Vi presento il Coimbra - { Lettere dalla Mansarda }
LPf, Lunedì 1 Settembre 2008 @ 20:42

Io, la montagna nel cuore, cantava Guccini. Niente è più mio, intimo, di quella montagna, la colonica dov’è nato mio padre, il bosco di castagni, il sassone nel fiume con sopra inciso Pisaneschi, 1827. Eppure tutte le volte che passo davanti a quella che era casa del Coimbra, dove oggi sorge un lussuoso agriturismo per olandesi spendaccioni, mi si spezza letteralmente il cuore, mi si spacca, divide, dimezza. L’intento sarebbe quello di voltarsi dall’altra parte, andare oltre, quando va sempre tutto a puttane…

Non riesco a non gettare l’occhio sul suo terrazzino, impensabile, è più forte di me. A volte c’è addirittura qualcuno che legge il giornale, come faceva lui, e allora mi arriva quella stilettata che in qualche modo cercavo, decisa, fredda, precisa. Zac. Quanto tempo è passato? Quanti anni? Crescere non significa solo perdere i capelli, avere una stronza per casa che strilla più di tua madre e un pacco di bollette da pagare su quel mobiletto, no, significa essenzialmente aver perso il più grosso dei tuoi privilegi: quei maledettissimi, infiniti, tre mesi di vacanza. Due mesi in montagna, pace, asilo, uno al mare, con la prima settimana di broncio perché volevo restarci. In montagna. Le salsicciate notturne nel bosco, le prime sbronze, i primi voli dal motorino, le prime vampate per le fighette, le improvvisate, il Coimbra nel suo periodo di capellone bassista. Ma a differenza di tutti gli amici che mi sono fatto lassù, e che ancora vedo e sento, il Coimbra lo trovai fatto. Nacqui e già c’era. Dio solo sa da quanti secoli. E certo è che non fosse un bambino come tutti: era il primo nerd d’Italia. Un caso umano. Da studiare e possibilmente riprodurre su larga scala. Nasone, occhiali, riporto, occhi da pazzo criminale, collo secco, risata esplosiva, imprevedibile: era un pazzo. Uno squilibrato. Già da bambino. Eppure avrebbe cambiato irrimediabilmente il nostro destino d’ignari casual player possessori di un fiammante Vic20 che nostro padre aveva preso al lancio, mi son sempre chiesto per farsene di cosa. Ancora non sapevo leggere e già aveva una console, l’Intellevision, ancora non sapevo scrivere e lui lo faceva in basic, per quanto sembri una follia a dirsi. Saltò di console in homecomputer conducendoci per mano nel regno del gameplay, finché un’estate non si presentò con la faccia serissima, occhiali appannati, ultimo ritrovato del progresso e della performance sotto al braccio. Lo chiamò semplicemente il Nintendo. Tremavi a vederlo, tremavi a toccarlo: era fuori qualsiasi parametro.

Avremo modo e tempo per approfondire nel dettaglio le milionate di sfumature di quell’uomo, per qualcuno un genio, per qualcuno un visionario, per altri semplicemente un impedito, per altri ancora un buffone, ma è doveroso andare per gradi consci del fatto che sia impossibile demarcare una linea fra storia e leggenda, esistenza e mito.

Partiamo da qualche filmato meramente introduttivo. Il ricordo del bambino Coimbra. Io che ogni giorno mangio in due secondi per correre da lui, sua madre sta ancora sparecchiando “Ciao Bruna, c’è Fabrizio?” domanda retorica quando dal salotto proviene quella musica che già sentivo quando ero nell’aia, sotto la sua finestra.

Il secondo è un treno e riguarda l’uomo Coimbra di oggi, stimato ingegnere di successo, R&D Specialist in Telecom, quindi Project Manager in Vodafone dove oggi è Sales Specialist in Data & Convergence, attore di teatro, appassionato di sport estremi quando nemmeno sapeva dare un calcio a un pallone. Per la cronaca, si, Coimbra proprio per quel motivo, diminutivo di quell’Arthur Antunes Coimbra detto Zico che approdò in Italia nello sciagurato anno di nostro signore 1983 in qualità giocatore più forte del mondo.



Imparerete ad amarlo, a stimarlo, a volerne uno in casa vostra. Perché la vita, senza un Coimbra a portata di mano, non ha il solito sapore. Ma neanche per il cazzo…


2 commenti a “Vi presento il Coimbra”

  1. shinichi

    Hahahahaha cre brividi, il terrazzo del coimbra. L’altro giorno volevo tirargli un sasso e scappare, a quel krucco che se la rideva sul terrazzino mitico. A me faceva ridere, non so perchè mi viene in mente sta cosa, quando andavamo a trovarli il giorno che usciva Dragon Ball (più di recente), e li beccavi tutti e due nella camerina della certosa, coimbra e coimbrino, a morire dalle risate. Qualsiasi domanda e venivi azzittito: “Zitto, ora fammi finire decerebrato”. Hahahahaha, stupendo. Il coimbra che disegnava la mappa di zelda e il coimbrino, meno impedito di lui pad alla mano, che eseguiva gli ordini. Ma quell’anno che te e il coimbrino non eravate in montagna, per un mesetto o giù di lì, e io e il Koba si stette un estate a giocare col satan a Bio Hazard. Stessa modalità: Lui sugeriva ed io giocavo. Ma queste son piccolezze, ce ne sarebbero mille da raccontare. Quella del canguro fuggito dal circo la sentirete presto, o i settaggi del mivar di LPf, un pazzo, e i settaggi del coimbra a Sega Rally. E i racconti, direttamente dagli anni ‘80. Roba pesante direbbe il Giustiziere. Ultima cosa: mi sono ricordato una delle ultime perle che faceva ribaltare il coimbra; il fatto che io, fratello minore di un pazzo, facessi le sue merdate moltiplicate per due, stile Goku-Gohan. Comunque, un mito.

  2. Omega Kid

    Commento solo ora, non avevo fatto l’account :p
    Articolo strano, mi ha fatto sentire come, boh… Quell’euforia estiva, quei tre nanosecondi dove ti senti un Dio, l’aria ha un sapore diverso, il sangue pompa più velocemente, dove è tutto trasfigurato. Dura sempre poco, ma è sempre una libidine.

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