Zeus, numerati le ossa perché vengo a mischiartele! - { Curia, Delibere }
Esulo, Mercoledì 7 Aprile 2010 @ 09:45

Forse siete già andati in basso a leggervi il voto, o forse no e credete di trovarvi di fronte all’ennessima recensione che coralmente premia l’ultima fatica dei Santa Monica Studios. Nel primo e nel secondo caso ecco che vi si da subito l’epilogo: no, God of War 3 non è il capolavoro che sembrava, non è uno dei migliori giochi dell’anno e non è neanche lontanamente uno dei migliori giochi della generazione. E questo lo dico non perché qui si è boxari, ma perché alla fine dell’avventura ti vien da dire: “Ok, ma dov’è il bello?”.

Ma iniziamo dal prologo: Kratos è incazzato nero, suda e farnetica, promette botte da orbi per tutti gli dei appollaiati lassù sul Monte Olimpo (qualcuno già riposa in pace, come buona parte dello zoo mitologico dell’antica Grecia). Il fantasma di Sparta, un tempo miserevole pedina nelle mani del barbuto e scultoreo padre Zeus, oggi avrà la sua vendetta, aiutato dai Titani, esseri colossali pronti alla riconquista del potere. Le gesta del calvo cinereo vengono narrate nella bella sequenza iniziale in stile animazione flash, molto d’effetto e sorretta da una colonna sonora maestosa. Santa Monica ha però pensato che la sola sequenza introduttiva (per quanto ben fatta) potesse fare da legame tra i fatti accaduti nei primi due episodi per Playstation2 e questo per la nuova piattaforma Sony. Peccato che l’uscita di God of War 2 risalga a tre anni or sono e non dubitiamo che in molti avrebbero preferito un maggiore sforzo per rinfrescare la memoria.

Iniziamo a giocare e non c’è dubbio alcuno che l’impatto scenico è impressionante: anche se la telecamera (fissa, lo ricordiamo) rimane sempre ad una certa distanza per abbracciare una vasta area di gioco, il modello di Kratos appare tra i migliori che si siano mai visti in un videogioco. Il numero di poligoni che lo formano si può solo ipotizzare che sia altissimo (o magari qualche guru tecnolgico vi snocciolerà la cifra esatta), ma l’impressione, incredibile, è quella di trovarsi di fronte ad un giocatollo della serie Masters of the Universe che prende vita dentro lo schermo. E mentre Kratos mazzuola soldati non morti a destra e a manca, sullo sfondo vediamo il titano Gaia che si arrampica sull’Olimpo, con una quantità di particolari che potrebbe sfiorare (e confondersi con) la computer grafica. Lo scalpo vi sarà fatto quando vedrete e combatterete il primo boss, nonché primo dio a cadere per vostra mano in quest’episodio. La qualità delle animazioni, la mole poligonale e l’ottimo uso degli shader faranno davvero balzare la console Sony ai primi posti nella graduatoria tecnica. Il tutto immerso in un antialiasing molto spinto, almeno sui modelli poligonai in primo piano. Lo scontro in se è bello a giocarsi oltre che a vedersi, con quick time event davvero ben inseriti e molto spettacolari, con Kratos che fa di tutto per appagare i vecchi e nuovi fan, con un misto di fisicità e cattiveria davvero convincente e, importante, divertente. Insomma, se si dovesse giudicare questo titolo dalle prime battute, saremmo già agli estremi superiori di ogni scala di valutazione.

Il problema, grande e grosso, è che dopo questo avvio al fulmicotone, il gioco piomba nella monotonia e nell’autocelebrazione fine a se stessa. Anche la componente grafica sembra cadere in una qualità inferiore: abbiamo sempre i migliori shader che si siano mai visti, fonti di luce molto convincenti (anche se dal raggio limitato), ma la qualità delle ambientazioni non brilla mai, le texture applicate alle superfici sono piatte e monotematiche, la quantità del dettaglio è ben inferiore a titoli come Uncharted 2 o anche i Gears of War per Xbox360. Il tutto immerso in un buio che alla lunga stanca. E senza dimenticare la telecamera fissa che avrebbe potuto permettere maggiore fluidità al motore (fluidità che cambia marcia tra interni ed esterni, ma che rimane comunque soddisfacente). In molti poi riscontrano problemi di input lag, probabilmente dovuti all’antialiasing gestito dal Cell, ma qui non ci sentiamo di annoverare questo problema tecnico che, anche fosse presente, non inficierebbe la giocabilità.

Andando avanti appare anche palese il discorso di cui sopra: i Santa Monica paiono essersi fermati al 2007, parlano di eventi passati come se tutti avessero giocato ieri i precedenti capitoli: re-incontreremo le figure di Efesto e di Atena (tra le altre), avremo di nuovo come obiettivo il vaso di Pandora, ma senza che ci sia una reale sceneggiatura a fare da collante con i fatti avvenuti in passato. Molte figure e situazioni avrebbero necessitato di un maggiore approfondimento, e avendo a disposizione un intero bluray disc, tre anni di lavoro e i fondi di Sony per progetti AAA, questa lacuna appare senza giustifica. Sia chiaro, un giocatore poco attento alla storyline, intento a godersi gli scontri contro i mostri mitologici, potrebbe non sentire la reale necessità di una narrazzione più accurata, ma per gli altri potrebbe essere difficile entrare in empatia con il personaggio e passionarsi alla storia, in un’era videoludica in cui il confine tra gioco e cinema diventa molto labile. Complici della lacuna anche dei dialoghi tagliati con l’accetta, poco chiari e sviluppati, che in alcuni casi sembrano il frutto di errori di traduzione.

Questa non proprio brillante stesura e realizzazione della sceneggiatura già mina l’interesse per le gesta del fantasma di Sparta, ma quello che, oltre a rafforzare il senso di straniamento, pregiudica buona parte dell’esperienza sono le ambientazioni: poche, ripiegate su se stesse, da riesplorare in iterazione continua, tutto in nome di un backtracking eccessivo di cui francamente non si riesce a scorgere l’utilità. E anche in questo caso dialoghi centellinati e neanche tanto intellegibili non ci fanno capire la geometria delle locazioni, come si concatenano le une alle altre. Questo grande difetto del gioco sarebbe senza dubbio mitigato se fossero stati riproposti i bellissimi scenari che hanno reso celebri i predecessori. Ma anche in questo caso la direzione artistica presa è claustrofobica, decadente, spesso scontata e mai realmente sorprendente. Per carità, alcuni interni rimangono bellissimi, con quegli shader davvero sugnosi a fare miracoli. Ma di nuovo, siamo lontani dagli scorci idilliaci dei primi episodi e in questo terzo titolo del dio della guerra pare che la mitologia sia asservita solo alla rappresentazione del sangue&merda.

Ma è anche giusto non fossilizzarsi su queste critiche e esaminare più aspetti del titolo, come, componente fondamentale per questo tipo di giochi, il combat system. Personalmente, non mi sono mai sentito di criticare la semplicità del CS dei primi capitoli, anche quando vi erano feroci attacchi da parte di chi vedeva in Ninja Gaiden lo stato dell’arte del combattimento elettronico. Due tasti per differenti tipi di colpi, un tasto per la presa dell’avversario e per innescare i vari quick time event, armi differenziate e levetta destra per schivare/evadere, erano buoni ingredienti per un modello divertente, non tecnico di certo, però funzionale e appagante. In questo terzo episodio siamo là, il tutto funziona ancora bene, con le anime si possono potenziare armi e magie e presto ogni giocatore troverà lo stile più adatto alle proprie caratteristiche (si può preferire l’attacco a distanza con l’arco, le magie ben diversificate, il tecnicismo delle varie armi a catena oppure la carica a testa bassa con l’arma da mischia), stile che risulterà sempre variabile a seconda dell’avversario (o avversari) che Kratos fronteggierà. Giocato a livello Titano, gli scontri rappresentano una bella sfida, magari troppo impegnativa e addirittura frustrante nelle prime battute, ma decisamente soddisfacente una volta appresa la tecnica più consona allo scopo. Purtroppo anche sul combat system ci sono ombre che l’offuscano, almeno in parte. Bisogna ammettere che le animazioni a schermo sono tante, troppe, così come gli effetti scenici, e, quando la telecamera sarà distante dalla scena, più di una volta vi capiterà di non avere chiaro chi colpisce e chi subisce, magari ritrovandovi Kratos esamine a terra senza saperne il motivo. Alcuni scontri si perdono perché semplicemente si crede di far qualcosa mentre se ne fa un’altra, ritrovandosi a portata del colpo micidiale che tira via 3/4 della barra energetica. Insomma, un maggiore feedback visivo nelle collisioni non avrebbe guastato. Pollici in giù anche per le fasi di volo, spettacolari sì, ma che si riducono in uno sterile trial & error da ripetere molte volte fino a memorizzare i percorsi. Ma ammettiamo pure che questi siano dei nei che non inficiano il combat system, a togliere smalto agli scontri rimane un pesante senso di deja-vu e ripetizione a cui Santa Monica non ha saputo o voluto porre rimedio. Gli scontri si svolgeranno tutti in piccole stanze, prevedibilmente con la roba più grossa che viene fuori dopo la roba piccola, in cui saremo chiamati solo nel corpo a corpo. Il paventato uso delle cavalcature c’è, ma ridotto ai minimi termini e mai davvero funzionale (se non nella fase di Elio, la stessa vista nella demo). Inoltre, sebbene alcune bestie siano fatte davvero bene (come ad esempio i cicolpi), si ha esattamente lo stesso bestiario visto negli episodi precedenti, davvero nulla di nuovo o degni di nota. Le fasi riempitive contro i soldati non morti possono essere tranquillamente scambiate per quelle dei capitoli per Playstation2, tanto è vero che i modelli di alcuni nemici non paiono avere subito balzi grafici. Anche alcune introduzioni al gameplay paiono essere lasciate in sospeso, come alcune armi che servono per superare dei punti particolari, ma poi non più utilizzate. Non costava nulla, davvero, introdurre qualche diversivo tra un combattimento e una scalata, le stesse cose che abbiamo visto nei precedenti capitoli, ma che andavano ampliate quando si deve riproporne uno nuovo.
Siamo a una conclusione di una trilogia, è vero, però ci si è anche lavorato tre anni e le basi e i mezzi per creare ex-novo un titolo che brillasse di luce propria c’erano tutti. Ci chiediamo se Santa Monica avrà di nuovo occasione di dimostrare il suo potenziale in questa generazione senza essere imbrigliata in meccaniche per accontentare i fan.

Alla fine si arriva allo scontro finale passando per una neanche tanto lunga serie di ripetizioni visive e ludiche, aspettando che ci sia un decollo che giustifichi lo smisurato hype di questi mesi. Decollo, che lo si sarà capito ormai, non avviene. Certo ci sono dei balzi, delle parti sopra le righe, della roba che presa a sé andrebbe scritta nelle antologie (sopratutto alcuni scontri con i boss e un incontro decisamente piccante), ma al di fuori dei quali pare mancare l’emozione profusa nei precedenti capitoli (se si esclude lo sciagurato episodio per PSP), emozione che evidentemente i Santa Monica avevano saputo creare in un misto di amatorialità e voglia di rivalsa verso le mega produzioni nipponiche dell’era 128bit.

Allora, che si fa, la si compra o no questa terza avventura dell’incazzato ex-dio della guerra? Il consiglio è che andrebbe giocato perché se ne è parlato fin troppo e costituisce un po’ la storia videoludica di questo 2010, in fondo il gioco sta facendo incetta di votoni (quanti in totale sincerità e obiettività, ci chiediamo), preso a sé stante potrebbe essere un piacevole diversivo, da rivendere una volta portato a termine. Non è una killer application, se lo fosse, lo sarebbe in misura anche minore rispetto ad un titolo come Killzone 2. Magari il consiglio migliore è prenderlo dopo che verrà fuori la riedizione dei vecchi capitoli (a giorni) in alta definizione, in modo da giocarli tutti e tre come fossero un unico titolo.
Avrei davvero voluto i Santa Monica sul tetto del mondo con un titolo epocale come fu il primo God of War. Li si aspetta calorosamente alla prossima prova dove, ne sono convinto, non saranno costretti ad ‘accontentare i fan’.

pierpo78


1 commento a “Zeus, numerati le ossa perché vengo a mischiartele!”

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