno fino a quest’anno. Per impegni personali e per mancanza di giochi di mio gusto, nel 2009 ho giocato veramente pochissimo, e quel poco che ho giocato non mi ha soddisfatto o coinvolto più di tanto. SFIV non è da buttare ma non è all’altezza del nome che porta, Killzone 2 è ben fatto sia in singolo sia in multi e ha il graficozzo, ma alla fine non l’ho finito e non lo promuovo a pieni voti, Modern Warfare 2 regala pomeriggi di divertimento in versus locale, ma è un gioco nel quale non mi rispecchio per nulla, di Mass Effect avete appena letto la recensione, ma risale a qualche anno fa.

ginkobiloba: Il gioco che ho divorato si chiama Dragon Age. Per PC ovviamente. Niente a che vedere con la controparte console. Castrata. Ridicolmente in prima persona. Il 360 comincia a cedere l’aura radicale che aveva acquisito con fatica nel periodo XBox e mantenuto per qualche tempo. È Dragon Age il gioco del 2009? No. È il più grosso. Dà una dignità alle locazioni che nemmeno Final Fantasy VII. Ma è anche un collage di tutto lo scibile fantasy che qua e là ti molla sospeso senza un perché. E devi recuperarlo tu il filo che conduce alla risoluzione finale. Alla guerra definitiva. Al sacrifizio personale.
Il miglior gioco del 2009 è Arma 2. Fuori parametro e fuori dalle possibilità ludiche di tre quarti del pianeta. L’elite è l’elite. Chi vuol mangiare nel porcilaio si accomodi. Se la gioca con Fallout 3 che è uscito nel 2008 ma è vissuto nel 2009 e ha dimostrato che non serve un Wii per avere un senso pur avendo una compostezza grafica desolante.

JackNapier: Batman Arkham Asylum
Uncharted 2 piace a tutti (anche a me), persino ai boxari, è un plebiscito, vincerà comunque tutto, e quindi voglio dare il mio voto ad un gioco fatto con il cuore per appassionati come me. In verità non è nemmeno una posizione tanto coraggiosa, anzi; purtuttavia penso che ogni voto preso e ogni eventuale premio vinto sia meritato. È Batman, è lui, siamo noi, teniamo i suoi gadget nella cintura, planiamo col suo mantello rattoppato, pestiamo i malviventi gothamiti. È un sogno che si avvera, e chissenefrega se ha la camminata di un gorilla e la voce - italiana -  di un pedofilo. Dacché mi ricordi, ho sempre sognato di calarmi a testa in giù da un gargoyle e grazie ai Rocksteady s’è avverato.

LPf: Bayonetta
È più del mio personalissimo, semplicistico Game Of The Year, è il gioco-evento, un concetto le cui tracce si perdono negli abissi della memoria; è il classico inatteso che sbuca col piede a martello dal guazzabuglio cinese, stendendo un intero genere, disintegrando e ricostruendone le basi - senza scordarsi per un solo istante di riderci su… (recensione AM)

mauz: Quest’anno, per quanto mi riguarda, è assolutamente impossibile definire un gioco dell’anno. In buona parte perché ho giocato pochissimo, e non necessariamente le cose che mi stavano piacendo di più. Ho abbandonato a metà Halo ODST: uscito a ridosso di Lucca, che causa di forza maggiore mi lascia pochissimo tempo libero per giocare, ho messo in frigorifero al 20% Dragon Age -che concordo col Ginko è decisamente il gioco più importante e grosso di quest’anno- perché se non gli si possono dedicare almeno 2-3 ore a sessione non vale la pena, ho giocato meno di quanto avrei voluto a Left 4 Dead 2, perché non si è più formato il gruppetto di persone che mi avevano reso (ancora più) godibile il primo, il single player di Uncharted 2, per quanto realizzato meglio del primo, ad un certo punto mi ha stufato e non mi ha più stimolato ad andare avanti.
Mi resterebbero in lizza Resident Evil 5, che mi è piaciuto moltissimo mentre lo giocavo, ma inizia già a svanire dai ricordi, tanto che non ero neppure sicuro fosse un gioco del 2009, idem per Killzone 2, che comunque il titolo di gioco dell’anno non lo meritava sicuramente, poi non ho mai avuto voglia di battere il boss finale.
A fare semplicemente il conto delle ore passateci sopra, il premio dovrei darlo al multiplayer di Uncharted 2: mi piace, è divertente e tutto, ma il grosso del merito è dovuto al gruppo di persone con cui gioco, con cui mi divertirei anche a pallastracci al Cottolengo (cit.). Flower è un gioco troppo piccolo, per quanto interessante, Shadow Complex mi è piaciuto, ma neanche lui mi sembra abbastanza importante. Cosa resta? Niente, è stata un’annata di spiluccamenti, tipo aperitivo, vedremo il 2010 cosa ci riserverà.

pavel: Trials HD
È un eufemismo, il timbro del cartellino. Ho giocato poco, e male, tra gli “scatolati” ‘09. Due i motivi: scarsa qualità dai miei titoli (Street Fighter, Zeldino, Assassin’s Creed) e un’offerta generale troppo “pistoline oriented” (che gradisco esclusivamente in piccole dosi centellinate). Ramingo, ho trovato casa nel Digital Delivery. Live Arcade e PSN mi hanno adottato e, senza rimpianti, saziato. Fedele alla filosofia digitale, scarto effetti speciali (Shadow Complex, Pixel Junk Shooter) e velleità dotte (Flower) e scelgo il gameplay: Trials HD è la precisione derivata nintendara, la follia del level design, l’orgia delle classifiche online. Si merita la gloria.
Runner-up: Shadow Complex, Flower, Pixel Junk Shooter, ‘Splosion Man

Peppebar: Dragon Age Origins
Con la pubertà passata sognando di diventare un nano guerriero, il gioco Bioware mi fa impazzire. Classico fino a sfiorare il retrogaming, difficile, riporta in auge termini in disuso come il tiro salvezza e costringe a passare ore nell’inventario per portare a +1 la classe armatura: il paradiso.
Runner-up: Batman Arkham Asylum, Borderlands, Left 4 Dead 2

zappeo: Braid
Mi sento in diritto di metterlo perché per PC è uscito un anno dopo la versone botolosa.
Una pietra miliare. Uno di quei giochi che fra 10 anni ricorderemo ancora, increduli che una sola mente possa davvero aver partorito questo minuscolo capolavoro. L’ho amato dal primo trailer e non ha tradito nessuna mia aspettativa. QUESTO è esattamente ciò che considero “indie”.
Runner-up: Left 4 Dead 2 (inutile stupirsi: è in questa posizione solo perchè non ho il tempo di giocarlo come dovrei), Street Fighter IV (nonostante tutto ciò di male che si può dirgli io quando ho mezz’oretta libera mi ci fiondo a pesce).

forum: abbiamo chiesto quale fosse il miglior gioco del 2009 al popolo dell’Agorà, il nostro forum, ottenendo i pareri più contrastanti. In un primo momento sembravano in testa tutti i giochi minori e “indie”, tra tutti Flower, ma con il passare dei giorni l’inarrestabile corazzata mainstream ha recuperato tutto il distacco. Esce vincitore, con un po’ di sorpresa, Batman: Arkham Asylum, tanto ben visto dalla comunità di AiMargini quanto dal nostro Peppebar che lo ha recensito su queste pagine, che riesce nell’impresa di battere un comunque agguerrito Uncharted 2, colpevole solo di sonarità in un luogo in cui la console giapponese non gode di gran riscontro e i pochi che la difendono non ne hanno subito il fascino. A seguire Shadow Complex, ultimo baluardo della vecchia scuola metroidvaniesca, il controverso Street Fighter IV, e poi i vari blockbuster dell’anno, fra i quali Dragon Age, Super Mario Wii e Modern Warfare 2, produzioni milionarie talvolta scalzate da piccoli Davide come Machinarium.
Ecco la lista delle prime posizioni:

Batman: Arkham Asylum 10%
Uncharted 2 9%
Shadow Complex 7,5%
Street Fighter IV 7%
Dragon Age 6%
New Super Mario Wii 6%
Machinarium 6%
Left 4 Dead 2 6%
Borderlands 4%
Call of Duty: Modern Warfare 2 4%
Flower 4%
Forza Motorsport 3 4%
Trials HD 4%

Le votazioni sono raggiungibili qui.


1 commento a “ANNIZERO - AiMargini Awards 00-09”

Lascia un commento

Devi accedere come redattore per lasciare un commento.