Bad Kids - { Omega Zone }
Darish, Martedì 30 Settembre 2008 @ 13:48

“Che bambini!”, mormorava il Tyler Durden di Fight Club, assistendo a una scena di cui era il diretto responsabile. Perché tutto sommato, dopo aver raso al suolo i banchi di credito della città, quello che rimane è un genuino, candido, spirito bambinesco. Niente scopo, è solo voglia di far qualcosa di distruttivo, ma che sia specialmente a carico di un apparato che in qualche modo ci soffoca. La domanda non è “perchè?”, ma piuttosto “perché no?”.

Qui sta il punto. Tanto più ci troveremo in sistemi repressivi e lobotomizzanti, tanto più matureremo la voglia di distruggere. Per vedere l’effetto che fa. Non cambieremo nulla, ma questo petardo sparato in chiesa se lo ricorderà qualcuno. Spirito iconoclastico. E forse chissà, magari domani qualcosa potrebbe anche cambiare. Ecco quindi che il mio fido supercomputer Euclide, a cui non sfugge mai nulla, mi suggerisce un personaggio assolutamente perfetto per questa terza visita nell’oscura Omega Zone.

Chris Cunningham, classe 70, inglese, ha militato al fianco di famosi registi e in genere ha fatto un sacco di cosette gustose. Tra le altre lo spot Mental Wealth per Playstation, Afrika Shox dei Leftfield, All is full of Love per Bjork. Ma a noi interessa il Chris iconoclasta, il terrorista visivo che lo consuma internamente, e gli permette di sfornare capolavori deliranti come i video realizzati per un altro cervello fritto di razza, Aphex Twin. Se non sono matti non li vogliamo. Altrimenti che underground sarebbe? Bambini troppo cresciuti, Peter Pan infernali con tanta voglia di far casino, ma senza giustificazioni… Per vedere l’effetto che fa. Menti geniali o equivoci, non ci interessa, ci interessa un bel cazzotto in faccia. Perché è solo allora che ti senti vivo, quando non hai più riferimenti.

Come to daddy, Windowlicker… E Rubber Johnny. La storia di questo curioso aborto è sfiziosissima e caratterizzata da un iter assolutamente criminale, per questo è già un cult. Il progetto nacque nel 2001 come un piccolo teaser per la presentazione di Drukqs. Il video è liberamente visionabile nel minisito dell’album. Rifiutato da qualsiasi emittente televisiva (celebre il ban di Mtv), il filmato mostrava un umanoide dalla testa gigantesca immobilizzato su una sedia a rotelle. Elephant Man? Eraserhead? O un semplice freak? La risposta sta nella zona più recondita del nostro cervello bacato. Ci sono voluti altri 4 anni di lavoro per arrivare alla versione definitiva, un cortometraggio di 6 minuti uscito solo su Dvd, con delirante booklet allegato. Questa volta scopriamo che Rubber Johnny (il titolo fa riferimento al preservativo) non è solo, ma accompagnato da un piccolo chihuahua. Il video riprende quello del 2001, ma prosegue mostrando il nostro eroe capoccione impegnato in tutte le attività immaginabili da un cervello marcio. Sniffa, gioca col suo cane evitando letali raggi laser, vola, si arrampica sui muri, scompare nel nulla, cambia forma, si disintegra sullo schermo in una poltiglia di carne e ossa. Il tutto (perfettamente) a tempo con un complicatissimo brano di Aphex Twin, Afx237 v7.

Girato quasi totalmente in infrarossi, l’opera oscilla tra il terrificante e grottesco, se non addirittura comico. Ma rimane uno spettacolo piuttosto destabilizzante, e, per molti, un’autentica schifezza da atomizzare. Noi prendiamo in esame proprio questo video, perché, come specifica Euclide, c’è gameplay. Difficile pensare che Chris non sia un videogiocatore, è creativo, è visionario, è completamente pazzo. Quindi illuminato. Che sia consapevole o meno, il feticcio che dipinge a schermo è il perfetto simulacro del player. Eternamente connesso alla sedia a rotelle/poltrona, con un cranio non più in grado di contenere tutte quelle informazioni, con il corpo non più in grado di reggerlo.

Ma il corpo non esiste più, nella realtà, quella degli oppressori, è solo un tronco abbandonato in una cantina. E’ la mente che corre, si espande, esplora nuovi mondi, sniffa, evita letali raggi laser, vola, si arrampica sui muri, scompare nel nulla, cambia forma, si disintegra sullo schermo in una poltiglia di carne e ossa. Come Johnny si libera da quel decomposto involucro di carne e vola lontanissimo, ai margini. Tutto grazie al potere propulsivo di un media, la musica come il videogioco. E tutto si distrugge e si rigenera, in un loop inebriante. Ma prima o poi il trip finisce, e quel mondo terrificante e temuto, là fuori, spalanca la porta, irradia luce carnivora e ci riporta nelle nostre precarie strutture. Per questo l’impulso videoludico non si arresterà mai, perché siamo bambini cattivi. Tanto più ci troveremo in sistemi repressivi e lobotomizzanti, tanto più matureremo la voglia di distruggere. Per vedere l’effetto che fa. Non cambieremo nulla, ma questo petardo sparato in chiesa se lo ricorderà qualcuno. Spirito iconoclastico. E forse chissà, magari domani qualcosa potrebbe anche cambiare.

Premo invio.


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