Continua la week awards, oggi tocca alla versione impresentabile del ginko. Ci piace così, un fiume in funari e senza morbide introduzioni. Buona fortuna!
Best amico dell’uomo
La piattaforma dell’anno è il PC. Salgono i numeri. Di venduto e pirateria. Anche il mio vicino ha l’account Steam e GOG. E con l’ondata di ritorno dell’indie gaming il gaming PC acquista ancora più senso per consacrarsi negli sconti di fine anno che sono un delirio in cui nemmeno la pirateria, grande mostro babau del computer, ha un angoletto. Vendi 3 giochi che non avresti mai venduto e recuperi sul quarto sparato a 30 dollari ripuliti da pubblicità, spedizioni, packaging e via dicendo.
Certo le scatole hanno ancora importanza. Certo tutto questo dà un rilievo ancora maggiore al Live Arcade che permette al 360 di campare anche nei momenti di spenta. Ma vince il PC e vince lo streaming. Vince perchè compri subito e ogni gioco pompa la grafica. Le texture e quei modelli senza scalette di Mafia 2 urlano, roboano, squassano le vertebre di una generazione di console in cui i compromessi cominciano a diventare visibili. E poi su PC ci piazzi pure il Kinect, e funziona meglio che su 360. E quando vale 100 euro contro i 1000 di un mac ci fai un media center da piazzare sotto il televisore. E se si scassa non c’è bisogno di piangere. Si può rimediare (passare al mac NdAries). E se non si può amen tanto con 500 euro ci metti su un aggeggio che sarà irraggiungibile dalle console fino alla prossima generazione. Certo è una vittoria temporale solo perché le console sono rimaste indietro. Ma è anche continuativa perché lui è sempre li, pronto a farti spendere miliardi per godere di risoluzioni folli e mostrare quanto è lungo il 2560 agli amici.
Best con due lire strappo le mutande all’industry
Mount & Blade di base mancava di elementi fondamentali. Non l’avrei mai preso se non fosse apparso in sconto estremo su Steam. E lì l’ho fatto. Ho comprato Warband. Anche perché quei prezzi barrati fan gola anche quando si tratta di robaccia.
Ed ecco che s’è aperto il cielo e ha cacato uno stronzo d’oro. Una roba vecchia come il cucco ma avveniristica come lo scaldawurstel casalingo.
Eh sì. Il gioco più bello del mondo l’han fatto due turchi e ci son voluti due tentativi. E sottolineo turchi perché l’essere turchi faccia la differenza in termini intellettuali. I turchi sono esseri umani con tutti i pregi e i difetti del caso. Ma da noi i turchi sono anche leggende storiche, barbari assaltatori marittimi, gente che fuma un sacco e soprattutto gente che non fa videogiochi.
Questi invece li fanno. Meglio di noi. E con una profondità folle. Il comparto tecnico poi visto il prezzo è persino sorprendente. Duecento soldati a botta in 1920×1080 che assaltano e difendono un fortino son roba da matti. E poi chiedevo un seguito di Castles ad ariella proprio l’altro giorno. E come Castles questo ha preso 7. E non te l’aspetti che sia cosi. Che tu possa sposarti la sorella del tuo maresciallo ma debba prima sconfiggere il tipo che le va dietro e questo sia il lord della città dove vuoi costruire la tintoria e non ce la puoi costruire perché quando l’hai preso a calci nel deretano di fronte al re l’ha presa davvero male. E tutto questo non succede in un’avventura grafica ma in un free roaming medievale. Un free roaming privo di oggetti dinamici e dove piatti e forchette di fisica non ne hanno. Ma dovreste vedere quella delle frecce, dei giavellotti e delle accette da lancio. Solo la definizione di spettacolo restituisce la sensazione che si prova nel vedere nugoli di dardi che si piantano su 50 scudi e rimangono li per un bel po’. Così come rimane piantato nel nostro cuore un eroe che è stato un poveraccio, un lord, un maresciallo poi ha mandato tutti a fare in culo, è entrato nel castello del suo signore e ha menato fendenti fino a diventare rosso. E dopo, per festeggiare, una carica di lancia su un agricoltore che fa il furbo. Ma Ayleen se l’è presa a male. E per questo l’ho mandata a fare la diplomatica al sultanato. Così impara. E invece no. Non impara. Non è un titolo del futuro. Ha dei limiti. Ma finché non li vedi non ci credi.
Best non innovo un cazzo ma lo faccio come pelè
Nonostante la fatica per ottimizzare. Nonostante quei cicli da 7 anni che fanno tanto bene al mercato e che costringono le console a sopravvivere affannate in un mondo che va molto più veloce rispetto a 20 anni fa. Nonostante l’arrembaggio dei dildi colorati e delle telecamere impiccione su console escono delle perle. Maltrattate. Non giocate. Messe dietro a titoli che di buono hanno solo il colpo d’occhio e le trovate tecniche ma che per giocabilità le prendono tranquillamente dal primo Gears of War che con le semplici coperture, vecchie come la morte, ha influenzato decine di titoli successivi. Tra queste perle ho scelto Alan Wake con una certa vena polemica. Un sentimento che viene da quel distintivo per i migliori dialoghi conferito a Uncharted 2 da non so chi e sinceramente non mi interessa nemmeno saperlo. Alan Wake ha dei dialoghi. Alan Wake ti fa sentire separato dal tizio che camminava per la foresta con te. Alan Wake ti piazza su un palco con un’armeria e una vagonata di zombie d’ombra che ti caricano. Alan Wake ti fa apparire i mostri da sotto il culo senza che sia un glitch. Alan Wake ti fa leggere del testo, su uno schermo, come non capitava dalle quest della gilda maghi di Morrowind. E, sorpresa, a fine trafiletto non c’è nessun twist. Il best su console va ad Alan Wake, anche per quel motore free roaming strepitoso usato per un corridoio buio e diviso persino in episodi. Un sacco di critiche sono arrivate solo per questo. Molti 9 sono mancati proprio per questo. Ed è questo che ne fa il mio gioco dell’anno. Un titolo che si espande veramente con i DLC che si attaccano come capitoli aggiuntivi e non ti fanno sentire al di fuori del titolo principale. Purtroppo sono sempre una fregatura in termini finanziari visto che solo un modo per spillare più soldi. Ma un motore free roaming usato per i corridoi. Che figata. Più fico ancora di un gioco fatto da due turchi dove hai più libertà che in dieci free roaming da 200 milioni di dollari di conto globale.
Best l’ho preso orizzontalmente e senza vasella
Non scriverò il nome, ma tanto si capisce benissimo, perché alla fine non se lo merita anche se se lo merita pienamente. D’altronde uscire dagli schemi, anche nel tentativo di emularne altri, ha sempre una certa dose di merito. Ma lo giudicherò comunque. Perché certi calci nelle palle arrivano fino in gola e ti sparano una fitta diritta nel cervello. E se non cacci qualche impropero il dolore dura di più.
E dire che si parte da un inizio fantastico per i Quantic Dream e si continua con un proseguo pieno di idee fotoniche anche se troncato all’altezza del collo da una badilata data di taglio. Dunque la terza tappa doveva essere quella buona, pagata salatamente, e s’aspettava in tanti con la bava alla bocca. Ma il punto di arrivo l’hanno piazzato in un baratro. E un sacco di gente nel baratro ci si butta volentieri. Dicendo magari che è inevitabile. Che si emula la TV ed è un esperimento. Ma il videogioco doveva superarla la TV. Perché il videogioco ha già dimostrato di essere ben più interattivo di una pippa simulata con un pad vecchio di 16 anni. Ma poi ti dicono anche che si fa dell’altro. Si vive il momento insomma, gustandolo, agitando la mano su e giù nella speranza che succeda qualcosa di interessante. * forse spoiler, non l’ho giocato, vedete voi se saltere o no fino alla prossima nota colorata NdAries * E succede, un paio di volte, ma poi tutto quello che hai fatto non conta più una fava perché quello che ti hanno fatto vedere non è mai successo. * Qui * E per recuperare una delusione di tale portata non basta certo la serie di minigiochi a tratti piacevoli ma che sarebbero stati graficamente più appaganti in un Laser Game. Perché è quello il problema. Io compro la PS3 che qua e la fa i miracoli visivi. Ci metto un gioco senza motore fisico, senza hud, senza shooting. In pratica un motore che non usa risorse. E lo riempo di oggetti in bassa risoluzione? Alterno case perfette a quadrati di cemento senza una texture? Disegno gli esterni come se dovessi farci girare su i 200 modelli shaderati di Mount & Blade: Warband? Scazzo le telecamere in un minigioco ambientato in una stanza ferma? Faccio apparire una scena del crimine in risoluzione enormemente più bassa di quanto non sia in realtà? No, dico. Mi state prendendo per il culo? La struttura a bivi va benissimo. La scena del centro commerciale è favolosa. E il resto? Il minigioco della macchina e quello delle scosse elettriche? No, sul serio, il Laser Game può dare ancora tanto. E poi per agitare su e giù la mano basta mettere su un pornazzo di quelli fatti bene, dove la protagonista sembra proprio quella bonazza della mamma del compagnuccio delle elementari. Ciao Michele.
Best Sci-Fi
La sci-fi è un genere a se. Serve un sacco di fantasia per metterla su. Fantasia che si è assopita nei titoli che guardano al passato e ha rischiato di morire anche guardando al futuro. In termini di Sci-Fi dopo Blade Runner, Half-Life e Halo s’è visto poco di non riciclato. Tutto già visto, anche quando di ottima fattura, e non parlo di meccaniche o di grandi sentimenti. Parlo di situazioni. Di comportamenti. Di avventure.
Tolti i bivi certo resta poco di quel capolavoro che si chiama Kotor, ma l’azione di Mass Effect 2 è sicuramente preferibile alla rigidità del primo che non poteva certo confrontarsi con i turni dinamici di Baldur’s Gate 2 e nemmeno con quelli di Dragon Age. quindi, in barba a chi lo voleva solo gioco di ruolo anche se non era il caso né era possibile, i giovini di Bioware, accusati di puntare ai casual, hanno fatto la scelta giusta. Un po’ di skill personale e un po’ di skill simil RPG. Il tutto intervallato da situazioni differenti. Perché quella è la chiave e consente ai bivi, seppur limitati, di avere un senso. Dunque un processo qui, due minerali da raccogliere la, una sessione di cecchinaggio lì e una summa di tutti i bivi più altri bivi per la missione finale che è il prosciutto in un panino al prosciutto. Si concentra tutto lì. Come nel primo. Corale e definitivo. Ma nel primo il sugo era tutto filmati. Qua lo gioco. E per qualche attimo torni indietro a Mount & Blade: Warband che è uscito dopo ma è un gioco bello di mille anni fa.
Best per la piattaforma di riferimento
Mount & Blade: Warband si aggiudica anche la classifica PC grazie ai tramonti spettacolari e alla possibilità di liberare i prigionieri. Non starò qua a rompervi le scatole con la possibilità di liberare gli altri lord, di farsi un proprio regno, di scatenare guerre, di convincere un regno ad attaccarne un altro, andargli alle spalle, e fottersi tutti i castelli sguarniti. Non vi romperò le scatole nemmeno con le tre parate differenti, gli stili di armi, le caratteristiche e le abilità che sono tutte utili. Tutte implementate perfettamente. Tutte funzionanti. E non perderò nemmeno tempo con le decine di personaggi unici che possono seguirci raccontandoci la storia dei luoghi in cui sono nati e discutendo tra loro consentendoci di prendere decisioni cruciali che possono accrescere la nostra capacità di comando. E sicuramente non vi parlerò di amicizie, inimicizie, sfide, tornei, duelli e cariche da 100 lance su 100 cavalli animati perfettamente che si fermano credibilmente. E sapete con cosa non concluderò? Con i comandi impartibili alle truppe che consentono di sfruttare tatticamente e realisticamente il terreno con un realismo impressionante.
E se per caso dovesse saltarvi in mente di alzare la difficoltà dell’AI, che a poor è decisamente rimbambita, aspettatevi qualche altra sorpresa. Nessun miracolo, perché l’han fatto due turchi, e come prima la maiuscola va sul due e non sul turchi, ma son Due turchi che vorrei conoscere. Gli manderò una mail per rendermi disponibile anima e corpo per qualsivoglia progetto abbiano in mente. Perché io li amo. Sul serio. E per questo non voglio vederli in faccia. Perché anche se non ho pregiudizi sono un misero ometto e me li immagino coi baffoni, la scimitarra e le scarpe con la punta arricciata. E comunque è un segno. Mia nonna di cognome faceva Zemide. Viene da Tzemid. Io sono nato perché i turchi hanno assaltato Genova. E oggi sono rinato perché i turchi mi hanno mostrato la via.
Best fisica ever in un calcetto
Il germe antievolutivo ha infettato centinaia di cervici e l’innovazione non fa più gola. Non ci sono altre spiegazioni per la strenua difesa di PES che, un tempo sinonimo di sonarità, è oggi un timido gridolino di indipendenza schiacciato da un’EA Sports in gambissima. Non solo ormai si permettono di cassare progetti con noncuranza, cosa che gli altri dipartimenti di EA non potrebbero mai fare o sarebbero calpestati dal piedone gigante del megaborg che Moore tiene in cantina, ma hanno introdotto la fisica randomica in un calcetto. E io dico, una roba che stupisce quei quattro sonari desensibilizzati degli sviluppatori non fa presa sui videogiocatori annoiati? Modelli, palleggio, manuale, cori, impianto altisonante, musichette. Che cazzo devono fare per piastrare un PES che Konami ha affittato a 15 persone disperate senza degnarsi di comprargli nemmeno un SDK aggiornato per lo meno in questo millennio?
Best ci becchiamo stasera che quest’erba fa paura
Menzione d’onofrio per Two Worlds. Un titolo con un combat potenzialmente buono e con quest e skills a tratti fantastiche trascurato per un multiplayer favoloso ma troncato sul picco del coito grazie all’evidente stato di confusione di un crucco sballottato a destra e manca da altri crucchi e probabilmente stordito dalle aggressioni di un LPf sempre meno contenibile. Best erba ever, tanto che i fumi ingannano la percezione delle distanze tentando di celare anche il best inganno ever esaltato da una modalità multiplayer capace di far fare bella figura alla piscina di pallette di plastica dell’Ikea. Una piazzata di gruppo insomma. Per un titolo esaltato e affossato senza che ci sia alcun motivo se non la disperazione di una manciata di mortali che tracimano tutto nella disperata ricerca di un MMORPG fotonico, con una trama galattica, con una mappa universale e con dei tramonti protonici che tengano impegnati il Grifo e l’LPf. Ovviamente le distanze devono essere reali e il titolo deve essere obbligatoriamente studiato per massimo 16 giocatori. Ma anche 8 va bene.
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