Facciamo sul serio, perché col calcino non si cazzeggia, usciamo subito dagli stereotipi, al rogo i soliti pippardoni inutili e entriamo in campo. Pensiamo al campo. Guardiamola dal campo. Entriamo nel vivo della manovra, nel gioco, in game, come solo LPf sa fare, arrivando all’anima di questi due benedetti giochi nel tentativo di capire se sia il caso di prenderli entrambi, nessuno dei due o uno soltanto…
La storia di Konami ed EA non è troppo diversa da quella di svariati competitor, in cui uno, forte di una posizione affermata e consolidatasi negli anni, comincia - vuoi per ozio vuoi perché rincorrere è più facile - a perdere un po’ il passo, mentre quello che insegue riesce a migliorarsi costantemente nel tentativo di recuperare terreno, ora seguendo le orme di chi sta davanti, ora mettendoci del proprio, ora prendendo coscienza del fatto che l’altro non sia poi così lontano. Correndo EA ha senz’altro capito una cosa: che quella vecchia carogna del codice di PES, e quelle maledette routine, son stati affinati, limati e levigati per troppi anni per potere essere eguagliati e anche riuscendoci la cosa avrebbe avuto tutt’altro che un senso compiuto allorché ti saresti trovato a proporre un clone di un prodotto di successo – e non è così che si supera chi ti ha in scia. Meno maldestre di ieri che siano, le routine di Fifa non sarebbero mai potute essere l’arma per far breccia nelle platee hardcore, né in tutti coloro che da qualche anno già mugugnano e bofonchiano davanti ad edizioni di PES, fra alti e bassi, troppo simili l’una all’altra. L’idea è stata quella di svincolare il gioco dai binari che lo governano, concezione, questa, a tutto tondo, decisamente next gen nelle ossa. Una volta settati i controlli su Manuale - peraltro sintonizzabili anche su Semi o Assistiti perché giustamente allo stadio ci vanno tutti – il giocatore, novello Neo, non è più schiavo di un codice, ma agisce liberamente (più o meno liberamente) al suo interno, senza che la CPU lo reindirizzi, ricalcoli, reincarnali all’interno di quelle che sono routine più o meno prestabilite. Ed è solo un aspetto di questa emancipazione. L’altro riguarda la possibilità di lanciarsi online con altri nove compagni, ognuno alle redini di un singolo giocatore (tranne il portiere, gestito dalla CPU), contro altrettanti avversari umani, ognuno col suo giocatore, ognuno nel suo ruolo, tutti svincolati dalle routine che regolano e governano i calcini da che esistono. Come dicevo prima visione decisamente all’avanguardia, tanto a livello tecnologico che concettuale e capace di poter offrire un’alternativa eccezionale a quello che è, e rappresenta, il “solito” calcio Konami. Questo – verrebbe da aggiungere purtroppo - non significa automaticamente abbandonare la scia dell’avversario e mettere la freccia. Perché i difetti cronici che affliggono le produzioni EA sono tutt’altro che risolti e con le sole belle idee non si fanno i bei videogiochi. L’input lag è fortissimo, l’azione procede goffa e stanca, il controller risponde sempre a scoppio ritardato e le barre da dover caricare in prossimità non solo dei tiri ma anche dei passaggi, dei filtranti e dei cross, lo fanno sembrare più inutilmente impacciato e pesante di Windows Vista. A questo va ad assommarsi una fisica della sfera a dir poco farlocca, non tanto nelle collisioni con gli striker, quando proprio a livello di accelerazione, pesantezza e rimbalzo, al punto di farla somigliare più ad un pallone da spiaggia che ad uno di cuoio. Talvolta si ha addirittura la spiazzante sensazione di giocare ad una gravità falsata, manco fossimo sulla Luna. Il ritmo partita è troppo blando se si pensa al calcio giocato e il tutto frana letteralmente – calcisticamente parlando – sotto l’ultimo fardello che il brand è costretto a portare da sempre, ovvero tutte quelle licenze così appetitose gettate nell’inceneritore dell’ignoranza, sfruttate all’insegna del minimalismo e dell’approssimazione, fra skin completamente fallate e inventate, e quello che è peggio caratteristiche peculiari dei vari giocatori (peraltro tutti gemelli per postura e portamento) totalmente misconosciute: fra un Toni e un Totti, per farla breve, ci son giusto due consonanti a demarcare le differenze calcistiche dell’uno dall’altro.
Ovviamente Konami corre oramai con gli occhi fissi sullo specchietto retrovisore. Soprattutto per via dello scorso anno, quando si trovò il paraurti di Fifa praticamente in bauliera. PES aveva un netcode semplicemente disastroso, uno scempio senza precedenti nell’online gaming su console, senz’altro la più evidente, ma non per questo l’unica, fra un elenco di sbavature più o meno malcelate. Il tutto condito da un inalienabile, lornioso, senso di dejavu che ti accompagnava nell’imbastire ogni azione, alla faccia di quelle strepitose routine così scartavetrate e raffinate con l’avvicendarsi degli episodi. Il suo obbiettivo per quest’anno era riscrivere l’online prima di tutto, e svecchiare il gioco divincolandolo da quel codice padre padrone per quanto più fosse possibile. Non abbiamo avuto modo di provare l’online – che vanta svariate modalità inedite: 2 vs 2 inclusa – sappiamo solo che già nella mattinata di domani (ovvero oggi - quando upperò questo pezzo) sarà disponibile una patch, ma sia chiaro: il discorso sull’online di questi due prodotti non si può fare su due piedi, occorrono test prolungati e in condizioni di gioco perfette; ad oggi non esistono basi solide su cui poter poggiare un discorso serio nemmeno su Fifa e torneremo sull’argomento – con un nuovo confronto - solo quando sia EA che Konami ci metteranno in condizione di accumulare le necessarie ore di gioco. Limitiamoci a dire che senz’altro quello è un aspetto di PES su cui si è lavorato, assieme ad un miglioramento doveroso del comparto tecnico/artistico e a quella opportuna svecchiata del codice di cui parlavamo. Anche PES tenta di svincolarsi dal suo vecchio codice, basta dettare un passaggio di piatto nel nulla per rendersene subito conto. Col cambio del cursore su Manuale il gioco è letteralmente stravolto, devi fare un passo indietro e tararti sul Semiautomatico per riavvicinarti ai vecchi episodi, ma già senti quanto c’è da lavorare di trigger. In pratica controlli solo lo striker selezionato, mentre gli altri li muove la cpu, e lo fai in modo tangibilmente affrancato dalle routine: nel momento in cui skippi da un giocatore all’altro ti accorgi che puoi addirittura controllarne uno senza palla e lasciar giocare la squadra per i fatti suoi. Curioso sulle prime, ma senti subito come il gioco sia costruito su “quello che fai con quel giocatore” a prescindere dalla peculiare modalità destinata all’uso di un solo striker. Sia chiaro che ti trovi subito a tenere le redini di tutta la squadra, ma è come se il giocatore che selezioni si chiamasse fuori da qualsiasi routine diventando entità a se stante e unicamente sotto il tuo potere decisionale. Sullo sfondo i movimenti di compagni e avversari senza palla, che restano quanto di più sofisticato si possa chiedere ad una simulazione calcistica. Il feeling stesso è stato letteralmente stravolto: rigido, solido, con cambi di direzione repentini, a tratti geometrici, e finte ridotte all’osso, addirittura più che nella primissima incarnazione su XB360 da molti proprio per questo criticata. Molto di più. Scordatevi del tutto la dinoccolata “gommosità” della scorsa edizione, a tratti più vicina a Perfect Striker che non a Winning Eleven: qua si torna praticamente agli albori e qualcuno capirà presto perché mi sento di chiamare addirittura in causa Winning Eleven 4. La danza attorno alla palla segue repentini cambi di direzione, talmente secchi che talvolta rivedi Donadoni sulla palla, l’azione è serrata, nervosa, a prescindere da questa ineluttabile rigidità di fondo, il centrocampo convulso, con le squadre si pressano in un fazzoletto fra passaggi imprecisi, interventi e raddoppi asfissianti. E’ fisico, solido, con ritmi partita maledettamente sostenuti. Le licenze sono il solito scempio di Konami, ma stavolta s’è lavorato con la testa non volendo decidersi ad aprire mai quel borsello. La Champions League, con tanto di sigla TV riproposta paro paro in forma di FMV, offre il meglio del calcio europeo, mentre le squadre della Serie A, e sopratutto i giocatori che le compongono, sono quanto di più curato Konami ci abbia mai messo per le mani. Giocatori prontamente distinguibili, tutti, per postura e movenze, figuratevi per skin e caratteristiche, ma siamo a livelli in cui questo o quello ti strappano realmente una risata, ora con quell’animazione, ora con quella giocata sottolineata da tanto di cut che indugia sul volto.
Concludendo questo primo round, li avevo provati entrambi, sia a Lipsia che in Italia, ma nessuno dei due mi era parso poi così diverso dalla scorsa edizione, com’è invece successo nelle due sedute davanti alle versioni finali. Distrattamente mi ero fatto l’idea che mentre Fifa andasse incontro a PES affinandosi ludicamente, PES andasse incontro a Fifa affinando tutto il comparto extraludico (telecronaca annessa: strepitosa). Non potevo essermi fatto un’idea più superficiale. Sono cresciuti entrambi, i codici si sono realmente affrancati dai retaggi old gen, sono giochi maturi, incompleti e criticabili entrambi per certi versi, molto sofisticati tutti e due per altri. Ludicamente PES sta ancora avanti, Fifa insegue, scendendo in campo, guardandola dal campo, entrando nel vivo della manovra. Non ci resta che da sciogliere il nodo dell’online, senz’altro il più importante, vedere come funziona questo PES e cosa offrono le nuove modalità, vedere come si comporta nelle medie distanze Fifa col suo futuribile 10 vs 10, dopo di che sarò pronto ad emettere il mio verdetto finale, voti inclusi. Update quanto prima possibile.
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Il PES più brutto della storia: hanno peggiorato nell’unica cosa che ancora reggeva negli anni, schiaffegiando FIFA, ovvero il controllo totale degli ominidi. Sentivi proprio una fluidità nella manovra difficilmente rintracciabile nel diretto avversario. Ecco, con questo PES, scordatevela. Animazione scattosa, farlocca, nei cambi di direzione, irreale a manetta. Animazione della corsa tremenda ed effetto sonoro del pallone calciato ripreso direttamente da SWOS. Risposta ritardata alla pressione dei tasti (che era un altro dei punti di forza del PES rispetto a FIFA). Arcade da paura nella sua velocità. Online da vedere, anche se difficilmente ruscirà a superare le sensazioni e la resa del 10 vs 10 di FIFA; già mitico così com’è, senza ulteriori patch.
Ho fatto poche partite, ma per ora decisamente un disastro… un netto passo indietro.
Risposta ritardata ai comandi: ti riderà dietro mezzo mondo. Detto poi da uno che sostiene Fifa, cioé, credo che riderebbe anche un PR di EA se leggesse questo intervento. Poi si può dire tutto e il contrario di tutto, sul resto, per carità…
Quella di FIFA è ancora più ritardata, però per essere un PES ho notato un peggioramento anche su questo fronte (fiore all’occhiello della saga da sempre). Forse per colpa di quella macchinosa e maledetta animazione del cambio di direzione robottato. Boh, io ho sentito così, pad alla mano. Vediamo…