AM Awards 2010 parte 2: MagiKlaude, «Gioco poco, ma gioco» - { Curia }
Dr. Klaude, Martedì 4 Gennaio 2011 @ 11:50

Eccoci, come promesso alla seconda parte dello speciale auordi 2010. Oggi tocca al Dr. Klaude, ma aspettatevi nuove puntate nei prossimi giorni.

Sedendomi a stilare i GOTY mi rendo conto che questo potrebbe essere stato l’ultimo anno da giocatore, i titoli giocati su console sono sempre meno, comprati sempre più tardi e solo grazie al crollo di prezzo. Sul PC nuovo sono finiti tre o quattro giochi presi in offerta da Steam, ma manca ormai la dedizione e il più giocato è Sim City 4, per altro sempre in perdita, emblematica metafora del mio rapporto col pad (con le donne e con la vita in generale). In questi casi l’ultima mossa dell’italiano è cercarsi una buona compagnia, e io l’ho trovata, tra ex giocatori, ex eterosessuali, neo retrogamer, complottisti e lampadati, tutti uniti a boicottare un futuro dove giocare sarà un’attività per sculettatori da salotto. Almeno fino al prossimo twist.

Miglior gioco con nebbia dell’anno: Alan Wake
Alan Wake è un bel gioco, probabilmente fuori tempo massimo, ma una categoria gli va ritagliata ugualmente. Al di là dei suoi meriti però il povero Alan rappresenta suo malgrado lo specchio di questa fine generazione: nonostante tutto, puzza di vecchio. Gli oggetti fissati all’ambientazione di fianco a quelli interagibili non li voglio più vedere, le concessioni al free roaming anche quando non servono sono ammissioni di debolezza del medium che ancora sta cercando la sua strada, la grafica  castrata da hardware ormai spremuti finché possibile riempie gli occhi solo per i primi 5 minuti. Eppure Alan mostra del coraggio, un piccolo slancio verso qualcosa che non sia il solito videogioco trito e ritrito con un bel vestito nuovo. E il coraggio va premiato, perché l’impressione è che in breve il coraggio servirà per saltare come gallinacce sbronze davanti al televisore.

Miglior “è venuto bene, ma è solo culo” dell’anno: Castlevania: Lords of Shadows
Prendete una gloria del passato, ammodernatela rivedendone le meccaniche di gioco, l’ambientazione e l’estetica, saccheggiando a viso aperto produzioni distanti anni luce dallo spirito originale del gioco: 99 volte su 100 il risultato sarà una porcheria immonda, che venderà copie a cascata e farà la fortuna dei forum di mezzo mondo. In un caso su cento tuttavia a questa parabola scontata si aggiunge una componente inattesa: il confezionamento di un bel gioco. LoS infatti è un bel gioco, contro ogni aspettativa, contro ogni accenno di buon senso, contro ogni prova empirica. Il sistema di combattimento non è il massimo, di sicuro non innovativo, muri invisibili bloccano la fuoriuscita dai tre metri di larghezza del percorso, il contesto ha abbandonato il gotico per un medioevo più piatto e fantasy. Eppure, la somma di tutti questi fattori dà un risultato positivo, probabilmente grazie all’aggiunta di un po’ di Shadow of the Colossus qua e là, e si finisce ben disposti a chiudere un occhio su plagi e magagne di fronte a una cinesata che a tratti leva il culo e a tratti commuove.

Miglior dipendenza dell’anno: Master League OnLine di PES 2011
Mi chiedo cosa possa essere successo per far finalmente sbocciare l’illuminazione in Konami e capire che l’applicazione delle dinamiche della Master League all’online avrebbe permesso a PES di campare ancora per altri 3 o 4 anni uguale a se stesso. PES 2011 prosegue sulla scia (e il termine non è casuale) delle precedenti edizioni, dunque fa cagare quanto l’edizione precedente, ma in aggiunta porta con sè un paio di nuovi difetti, nello specifico un lag fifaro nella risposta ai comandi (che diventa rifiuto d’esecuzione in fase difensiva) e un sensibile peggioramento nella gestione del cursore. Ora applicate questi elementi a un torneo online ed ecco a voi la formula perfetta. Le partite sono totalmente casuali nella stragrande maggioranza delle occasioni, così quando la ciarlatana alchemìa del codice premia l’utente per la vittoria egli non può che provare l’orgoglio dell’uomo che infine doma la macchina e ne fa strumento di rivalsa; al contrario ogni sconfitta è imputabile alla connessione, al controllo dell’omino, alla IA della difesa, ai giocatori che sono più brocchi di quelli dell’avversario, all’avversario che non fa un cazzo nella vita e può giocare sempre e comprarsi Arshavin che è sgravo e così via, in una lista di attenuanti generiche che ancora non conosce fine.

Miglior “Aridatece er Baffone” dell’anno: Halo Reach
Sono un abitudinario e non solo leggo la targhetta sopra l’ascensore per sapere quanti kili porta, ma non sono nemmeno riuscito ad abituarmi al gameplay del multiplayer di Reach. Dopo anni di limature Halo 3 era semplicemente perfetto, vittorioso nella titanica impresa di eliminare la casualità tra le componenti in grado di determinare l’esito di uno scontro: abilità, precisione, conoscenza, la summa dello shooter on-line. Il problema con Reach è mio, lo ammetto. Mancando di abilità e precisione sopperivo con la conoscenza, nuotando in un affollato bacino che con impegno e dedizione avrebbe forse potuto condurmi un giorno al “Lido dei Forti”. Sul pianeta Reach invece sono la bionda da film horror, destinato a crepare dopo aver pronunciato una cazzata. Ed essere niubbi non piace a nessuno.

Miglior spaccaculi-ai-passeri portatile dell’anno: Angry Birds
Non ho un iPhone, sono un barbone e già fin troppo nerd per permettermi uno strumento che mi consenta di bypassare la socialità anche in quelle occasioni in cui metto piede fuori di casa. Eppure un iPhone mi è capitato per le mani mentre attendevo il mio turno durante una sessione di Master League Online collettiva e d’improvviso le fonti di bestemmie nella stanza si sono duplicate. Angry Birds campa su una sola brillantissima idea, ripetuta all’infinito laddove l’unico limite è l’ispirazione nella costruzione dei livelli e un’ineluttabile noia alla lunga, ma il rilascio di un livello al giorno in piccoli pacchetti collegati ad avvenimenti ed attività pare essere il coniglio dal cilindro.

Miglior gioco dell’anno: Agorà Forum AiMargini
Senza ombra di dubbio l’esperienza ludica che nel corso dell’anno ha ricevuto la maggior quantità di attenzione, ricambiandola con puntuali dosi di gameplay. La varietà di situazione che permette di spaziare in un lampo da un manageriale calcistico (ottima l’implementazione del tifo organizzato e del suo rapporto col sistema-calcio, meno bene il noioso bug Pistocchi riesce spesso a far terminare in gombloddo ogni partita) a un puzzle game erotico, dove giostrandosi tra le immagine postate che non si vedono ogni tanto salta fuori una tetta. La curva di difficoltà è perfettamente bilanciata, i post di Lo Scemo [Bot] servono ad ambientarsi ed è facile intuire, tra le diverse risposte che vengono in mente, quale sia quella corretta che permetterà di lasciarsi alle spalle il borioso ciarlatano per proseguire la scalata alla maturità sulle orme del Giggio. Non bisogna però lasciarsi ingannare dalla residenzialità delle fasi iniziali, i wot del Colibrì sono mura alla cui vetta può ambire solo chi padroneggia l’arte della serenità e del prolungato fancazzismo lavorativo.
Il Forum di aiMargini è puro gameplay, e in un corto circuito metareferenziale ogni tanto si concede anche di parlare di gameplay, sempre più di rado, e sempre peggio. L’assenza forzata del S.Anto negli ultimi mesi dell’anno è stata l’unica ombra, ma la mancanza di validi non ha mai messo in dubbio la sua prima posizione.


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