Sposerò Simon Le Bon. - { Lettere dalla Mansarda }
LPf, Venerdì 12 Settembre 2008 @ 15:26

Si lo so, madre di dio se lo so. Conosco quelle facce. Solite accuse di melodrammaticità cacchia e fiacca, quando è un discorso a ritroso, una cosa che inizi a leggere e pare bruttarella, tediosa, quando a un tratto arriva lo sparo - pam! - e con lui l’illuminazione, tutto questo per dirvi…Per dirci…  Per dirvi cosa? Per dirvi di pensare a lei, non la vostra lei, ma una lei qualsiasi. Senza di lei, la vita sa di fumo e di malinconia, o forse sarebbe il caso di scrivere Lei. O A Lei. Proprio Lei, direbbe Fudo. E allora parliamo di Lei, partendo da lì, senza darle una faccia, andando a ritroso, che forse oggi v’insegno qualcosa…

In un’ intervista al Las Vegas Sun quel parruccone bavoso di Rhodes rimbrotta un giornalista: “Siamo cresciuti in un tempo, gli anni settanta, quando artisti come Bowie o i Roxy Music, in Inghilterra, facevano cose che erano decisamente inconsuete coi loro dischi, per i loro dischi. Bowie, che forse è l’unico al mondo che poteva farlo, cambiava ad ogni album. Si reinventava. Inventava. E reinventava tutto, lo riscriveva. I suoi spettacoli erano sempre qualcosa di speciale… Suppongo che abbiamo imparato un sacco da loro, ed è un modo per dirlo oggi, ma ieri crescevamo semplicemente sotto quell’ombra. Quando abbiamo formato il gruppo sapevamo perfettamente che fosse qualcosa di diverso da ogni altra band esistente, ma prima ancora lo volevamo. Volevamo scolpire il nostro suono peculiare, cambiarlo costantemente, modellare e cambiare la nostra identità, partendo comunque dalla nostra ‘differenza’ . E così quando abbiamo sviluppato queste idee per la prima volta, abbiamo messo tutto dentro, di nostro, di suo… Partendo da quell’idea di nuovo… Di tecnologico… Volevamo essere il nuovo che partiva da lì. Avere il meglio. Essere tecnologici. Utilizzare i migliori fotografi. Quando organizzavamo i concerti volevamo assicurarci di avere a disposizione le luci migliori, le migliori coreografie, e così per le copertine degli album, i caratteri, e tutto quel genere di cose… Per dire, i video… I video sono stati una grossa parte di tutta la macchina creativa perché si trattava di una nuova tecnologia che era appena uscita. Penso che per la prima volta le persone abbiano iniziato a pensare seriamente a fare dei video grazie alle nostre canzoni. Oggi fa sorridere, ma ieri lo inventavamo. Naturalmente ce n’erano già stati alcuni, come quello memorabile che avevano fatto i Beatles per ‘Strawberry Fields Forever’ sorvolando sui film che hanno fatto. Ma con noi c’era come un nuovo modo di guardare le cose. Alle cose. A tutte le cose. E pagava. Il nostro primo videoclip, ‘Planet Earth’, fu girato su video e costò quasi nulla … Dio quanto funzionava, Simon disse ‘Tutti faranno dei videoclip da oggi’, adorava la tecnlogia, l’idea di usarla fino ad abusarne. C’è sempre piaciuta la tecnologia, usarla per la nostra musica, nei nostri concerti… Ci ha influenzato in tutto, in un sacco di modi diversi. In tutto…”.

Non è un caso che la stessa MTV nasca sui video dei Duran, diretti quasi tutti da quel Russel Mulcahy futuro regista di Highlander - l’ultimo immortale. Un autentico rapporto di simbiosi. Un obbiettivo comune: stupire, smerciare. Pensate a quant’era lontana l’era di Internet e al potenziale di quei video per la TV. In un blog, nel 2003, Moby scriveva: “… Erano ossessionati per ciò che noi chamiamo ‘la maledizione dei Bee Gees’ ossia, scrivere canzoni meravigliose, vendere un mucchio di dischi e inevitabilmente incorrere nel biasimo o nel disinteresse dell’estabilishment della critica musicale”. Perché è un aspetto che sarebbe da approfondire: stupire tutti, rapire il mondo, pur costruendo il rapimento a tavolino, sbattendosene della critica. Più affascinante di quello che possa sembrare. Non a caso ciò che ricordiamo dei Duran Duran sono i loro videoclip, i lenti con le tredicenni sudate dell’epoca alle prese col primo mestruo, le regazzotte in lacrime per Simon Le Bon e, sebbene venandola spesso d’ironia, una band che sguazzava in questa posticcia immagine glamour e decadente. E ridicola. Già a tredici anni non avevo dubbi: ridicola. E lo era. Goffa, maldestra. O geniale? Pop Rock, new wave, new romantic, synthpop, caccamerda… Tutti sinonimi. Eppure prendevano tutti per il culo mentre tutti li prendevano per il culo. Da rifletterci quantomeno, anche se accostarli a Bowie è bestemmiare in chiesa. Anche perché, si, una non staticità, un’evoluzione continua e un continuo cambiamento sono palesi e palpabili, ma son stati rumorosi come i peti d’una mosca. Insomma, chi se n’è mai accorto? Era il caso di farlo? Assolutamente no. Eppure c’è una perla inidicibile anche fra quei lentini melodici e strappamutande. Di rara bellezza. Perla, già di quella perla d’album che fu Rio, ovvero The Chauffeur famosa più per quel video censurato, che per questa sua rara bellezza, dove… Dove? Dove, vi spiego, ma ci si deve concentrare un minimo - ed era quello che vi volevo insegnare - dove un bellissimo giro di synth ipnotizza, accompagnando un cantato dolente e sognante, poi la batteria elettronica irrompe, sul finale il fiato ci duetta - ma non pensate a niente di tutto ciò. Pensate solo a quel giro. Ascoltate solo quello. Figuratevi un metronomo. Tum-Tam. Tum-Tam. Sbattetevene se non vi dice nulla. Concentratevi solo sul Tum-Tam, Tum-Tam, sul metronomo. Ora torniamo a Lei. Si. Lei. Tum-Tam. Tum-Tam. Ascoltate solo il giro, ingnorate la musica, ignorate le parole, ignorate quella voce meravigliosa che forse scimmiotta davvero un po’ Bowie, per quanto il timbro sia diverso e assolutamente micidiale. Bravi, ci siete. Ascoltate solo il giro, quel loop infinito e melanconico, finché la voce non smette di disturbarlo ed entra il fiato. Tum-Tam. Tum-Tam. Pensate a Lei. Su quel giro. E a quello che avreste voluto, potuto, dovuto, dirle, farle. Era lì, accanto a voi, più potente di voi. Fermi un secondo però. Mica è la vostra donna: è solo una zoccola. Per quello quel giro è così melanconico. Per quello è così vostro. Volevate incularla? Ma povere mezze seghe… Ecco cosa dice quel pezzo… Che quella sera ce la potevate fare. No, nemmeno quella è da ricordare. Perché son tutti buoni a andare a troia. L’unica cosa che non capivo è cosa fosse l’argento blu e perché lei dovesse cantarlo. C’ho pensato tanto. Sono le sterline, argento e blu.

Oh, non ci ripensavo che siete grandi, vi serve la versione acustica. Giustamente. Il Tum-Tam manca nel suo campionamento ipnotico, ma si sente anche meglio, più nitido, forse è quasi più scandito. Tum-Tam. Chauffeur è voce francese che significa ‘fuochista’. Più propriamente, chauffeur era ‘colui che alimenta il fuoco‘ quindi ‘fochista d’una macchina a vapore’ quindi ‘autista’. In questo caso è un autista che carica una signorina, la porta in un posto, si appartano, poi lei scende e lo lascia solo. Un puttaniere insomma. Il testo non brilla di luce propria, ma il pezzo resta uno dei più belli di sempre. Si. Di sempre. Per la cronaca il ciccione si sposò nell’84 con una modella iraniana, costringendo le platee femminili ad inscenare addirittura cortei di protesta in tutto il mondo. E’ ancora felicemente sposato, è un sir, quello è il suo vero nome, ha tre figli, 50 anni, una buzza assolutamente fuori controllo da un decennio e nessuno capirà mai se sia una leggenda vivente o un coglione.

In quelle distese di catrame, là fuori, si muovono dei passi,

Tutti cercano un posto nuovo dove appartarsi,

Sei seduta accanto a me, così seducente,

Sto sudando, scintillanti gocce di rugiada bagnano te,

E il sole va a dormire nel suo uggioso letto,

Davanti il tuo vestito, interamente coperto di linee d’ombra,

E il motore dissonante vibra al ritmo del tuo cuore che batte,

Giù nel viottolo, vivendo per un altro giorno,

Le afidi che sciamano nella nebbia libera,

Gabbiani nuotano nel cielo,

Verso quell’offuscata isola a ovest,

La mia ambita ragazza potrebbe rapirti con uno sguardo fugace,

E il sole va a dormire nel suo uggioso letto,

Davanti il tuo vestito, interamente coperto di linee d’ombra,

E il motore dissonante vibra al ritmo del tuo cuore che batte,

Canta, Argento Blu.

E mentre guardo dove si rifugiano gli amanti,

Ti sento ridere,

Come un bicchiere in mille pezzi si spezzettano le truffe nella tua testa,

Devo evitare i tuoi occhi, quel pensiero dove si annidano menzogne radicate,

Ma la sola cosa che potrò fare sarà guardarti mentre ti allontani…

E il sole va a dormire nel suo uggioso letto,

Davanti il tuo vestito, interamente coperto di linee d’ombra,

E il motore dissonante vibra al ritmo del tuo cuore che batte,

E il sole va a dormire nel suo uggioso letto,

Davanti il tuo vestito, interamente coperto di linee d’ombra,

E il motore dissonante vibra al ritmo del tuo cuore che batte,

Canta, Argento Blu,

Canta, canta, Argento Blu.

Ancora queste mascherate, poco più che colore e forma,


Ora a chi tocca?


1 commento a “Sposerò Simon Le Bon.”

  1. THE REAL GIUSTIZIERE

    Il New Romantic, i Duran, gli Spandau ballet, i Culture club , gli ABC..c he tempi incredibili. .

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