Nathan Jones e il mistero del 30% perduto - { Ai Margini presenta, Delibere }
Esulo, Venerdì 23 Ottobre 2009 @ 14:38

Iniziamo: Sony Merda!
Io, primo fra tutti, ho sempre negato che potesse esistere questa supposta superiorità della console Sony, eppure è uscito un gioco che ha fatto vacillare la mia fede, le certezze non sono più le stesse, e forse il drugo tra una panzana e l’altra ci aveva preso.
È uscito Uncharted 2,se ne parla in tutti i forum, fioccano votoni, e io darò il mio voto e, soprattutto, il mio commento, nella speranza di rendere partecipe la comunità di Ai Margini su cosa è e cosa non è questo gioco.

Partiamo con qualche accenno riguardante la trama.
Sei Nathan Drake, cacciatore di tesori e ladro (e, a detta di qualcuno, archeologo), e con i tuoi amici dovrai impedire a un signore della guerra russo e ai suoi uomini (i famigerati contrabbandieri di sigarette) di impadronirsi della leggendaria pietra Cintamani, custodita nella città di Shangrillà.

Non pretende di essere presa sul serio questa trama, te lo dice chiaramente, a modo suo. Di primo impatto potrebbe sembrare una trama banale (e probabilmente lo è), ma scorre piacevolmente e suscita interesse, e tanto basta. Sappiamo già che Uncharted 3 parlerà sempre della ricerca di qualche mitico artefatto, tipo il santo Graal, la fontana della giovinezza, l’intelligenza dello Scemo o i settaggi perduti di LPf.
Il cattivo è poco credibile, lo stereotipo dello stereotipo, il che impedisce di capire se i Cagnacci abbiano voluto omaggiare un genere oppure se latitasse la fantasia: insulso, banale, il tipico sonaro che crede di avere il 30% in più (? NdProf).

Uncharted 2 non è un titolo dal gameplay innovativo: non vedrete cose mai viste, ma fa tutto dannatamente bene. Sostanzialmente è un platform/shooter, ma è una definizione che gli sta stretta. La varietà di situazioni presenti nel gioco è infatti impressionante, e dal saltare di tetto in tetto per evitare di essere sforacchiati da un elicottero allo scalare templi innevati, non viene mai la sensazione di noia o di già visto, risultando sempre piacevole, nuovo, differente.

Indubbiamente la parte peggiore del gioco è l’inizio. Istanbul in particolare, sia graficamente che ludicamente, è una sozzura di rara creazione, con l’IA dei nemici ridotta ai minimi storici (IA che già normalmente non risplende), ma superato il Borneo comincia una scalata al vertice del divertimento, con apici quali il famoso pezzo dell’elicottero, già presentato all’E3, e i livelli ambientati su un treno in corsa, davanti al quale mi sono arreso e ho gridato “Cagnacci avete vinto voi”, io, quello partito col “non avrete il mio scalpo”, ora con una chierica mica da ridere, tant’è che i miei amici cominciano a chiamarmi Fra Tuck.

Gli enigmi presenti nel gioco sono stupidi, i Naugthy hanno probabilmente pensato che il sonaro medio fosse un cerebroleso (cosa che mi vede concorde), cosi hanno fornito l’(in)utile suggerimento che appare dopo mezz’ora che non vai avanti di un passo, tanto per farti sentire ancor più scemo di quanto tu non sia; era quasi più umiliante il messaggio di Ninja Gaiden per cambiare difficoltà: lì, per lo meno, ti dicevi “cazzo, è difficile!”, mentre qui non hai giustificazioni, sei solo un coglione.

L’AI è assolutamente favolosa, non ne vedevo una così convincente dai tempi di Pinball (che sia stata programmata dai Polyphony?). Gli avversari sono scemi, e qui non ci piove, e vanno per tipologie che fanno sempre le stesse cose: quelli col mitra si mettono dietro ad un muretto, si alzano, si abbassano, si alzano, si abbassano, ovviamente rimanendo nello stesso punto di modo che sia più facile ammazzarli, mentre quelli muniti di fucile a pompa vanno a dritta, sempre, non si fermano, sono i nintendari che anche nelle peggiori situazioni vanno sempre dritti, anche se in fondo alla strada c’è uno stronzo con un RPG, ma loro vanno a dritta.

Eh sì, è indubbiamente il difetto più grande, la facilità. Non aspettatevi un gioco duro, che vi faccia tirare un bestemmione ogni due secondi: Uncharted 2 è un gioco molto facile, con un livello di sfida che orbita intorno allo zero assoluto, ma d’altronde la perfezione non era pretesa, né tanto meno attesa, e nonostante questo grave problema il gameplay non può non sembrare favoloso, grazie all’abile fusione di tutte le sue componenti.

Rispetto al precedente episodio, Il Covo dei Ladri ha un taglio ben più cinematografico: lo si vede nelle inquadrature della telecamera, lo si vede nelle strizzate d’occhio a tutti quanti i film d’avventura, ma non con le sofisticatezze appositamente studiate di Kojima. È piuttosto molto naturale, non opprimente, quasi a ribadire come non servano cut-scene interminabili per dare l’impressione di giocare un film, basta usare le giuste inquadrature durante le fasi giocate.

Il lato grafico è sensazionale, settante, favoloso, è la fiera della uber texture, dello shader impazzito, roba che ti esce dallo schermo, vedrete veri muri che entrano nella vostra stanza e vi chiederanno di arrampicarvi su di loro. Se questa è stata la generazione dei compromessi (spingendo sull’illuminazione si potevano gettare via le texture, aumentando il dettaglio veniva sacrificato il framerate), qui no, qui non si fanno compromessi, è tutto spinto al massimo, texture favolose, illuminazione bellissima e convincente (che non risulta “finta” come quella di Killzone 2, ma al contrario plausibile), framerate granitico, modelli composti da decine di migliaia di poligoni.

Unico difetto del comparto visivo è la sincronizzazione labiale, ma… stica?
Non sarà di certo un difetto simile a togliere ad Uncharted il titolo di miglior grafica su console, titolo che probabilmente non gli leverà nessuno per molto tempo.

Veramente non riesco a capire come sia possibile che LPf non si stia pasticciando su quei texturoni shaderati, pare ci abbia sbavato sopra un bulldog eccitato, ma lui è il vero boxaro, preferirebbe mangiarsi il nunchuck piuttosto che dire “brava Sony”.
L’Anto invece è prossimo alla capitolazione, era una cosa chiara già da come aspettava questa recensione, ha già i contanti in mano, lui non lo ammetterà mai, ma ci sta sbavando dietro.

Direi che possiamo soffermarci anche sul multiplayer; quando lo annunciarono ci rimasi male, temetti che avrebbero buttato risorse per il single in una cialtronata, un online sonaro e farlocco, che conseguentemente avrebbe gravato sul single… mai mi sbagliai così tanto.

È divertente, un Gears of War dinamico, veloce e con ampia evoluzione in verticale, armi divertenti come la pistola a pompa, e le bellissime mappe rendono l’online entusiasmante.

Vi sono varie modalità, sostanzialmente le classiche Ruba la bandiera, Re della collina, Deathmatch ed Eliminazione, e risulta tutto molto divertente, e persino l’infrastruttura ondine è fatta abbastanza bene, priva di lag e piuttosto comoda. Non è certo il Live, ma è meglio del solito. Vi sono anche dei livelli del single giocabili in co-op a 3, e forse è la parte più debole del multiplayer, ma comunque, dopo averne affrontata una con Tanzen e Stobbart e una con RH e Flaviano, posso dire che risulta assolutamente piacevole.

E questa è la cosa fondamentale: Uncharted 2 è divertente, mi sono divertito come un pazzo a fucilare RH- con il pompa, e mi sono divertito altrettanto con un faggy caga granate in mezzo a un attacco di diarrea.

Sony merda?

giggio

Sconnessa nei periodi, eccessivamente autoreferenziale e un po’ paracula. 4 (alla versione corretta) per la buona volontà.
Prof. Evarista Pinto De Paoli

Contributi fotografici by Mauz, Boygio & The Real Giustiziere.


1 commento a “Nathan Jones e il mistero del 30% perduto”

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