Terza puntata con gli award di AM, questa volta tocca a uno che gioca ancora, Peppebar. Sì, abbiamo intenzione d’andare avanti fin quando non si potranno fare gli award 2011.
Sarà perché i videogiochi costituiscono parte integrante della mia vita dall’infanzia, sarà perché ho la fortuna di potervi dedicare ancora una buona fetta del mio tempo libero, ma io non riesco a vedere il 2010 come un anno negativo. Mi sono goduto tanti giochi, né più né meno dell’anno precedente, alcuni di qualità innegabilmente elevata, nonostante le nubi nere sculettanti che i pessimisti e i nostalgici vedono addensarsi sul mio hobby preferito. Alzando i calici ad un 2011 con coperte ancora più corte, se necessario, ma sempre all’insegna del pad.
Miglior gioco del 2010: Bayonetta
Il paradigma degli action non poteva che venire dal Giappone. Cafone, ammiccante, traboccante di doppi sensi a sfondo sessuale, sempre sopra le righe, l’opera dei Platinum si rivela soprattutto un gioco dotato di un combat system divino e che non lascia nulla al caso. Lasciarsi distrarre dalle gambe affusolate della bella streghetta o dalle esplosioni di luci e colori che avvengono sullo schermo significa esporre il fianco ai colpi delle creature angeliche che la circondano. E non cercate scuse: sarà sempre colpa vostra.
Runner-up: Halo Reach, Mass Effect 2
Miglior DD: Lara Croft and The Guardian Of Light
È Lara, è tornata, ma è diversa da come la ricordavamo. Non c’è più in primo piano il suo fondoschiena, sostituito da una visuale isometrica dell’ambiente. Si gioca -bestemmia- anche in due, e ci si diverte pure.
Meno esplorazione ma molta più azione, tonnellate di armi e di mostri e un gameplay basato sui moltiplicatori e sulla classifica amici. Funziona tutto a meraviglia.
Runner-up: Limbo, Deathspank
Miglior piattaforma: Apple Store
L’anno scorso si sono intraviste le potenzialità di questa piattaforma, con i primi sviluppatori che timidamente saggiavano le capacità dell’Iphone in ambito giocoso. Quest’anno c’è stata una vera e propria esplosione, una corsa all’oro a cui tutte le software house hanno voluto partecipare, anche se nel marasma si perdono di vista i giochi veramente meritevoli. E non c’è mai stato prezzo più ingannevole di 79 centesimi.
Runner-up: Marketplace, Steam
Delusione dell’anno: Red Dead Redemption
Le premesse erano da favola. Chi non ha mai sognato di cavalcare nella prateria al tramonto, cicca in bocca e cappellaccio calato sugli occhi. Il connubio Rockstar e Far West prometteva fuochi d’artificio. Nella realtà ci si è trovati a passare tutto il tempo galoppando per lande desolate (rese benissimo, almeno) a cercare foglie di salvia e sparando ad armadilli e castori. Forse la vita di un avventuriero nel vecchio West era davvero così, passata nell’attesa che una morte veloce in duello salvasse dalla noia.
Runner-up: Splinter Cell Conviction, Metro 2033
Sparatutto multiplayer: Battlefield Bad Company 2
Quest’anno c’era solo l’imbarazzo della scelta per chi ama questo genere di giochi. Tre shooter di ottimo livello, curati e divertenti, la differenza potevano farla solo i gusti personali. Lo sparatutto dei Dice fa del gioco di squadra il perno principale e la suddivisione in classi cambia in modo radicale l’approccio al combattimento, senza contare la possibilità di guidare una moltitudine di mezzi.
Runner-up: Halo Reach, Call Of Duty Black Ops
Miglior tuffo nel passato: System Shock
Fa tenerezza quanto sia invecchiato male. Pensare che una volta quelle macchie informi sullo schermo rappresentavano lo stato dell’arte della grafica 3d. Nonostante questo venire sorpresi dalle creature della Cittadella procura crampi allo stomaco oggi come sedici anni fa, e nessuna realtà virtuale è giunta ancora ad eguagliare l’atmosfera del cyberspazio dei Looking Glass. Origin quanto mi manchi.
Runner-up: Commandos, Jagged Alliance 2
Peta dell’anno: Game Room
Non è un gioco nel senso stretto della parola. È uno stratagemma di Microsoft per spillare soldi ai giocatori più stagionati, dando la possibilità di giocare in una sala giochi virtuale titoli veramente arcaici che oggi hanno perso ogni parvenza di divertimento.
Sarebbe stato meglio contemplarli senza giocarli, quasi si trovassero in un museo. Come se non bastasse visualizzati ad alta risoluzione e senza i controller dell’epoca perdono tutta la loro dignità di papà dei videogiochi moderni.
Runner-up: Army of Two The 40th day
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